Articolo di Pierluigi Gerbino. La
scorsa settimana si è conclusa ancora in rialzo per i mercati
azionari, consentendo di conseguire importanti obiettivi.
L’indice SP500 in particolare ha raggiunto a 1.224 punti
il bordo superiore dell’ampia area di oscillazione laterale
che contiene il suo nervosismo a partire dal 9 agosto, quando
si arrestò il violento impulso ribassista che da fine luglio,
in poche sedute, causò l’inversione al ribasso del
trend primario.
Anche l’indice tedesco e quello delle blue chip europee Eurostox50
sono tornati ai livelli massimi raggiunti dal primo rimbalzo dopo
la forte ondata ribassista a cavallo dell’inizio di agosto,
e, in qualche modo si trovano in una situazione simile a quella
dell’azionario americano.
I risultati descritti sono stati raggiunti facendo unicamente
affidamento sulle promesse delle autorità europee, che,
senza abbondare in dettagli e senza fretta, tra un rinvio dei
provvedimenti ed una promessa di intervento, hanno continuato
anche nel Week-end del G20 a rassicurare su misure durevoli e
definitive per risolvere la grave crisi sistemica che imprigiona
le banche europee e l’insolvenza greca.
Ma il rally della fiducia comincia ad avere ormai il fiato corto
e deve lottare contro ostacoli piuttosto impegnativi. Oltre l’area
compresa tra 1.250 e 1.260 punti l’indice americano fornirebbe
una indicazione di inversione rialzista del trend primario, con
prospettive di ritorno abbastanza veloce sui massimi di questa
primavera. Una prospettiva assolutamente incompatibile con uno
scenario di recessione o anche solo di stagnazione e che smentirebbe
smaccatamente tutte le indicazioni di ribasso fornite in piena
estate.
Non bastano le dichiarazioni di intenti per convincere a cambiare
così radicalmente idea.
Si spiega così il cambio di direzione odierno. Dopo una
partenza positiva sulle ali delle dichiarazioni del G20 ed un
ulteriore allungo rialzista mattutino, che ha portato il Dax tedesco
a superare i massimi dei giorni scorsi ed il nostro FIB a ritestarli
in area 16.550, è bastato che da Berlino si buttasse un
po’ d’acqua sul fuoco dell’entusiasmo, facendo
balenare qualche dubbio sulla possibilità di rapido accordo
in Europa sul fondo Salvatutto, per provocare una brusca frenata,
che, nel pomeriggio, in seguito ai dati macroeconomici USA negativi
(i primi da alcuni giorni, non eravamo più abituati), è
diventata un dietrofront con ritorno ben al di sotto dei 16.000
punti e voglia di ritornare verso i minimi di venerdì mattina.
Il nervosismo pertanto regna sovrano ed occorre molta cautela
e pazienza nell’interpretare l’ampia volatilità
in tutte le direzioni delle ultime sedute. Non si deve dimenticare
che ogni esito è ancora possibile.
Fine articolo di Pierluigi Gerbino
Magazine Attualità
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