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Insulti e sputi alla Wabara “Mi chiamavano scimmia”

Creato il 08 aprile 2011 da Basket - Di Tutto Un Po'

Grave episodio di razzismo durante Pool Comense-Bracco Geas dei playoff di A-1 femminile. Meneghin: “Solo dei mentecatti possono rovinare uno spettacolo così”

Abiola Wabara, 30 anni, ala forte della Bracco Geas. Ciamillo
Abiola Wabara, 30 anni, ala forte della Bracco Geas

Un altro, grave, episodio di razzismo nello sport. L’ennesimo. E questa volta tocca una disciplina come il basket, forse la più multietnica che ci sia nel nostro Paese. Nel mirino, tra l’altro, una donna: l’italianissima Abiola Wabara. Ieri sera al PalaSampietro di Casnate Con Bernate si giocava gara-2 dei quarti dei playoff di serie A-1 femminile:Pool Comense contro Bracco Geas. Durante la gara, vinta dalla Geas 75-65, un gruppo di 15-20 sostenitori locali, ultrà prestati dal mondo del calcio, hanno insultato ripetutamente Wabara. L’allenatore del Geas, Montini, ha richiamato l’attenzione di uno degli arbitri su quanto stava accadendo ma tutto è proseguito. Ad Abiola, 30 anni, nazionale azzurra, una laurea a Baylor, negli Usa, pittrice per hobby, sono saltati i nervi dopo quel bombardamento e alla fine del match si è avvicinata agli ultrà. Per fermarla sono dovuti intervenire il presidente Mazzoleni e la sua capitana Giulia Arturi. Nel parapiglia generale, durato alcuni minuti, Abiola è stata anche raggiunta da sputi. Figlia di una coppia nigeriana ma nata e cresciuta a Parma, Wabara ha commentato così l’episodio: “Gli insulti da parte dei tifosi fanno parte del gioco, dobbiamo fingere di non sentirli e andare avanti. Quando però mi sono sentita chiamare ‘scimmia’ e ‘negra di m…’ non ho potuto restare indifferente. Mi spiace per il tentativo di reazione ma queste cose non devono succedere, mai. A tutto c’è un limite, è davvero triste vedere uomini adulti che prendono di mira e insultano in particolare una donna, sfociando poi nel razzismo più bieco”.

fare barriera — Molto amareggiato anche il numero uno del Bracco Geas Mazzoleni: “In Italia purtroppo ci sono ancora persone con questa cultura, se di cultura si può parlare, che si infiltrano nello sport ma non fanno parte del nostro mondo. Dobbiamo lavorare tutti insieme per isolarli, per fare barriera. Una bellissima partita è stata rovinata da 15 persone su 800. Non deve più accadere. Per fortuna Abiola sta bene, ha già voltato pagina e oggi si è allenata senza più riparlarne”.

la rabbia di meneghin — Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Fip, Dino Meneghin, per esprimere “tutta la propria solidarietà all’atleta azzurra e del Bracco Sesto S. Giovanni Abiola Wabara vittima di insulti razzisti durante la partita di playoff Pool Comense-Geas giocata ieri sera”. Meneghin ha sentito telefonicamente la giocatrice e l’ha invitata a non demoralizzarsi per l’accaduto e a continuare a giocare a testa alta. “Abiola è una delle nostre migliori giocatrici – ha detto – e solo dei mentecatti possono rovinare uno spettacolo sportivo come sono i playoff. Sicuramente non fanno parte del pubblico abituale della Pool Comense e della pallacanestro in generale. Il basket è sempre stato caratterizzato dalla multirazzialità e i giocatori stranieri e di altre etnie hanno, nel tempo, permesso al nostro sport di crescere e di affermarsi. Mi auguro che sia un caso isolato ed esprimo tutta la solidarietà mia personale e di tutta la federazione ad Abiola”. Una nota paradossale: nessuna sanzione disciplinare è stata inflitta alla società di Como per quest’episodio. Segno che nulla appare nel referto.

tratto da gazzetta.it



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