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“Intanto anche dicembre è passato” – Fulvio Abbate

Creato il 06 febbraio 2014 da Temperamente

IntantoancheDifficile definirla un’autobiografia, dal momento che lo stesso Abbate nella parte finale ammette – se anche non fossero evidenti – certi interventi “romanzeschi”. Difficile definirlo romanzo, ché è netto il sostrato biografico che permea il libro. L’ultimo lavoro letterario di Abbate sfugge a una classificazione precisa e si configura come una sorta di spugna che assorbe eventi privati e pubblici, passati e presenti, per restituirli al lettore.

Intanto anche dicembre è passato è la storia di una famiglia vista e raccontata dal piccolo Fulvio, il cui sguardo limpido su quello che lo circonda garantisce l’autenticità del racconto; ma è anche un dialogo col Fulvio adulto, che in fondo ha conservato quella limpidezza infantile, assicurata dal postulato «da grande voglio fare il bambino». Difatti questo racconto è il gioco di un bambino che si diverte a combinare realtà e finzione con assoluta autenticità di sentimenti.
Siamo nella Palermo del ‘61, quando al piccolo Fulvio viene presentato con l’appellativo “zio” un imbianchino che è a tutti gli effetti il genocida Hitler, che tutti credono morto nel suo bunker nel 1945. E invece no, l’uomo è sopravvissuto ed è scappato: già altri complottisti lo credono in vita da qualche parte là in Sudamerica, e nessuno può immaginare che sia impiegato come tinteggiatore presso gli Abbate. Ma non è tutto: la casa di fronte, proprietà degli Abbate, è stata affittata nientepopodimeno che allo scomparso Ettore Majorana, che s’è volutamente eclissato, si camuffa da suora per non farsi riconoscere, ha in mente di costruire un missile a lunga gittata e intanto dà ripetizioni di aritmetica a Fulvio.
Non sono gli unici personaggi per così dire “folclorici” che ruotano attorno alla famiglia: abbiamo il trotzkista Faraci, don Rossignol che scopre un’altra vocazione – quella per il porno –, la procace Lucilla che si scoprirà legare involontariamente un po’ tutti, certi indefiniti personaggi mafiosi, ma anche il generale Charles de Gaulle, Albert Camus, e via dicendo. E poi ci sono loro, i membri della famiglia, a loro volta decisamente sui generis: da papà Totò, sempre pronto a mettere tutti d’accordo, a mamma Gemma, insegnante di francese che adorna la vita con innocue bugie; da zia Gioconda e il marito Franco, coppia modello, ai nonni che per stare insieme hanno sfidato le leggi della morale dell’epoca.

Abbate racconta così l’anno della sua maturazione, della fine e dell’inizio di qualcosa, del mitico viaggio a Parigi con tutta la famiglia. Tutto viene a incastrarsi in un carosello di immagini e parole, sorrette dalla forza della memoria e dalla vividezza dell’immaginazione. A rendere questo insieme vorticoso così piacevole è la lingua di Abbate, schietta e scorrevole, che incuriosisce quel suo «lettore meticoloso», inducendolo a scoprire i fili rossi che legano le storie, la Storia.

Angela Liuzzi

Fulvio Abbate, Intanto anche dicembre è passato, Baldini&Castoldi, 2014


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