Ha ragione da vendere Francesco Costa sul suo blog quando scrive, in un post intitolato significativamente “Il mondo è grande”:
Oggi a un certo punto mi sono incazzato. È successo quando ho girato sui social network un aggiornamento sulle rivolte in Egitto e il primo commento che ho ricevuto – su Facebook – faceva riferimento a Berlusconi, tipo che anche noi abbiamo il nostro Mubarak.
Non ce l’ho con la persona che ha scritto quel commento e non mi interessa nemmeno fare la solita tirata sul fatto che no, Berlusconi non è Mubarak. Il motivo per cui mi sono incazzato è un altro: che in otto mesi di lavoro al Post ho letto i commenti a migliaia di articoli e ho scoperto come praticamente quasi qualsiasi articolo, di qualsiasi fatto parli, suscita sempre almeno un commento che mette in relazione quel fatto a Berlusconi. Parli della crisi politica in Giappone e qualcuno sente il bisogno di mettere la cosa in relazione a Berlusconi (“almeno lì si dimettono!”). Parli dello Stato dell’Unione e qualcuno sente il bisogno di mettere la cosa in relazione a Berlusconi (“almeno loro hanno Obama!”).
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E allora ci mettiamo anche noi di buzzo buono e invece che stare inchiodati a quest’uomo vi diciamo un po’ delle cose del mondo che troviamo importanti.
Quel che sta succedendo in Egitto è noto a tutti. Articoli interessanti, come sempre in questi casi si trovano sul sito di PeaceReporter. Uno spazio molto pheego e che non conoscevo è sul sito della Stampa, si chiama “Voci Globali” ed è una specie di blog con traduzioni da siti in giro per il mondo, con video e tweet incorporati: lo trovate qui. S’è detto tweet perché Twitter e i social network hanno giocato un ruolo importante nel far sì che le comunicazioni fra un paese e l’altro, tra una manifestazione e l’altra arrivino veloci. Vodafone nei giorni scorsi ha acconsentito a “spegnere” Twitter in Egitto con queste motivazioni, facendo così riflettere sull’importanza di garantire l’accesso alla rete sempre, soprattutto nelle situazioni in cui ne va, letteralmente, della vita delle persone.
In questi giorni il Post sta peraltro meritoriamente seguendo l’evolversi della situazione egiziana con un liveblogging sul proprio sito. Per chi invece mastichi un po’ d’inglese oltre all’italiano, per tenersi aggiornati e soprattutto capire quel che sta succedendo e le sue premesse storico-politiche il sito della rivista Internazionale riunisce gli articoli più interessanti su giornali e riviste. A me ha fatto anche piacere scoprire che gli artisti egiziani non stanno a guardare.
Poi però, siccome il mondo non finisce nemmeno con l’Egitto, come aggiornamenti utili proponiamo:
- un articolo (in inglese) dove si spiega che fine stiano facendo fare alla rivoluzione iraniana e il problema di fondo che le rivolte hanno con la rete.
- un’intervista del manifesto sulla situazione dei profughi eritrei ed etiopici rapiti dai beduini nel deserto al confine col Sinai e ignorati dalla diplomazia internazionale.
- un ricordo di David Kato Kisule, ugandese ed esponente del movimento Lgbt, perseguitato e ucciso per questo motivo.
E fa sempre bene ascoltarsi la rassegna stampa di Radio3 mondo.