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Intarsio e tarsia #2

Creato il 24 marzo 2015 da Artesplorando @artesplorando

Intarsio e tarsia #2

Baccio Pontelli su disegno di Botticelli e Francesco di Giorgio Martini, le armi del duca

Abbiamo già detto dell'aspetto tecnico della tarsia (QUI). Oggi con la rubrica Decorestauro, ne vedremo la storia.
I pannelli intarsiati, realizzati grazie a una paziente e preziosa tecnica di accostamento tra lamelle di legni diversi talvolta trattati in modo da assumere varie tonalità di colore, trovano specifica applicazione in due ambiti ben distinti, uno religioso e uno laico: i cori delle abbazie, dove sono ricoperti di tarsie gli stalli e i grandi leggii, e gli studioli dei signori, dove servono sopratutto come ante per armadi e scansie, oltre che per rivestire in modo confortevole le pareti. Pur rivolgendosi a contesti così differenti, i maestri della tarsia mostrano un costante interesse nei confronti della prospettiva.
Il piú antico capolavoro della tarsia figurata italiana è un frammento del coro del Duomo di Orvieto, con l’Incoronazione della Vergine, ora all’Opera del Duomo; in questa opera, sicuramente di un maestro senese e anteriore al 1357, la tecnica della tarsia appare ancora debitrice del ricamo e dello smalto nella minuta descrizione dei particolari fisiognomici e dell’abbigliamento. Gli intarsiatori senesi furono famosissimi nel Trecento e si assunsero le imprese piú importanti di quegli anni tra cui il coro del Duomo di Fiesole (1371), quello di Santa Maria del Fiore a Firenze (1390, ambedue di Pietro di Lando), quello di Santa Croce a Firenze (1355, di Francesco da Siena) e ovviamente quello del Duomo di Siena, collaudato nel 1394 da Domenico di Nicolò dei Cori. Nulla rimane dei maestri finora citati eccetto l’ultimo, Domenico di Nicolò, cui dobbiamo il coro della cappella interna del Palazzo Pubblico senese (commesso nel 1415 e terminato nel 1428); in queste tarsie raffiguranti gli articoli del Credo, le variazioni dei colori sono assai limitate e prevale sull’effetto cromatico il ritmo lineare di un disegno di contorno molto vicino ai Lorenzetti. Simili alle tarsie di Domenico di Nicolò sono i due soli esempi conservati nel Comune di Siena del maestro Mattia di Nanni: raffigurano la personificazione della Giustizia e l’Intercessione della Vergine in favore di Siena e furono eseguite, dal 1425 al 1430, per ornare un dossale della Sala delle Balestre.

Intarsio e tarsia #2

San Cristoforo, museo dell'opera del duomo di Orvieto

La tarsia si afferma come supporto materiale più efficace per lo studio e la rappresentazione di complicati artifici prospettici: certo non casualmente, grandi studiosi della prospettiva come Paolo Uccello e Piero della Francesca hanno fornito disegni per tarsie. Con la tarsia lignea si simulano ante semiaperte, scansie su sui si trovano oggetti di differente geometrie, davanzali aperti su paesaggi naturali o meglio ancora su vedute di città ideali. Nel Quattrocento la tecnica della tarsia viene adottata quasi esclusivamente in Italia: solo nei secoli successivi, e comunque sempre molto cautamente, si diffonderà a nord delle Alpi.
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