AUCKLAND - Vitamina D, attenzione a non esagerare: integrarne troppa nella dieta quotidiana di chi non è davvero carente non offre alcun beneficio per la salute. L’allarme arriva da uno studio della Auckland University, in Nuova Zelanda, pubblicato sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology , ed è solo l’ultimo avvertimento contro l’eccesso di prescrizioni e uso di integratori multivitaminici, molto diffusi soprattutto negli Stati Uniti.
Lo studio è una meta-analisi di 40 precedenti lavori sull’argomento e conclude che mancano le prove per avvalorare l’ipotesi di sostanziali benefici della vitamina D: e questo significa che vari trial da milioni di dollari ciascuno attualmente in corso sono probabilmente inutili.
Già nel dicembre scorso, sempre The Lancet Diabetes & Endocrinology aveva dimostrato che la vitamina D (oggi molto prescritta, non solo contro l‘osteoporosi e anche nella prevenzione della malattia) è sì carente nell’organismo di individui malati e debilitati ma che questa carenza è solo una conseguenza (e non è assolutamente una causa) del loro stato di salute.
Quest’ultimo lavoro aggiunge che l‘assunzione di vitamina D non è in realtà associato a significative riduzioni di rischio di malattie come appunto infarto e ictus e quindi se anche avesse dei benefici per la salute, sono così minimi da non superare la cosiddetta soglia di futilità: in altre parole, non vale la pena assumerla. Ciò sfata definitivamente il mito che integrando la vitamina D ci si protegge da varie malattie.
Gli autori dello studio sottolineano che è tempo di smettere di finanziare ulteriori sperimentazioni su questo integratore e di prescriverlo solo a chi ne è veramente carente.