Magazine Diario personale

Integrazione

Creato il 14 dicembre 2011 da Povna @povna

Parvati viene da un paese lontano. Ha lingua e cultura molto diverse da quelle occidentali. In famiglia sono in sei, tra fratelli e sorelle: lei vuole studiare per diventare medico. Ma spesso non è facile. A scuola, viene velata. Aveva già frequentato due anni fa, fino alla seconda, in una classe con Mafalda, Patty Albione e Voglio-la-mamma; e la professoressa Harry Potter come insegnante di italiano. Rimandata a settembre in storia, disegno e matematica, aveva fatto degli esami di riparazione ad alti e bassi e – con l’eccezione, significativa, di Mafalda – per voto di consiglio le era stata negata una controversa promozione.
Non si è fatta vedere per tutto l’anno scorso: ma adesso, ha appena compiuto diciotto anni, ha chiesto un colloquio con il vicepreside. E così, rapida di classe in classe si sparge la notizia: Parvati torna a scuola. Il suo tentativo è di recuperare almeno un anno: dunque probabilmente dopo marzo farà la rinuncia agli studi e si presenterà da privatista. Per intanto, però, è chiaro che vorrebbe togliersi di casa qualche ora, e non può che frequentare la classe che le spetta, la seconda. Ed è così che, vuoi il destino, lo sceneggiatore, una riflessione accurata, il vicepreside Parvati si presenta, all’improvviso, sulla strada dei Merry Men.
Nei giorni scorsi, tutti loro professori normali del consiglio avevano preparato gli uomini del bosco al nuovo incontro. E oggi finalmente anche una raffreddatissima ‘povna ha potuto fare con lei la sua prima lezione.
Un giro veloce di gioco di ruolo, presentazioni, e filo del discorso è sempre un ottimo modo per misurare il polso al gruppo classe, e comprendere, almeno a grandi linee, di che morte si dovrà morire.
La ‘povna – sapendo che loro sono imprevedibili – non sapeva, per l’appunto che cosa aspettarsi. Se Parvati fosse caduta in mezzo all’Onda, quelli avrebbero sfoderato Martin Luther King, inaugurando un seminario sui diritti civili; se le fossero toccati (poveretta) i Bufali dell’Orda, la avrebbero accolta con uno “sporca negra, làvati”, e avrebbero rimbeccato contro gli inevitabili rimproveri: “ma no, prof., è lei che puzza, non siamo noi cattivi”. I Maculati, dal canto loro, l’avrebbero circondata di affettuose zampatine tutti i giorni, sguardi incuriositi e timidi, molto rispetto e riservatissima attenzione.
“Ciaochiseicosafaiquantiannihaiperchéseiquiquantisieteinfamiglia?!” “QuantelingueparliquandoseiarrivatainItaliachecosavuoifaredagrande?!”
“Doveèiltuopaesedioriginequantoègrandetimancacelomostriquisullacartina?!”. Un coro rumoroso ha accolto Parvati con queste e altre cento domande. E la ‘povna stava quasi per alzare la voce, e dire: “state calmi!”. Ma poi ha visto Parvati sorridere da un capo del velo all’altro, divertita da tanta socievolezza ruvida. E ha lasciato che a condurre questa scombinata – eppure aggraziata – danza fosse, ancora una volta, l’intuito situazionista dei suoi amati Merry Men.


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