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Quando si dice il tempismo. Negli ultimi cinque anni abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere e quando ti vado ad aprire un blog sull’Inter? Nel punto più basso della nostra storia recente. Altro che vacche magre, altro che recessione, qua non è rimasto niente. Solo nostalgia.
Non serviva certo lo sciagurato rigore calciato alle stelle da Pazzini per capire che tira un’ariaccia da sfiga cosmica. Come se non bastassero i limiti di un gruppo per metà spompato già alla fine del primo tempo e per metà non all’altezza, per la poca esperienza, ma anche per limiti oggettivi.
Se Ranieri si è sgolato quarantacinque minuti per fare capire ad Alvarez che doveva stare largo a sinistra e quello invece si accentrava sistematicamente, c’è poco da fare. Eppure la prima frazione aveva fatto ben sperare, nonostante l’evidente difficoltà di Alvarez, lentissimo nella corsa e nella circolazione della palla, oltre che incapace di rispettare le consegne del tecnico. L’Inter presentava la novità Faraoni sulla destra di centrocampo e il giovane nerazzurro è apparso tra i più intraprendenti, con un paio di traversoni che hanno messo in apprensione la difesa bianconera. Di tirare in porta però non se ne parla. La sterilità di Pazzini e Milito è ormai cronica: saranno le assenze di Maicon e Sneijder, per cui i rifornimenti arrivano con il contagocce, ma in avanti sono sbadigli. Macchinoso il centrocampo, nonostante Cambiasso, nella prima frazione di gioco, avesse giganteggiato e Thiago Motta si fosse reso protagonista di qualche buona giocata.
Nel secondo tempo, semplicemente, l’Inter non c’è stata, schiacciata nella propria metà campo dalla squadra di Guidolin, che quando ha pigiato sull’acceleratore ha dato l’impressione di una indiscutibile superiorità tattica e fisica. Nagatomo al posto di Alvarez e Zarate per uno stanchissimo Faraoni non hanno inciso e dopo un paio di campanelli d’allarme è arrivato il gol di Isla, al termine di un rapido capovolgimento di fronte che ha messo in luce i limiti della squadra di Ranieri. Il miracolo di Julio Cesar sul penalty di Di Natale e la successiva concessione del rigore per i nerazzurri per un attimo avevano fatto pensare ad un intervento della dea bendata. L’incredibile scivolata di Pazzini ha rimesso ogni cosa al suo posto. Non è annata, non pensiamoci più. La cartina di tornasole del momentaccio nerazzurro è nell’imbarazzante difficoltà mostrata da Zanetti per tutta la gara. Forse disorientato dagli eccessivi cambi di ruolo e spesso in ritardo sul pallone – come in occasione del rigore – è incappato in una serataccia che gli è valsa la prima espulsione in serie A. E anche questo è un segnale.
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