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Interceptor: il guerriero della strada

Creato il 24 maggio 2015 da Jeanjacques
Interceptor: il guerriero della strada
Da appassionato lettore, con un bacino d'interessi che va dal fantasy più scadente fino al poema epico, ho sempre pensato che la scuola abbia perennemente sbagliato tutto nell'approcciarsi coi suoi allievi. E non mi riferisco solo alla scuola italiana, ma al sistema d'insegnamento tutto, che per me inciampa in quello che è il pericolo maggiore di tutti: non saper far appassionare i propri studenti. Credo che uno dei motivi per cui a non molti piaccia leggere sia l'elitarismo che si è procrastinato intorno alla lettura, a come sia una cosa altolocata, di nicchia e per pochi, rendendo tutto il resto secondario o di qualità molto più bassa. Lo stesso vale a dirsi con il cinema, che per certi versi è più appetibile e immediato di un libro pieno di pagine e parole - e sia chiaro, non sminuisco nessuno dei due media, cosa ridicola dato che scrivo su un blog di cinema - ma che però a livello popolare ha saputo imporsi meglio. Al che viene spontanea la domanda: cosa sono le leggende, se non racconti popolati? Quanti nell'antichità non hanno raccontato del Pelide Achille ai loro figli per farli addormentare la notte? Tutto passa attraverso una matrice culturale-popolare che tutto inghiotte e tutto fa fluire, il che può diventare una minaccia oppure un potente aiuto. Se attraverso questi miti culturali, come è stato appunto Mad Max, riuscissimo a collegarci con le opere da cui sono indiscutibilmente derivati, i giovani non troverebbero maggior fascino nella lettura?

La Terra è sconvolta. Le risorse energetiche sono quasi del tutto esaurito dopo una terribile guerra globale, e il bene più prezioso rimasto non è l'oro quanti la benzina. E' in questo scenario che Max Rockatansky si muove, finendo coinvolto nella guerra fra due clan...

Le cose iniziano a farsi un attimino più chiare, dopo l'iniziale straniamento datomi da Interceptor. La desolazione post-atomica che ha ispirato un capolavoro come Hokuto no Ken qui la si respira in tutta la sua essenza, il budget molto più cospicuo permette al suo creatore George Miller di regalarci molte scene d'azione ottimamente girate e inizio a scoprire delle cose che prima ignoravo, ad esempio che il protagonista di questi film (ancora un giovanissimo Mel Gibson, ovviamente) porta a una gamba un esoscheletro per via del piccolo lascito regalatogli dagli assassini di sua moglie e suo figlio nel film precedente. E mi ha fatto capire che Mad Max lo si può definire appieno una leggenda, perché ne possiede tutte le caratteristiche, tutti quei particolari semplici e di pancia che si fanno assimilare con semplicità ed estremo divertimento, senza però svilire il rispetto di base che deve esserci verso ogni opera ben fatta. Perché è un ottimo film, non solo nel suo genere, ma nella concezione globale delle ottime cose, in special modo quelle che vedono le immagini in movimento per ricreare una storia. Ora che ha dei finanziamenti degni di questo nome, Miller usa tutta l'iconicità del suo personaggio, senza la "noia" di doverne narrare la genesi, per premere il pedale dell'acceleratore e immergerci in un mondo folle e visionario. La storia non si pone su particolari snodi narrativi, non ci sono intricazioni degne di nota e neppure approfondimenti psicologici particolarmente rilevanti, se non in un unico punto. Quello che Miller vuol fare è sviscerare tutto ciò che sta alla base di un mito, creare la sua leggenda personale e facendolo attraverso una matrice che più popolare di così non si può - niente cose dettagliate alla Tolkien, per dire. Abbiamo quindi il l'eroe ramingo e solitario che vaga in un mondo di cui non gli importa più nulla, una guerra per il possesso di quello che ormai è il bene più prezioso e tutti i sacrifici che uno scontro simile comporta. Da una parte c'è il bene, il bene disperato e messo alle strette, e dall'altra il male, che fino alla fine sembra avere la meglio. In mezzo a tutto questo quindi abbiamo Max, prima un individuo che agisce solo per un proprio interesse, ma che alla fine imparerà a fare la cosa giusta per il bene comune e nella maniera più tamarra possibile, resa mai troppo invadente anche per merito di un minutaggio non eccessivo (poco meno di un'ora e mezza) che aiuta anche nel bilanciamento del ritmo. Contribuiscono anche i cattivi, così cartooneschi e rozzi, da rubare la scena a quello che dovrebbero essere i buoni, divenendo in un certo modo croce e delizia del film. Perché se è vero che proprio loro hanno ispirato i vari punk che si aggirano del mondo ideato da Bronson e Tetsuo Hara, manca un certo approfondimento psicologico e delle dinamiche proprio da parte del loro leader, l'uomo mascherato, che pur riservandosi dei momenti molto cool e gagliardi ogni tanto sembra fin troppo caricaturale, ma poi basta sentire il suo monologo distruttivo per riuscire ad accantonare anche questi difetti. Perché Mad Max 2 è un film stracolmo di difetti, soppiantati però dalla genuinità di base che salvava anche il precedente capitolo, e che attingendo a piene mani da quelli che sono i topoi della mitologia classica ricrea una propria epica che esalta, emoziona e lascia la voglia che le avventure di questo stramboide proseguano ancora. Per come la vedo io, puro cinema, nella sua giusta ottica. Un cinema che se ne frega dei mezzi e dell'autorialità per coinvolgere, spettacolarizzare e ricreare eroi moderni che sono entrati ormai nell'immaginario collettivo.

Anche se con un vago ritardo, comincio a capire come mai questo personaggio ha significato così tanto per molti. E mi viene da rimpiangere di essere nato troppo tardi per goderne.Voto: ★ ½

Interceptor: il guerriero della strada
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