Intercettazioni: Napolitano solleva il conflitto con la procura di Palermo

Creato il 16 luglio 2012 da Candidonews @Candidonews

“le intercettazioni cui partecipa il presidente della Repubblica, anche se indirette, ”non possono essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte”: è quanto si legge nel decreto con cui il Capo dello Stato  ha promosso il conflitto di attribuzione, citando l’art. 90 della Costituzione e la legge 5 giugno 1989, n. 219. Nel decreto è scritto che “a norma dell’articolo 90 della Costituzione e dell’articolo 7 della legge 5 giugno 1989, n. 219 salvi i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione e secondo il regime previsto dalle norme che disciplinano il procedimento di accusa – le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorchè indirette od occasionali, sono da considerarsi assolutamente vietate e non possono quindi essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione“.

Cosi Napolitano nel documento che richiede alla Corte Costituzionale di occuparsi del conflitto di attribuzione tra Presidenza della Repubblica e Procura di Palermo. In sintesi, durante l’indagine sui rapporti tra ‘Stato e Mafia’  è stato intercettato, casualmente, anche il Capo dello Stato. La procura di Palermo ha deciso di non distruggere tali intercettazioni, Napolitano sostiene che invece andavano eliminate perche la Presidenza della Repubblica può essere intercettata solo per reati come attentato alla Costituzione o alto tradimento.

A mio avviso, da ignorante in materie giuridiche, credo che Napolitano abbia ragione e che i pm di Palermo avrebbero dovuto distruggere subito le bobine che vedevano ascoltato il Capo dello Stato.


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