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Interdipendenza Nord Sud: ancora dati sulla balla della padania che sostiene la terronia

Creato il 11 gennaio 2013 da Ilazzaro @Ilazzaro

Interdipendenza Nord Sud: ancora dati sulla balla della padania che sostiene la terronia

Dopo l'articolo pubblicato questa settimana sulla balla leghista del nord che produce e il sud che scialacqua, finalmente qualche giornalista onesto intellettualmente si è preso la briga di controllare i dati dell'interdipendenza economica tra nord e sud in questo paese, confutando la trita e ritrita propaganda leghista del sud che scialacqua quanto la cosiddetta padania produce.

L'inkiesta ripropone i dati di Carlo Trigilia e del suo volumeNon c’è nord senza sud. Perchè la crescita dell’Italia si decide nel mezzogiorno (Il Mulino).
I dati impressionano. Negli ultimi vent’anni la spesa discrezionale, per sussidi e servizi, fatta 100 la quota a disposizione di un cittadino del nord, è schizzata a 106 per ogni abitante del sud; quella in conto capitale, per gli investimenti, fatta sempre 100 la quota girata al nord, al sud è crollata a 87. In contemporanea sono cresciute le spese per i consumi delle famiglie, sorta di sostegno al reddito (con soldi pubblici) andato ad alimentare, almeno fino alla grande crisi del 2008, i consumi di beni e servizi prodotti dalle Pmi distrettuali e dai sistemi di sviluppo locale, radicati nei territori manifatturieri dove la Lega nasce e fa proseliti. Quindi più risorse per consumi e clientele, meno per strade, scuole e infrastrutture. «Un ruolo del sud piuttosto marginale dal punto di vista produttivo, ma rilevante per la domanda di beni di consumo prodotti dalle imprese del centro-nord», riassume Trigilia.

Se guardiamo ai flussi di prodotti manifatturieri scambiati per macroaree italiane (Stime Svimez-Irpet), l’interdipendenza resta forte. La quota che dal Nord Ovest viene venduta al Sud è pari al 38%, dal Nord Est è pari al 31% e dal Centro al 29 per cento. «Le imprese padane scambiano col Meridione merci per un valore complessivo di 32 miliardi annui, in un mercato dove vivono e consumano 20 milioni di persone e la domanda di beni e servizi è più forte dell’offerta», spiegano i ricercatori dello Svimez. «La dipendenza del mercato economico meridionale da quello del Centro Nord resta molto forte nella subfornitura, ben oltre la quota dei trasferimenti pubblici». Le stesse aziende settentrionali completamente tecnologizzate e globali, che possono permettersi di«saltare» il Mezzogiorno, per Bankitalia sono una minoranza: 180mila su 4,5 milioni di imprese attive. E ancora. I circa 45 miliardi di euro annualmente trasferiti dal Centro-Nord al Sud, il cosiddetto residuo fiscale cuore del risentimento padano, «hanno finanziato importazioni nette di questa area pari a 62 miliardi dall’interno e a 13 miliardi dall’estero», ha calcolato l’economista Paolo Savona in un saggio pubblicato l’anno scorso dalla rivista Formiche.«In molte regioni le esportazioni interne hanno un peso elevato: in Lombardia hanno toccato nell’ultimo decennio il 52% del Pil annuale. Ma su questi dati - continua Savona - si assiste a una vera congiura del silenzio».


Quando finalmente una stampa seria smetterà di pendere acriticamente dalle labbra dello speaker di radio padania, sarà l'alba della nascita di un paese decente.

E lo sappiano anche gli elettori della lega, la richiesta di "autonomia" è una cosa dannatamente seria. Va rivolta a gente competente al di là degli slogan e della propaganda.

 


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