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Intermezzo: Riflessioni Fotografiche e sogni di bambina [quanta strada!]
Creato il 18 gennaio 2014 da LafeniceVolevo diventare investigatrice privata, questo perché ho sempre amato ficcare il naso in ogni dove e chiedere tante volte "perché?". Saltellavo giuliva per casa, elargendo sorrisi a non finire. Non amavo i vestiti "da femmina" perché non mi facevano sentire libera di muovermi: mia mamma, invece, mi avrebbe sempre conciato come una piccola bambola di porcellana, tutta merletti e vestitini. volevo i capelli lunghi, tanti cani e sognavo di vivere in una casa piena di finestre, così da far entrare quanta più luce possibile. Avevo paura dei film dell'orrore ma rubai a mio babbo la vhs di "profondo rosso" e lo guardai di nascosto: da quel momento sento un brivido freddo lungo la schiena ogniqualvolta mi capiti di ascoltare un carillon. Giocavo ai "travestimenti" con i vestiti che mia mamma utilizzava per andare a cantare: ho imparato da piccola a portare i tacchi, esercitandomi in casa. Ballavo fino allo sfinimento ogni pomeriggio, chiusa in salotto. Quando andavo nelle "balere" con i miei e mi divertivo a ballare davanti a tutti, la gente mi diceva "diventerà una ballerina! guarda come balla bene". Amavo la lingua inglese, una passione pura e sconfinata: era la lingua dei miei gruppi preferiti, quelli che rubavo a mio fratello. Verve, Radiohead, Oasis. Era la lingua che volevo a tutti i costi imparare a parlare, perché era bella, strana. Saperla o, per lo meno, l'idea di saperla un giorno, mi faceva sentire così carica, così desiderosa! Non mi pesava studiarla, anzi, non perdevo nemmeno troppo tempo ad impararla: riuscivo a catturarla dai testi delle canzoni (che traducevo dalla tenera età di 9 anni grazie al dizionario di mio fratello.. non vi dico che traduzioni scabrose..però utili, diciamo così, un inizio almeno!), grazie ai cartoni che ci mostravano a scuola, come se in una vita passata fosse stata mia. Si trattava soltanto di riportarla fuori!
Mi piaceva tantissimo scrivere, stare da sola, pensare, creare storie. Amavo i cartoni della Disney (preferito? la bella e la bestia e cenerentola) ed ero talmente tanto attaccata ai miei genitori che pensavo sarei stata tutta la vita con loro.
La foto che ho postato è stata scattata a Kos, in Grecia. Avevo appena mangiato un sandwich ed avevo rubato la bandierina che ci stava sopra. Perché era quella degli Stati Uniti. Così mi sono messa in posa con la v di vittoria e la bandiera USA ed ho sorriso alla camera (e a mio babbo). Potete capire, in America si parla inglese quindi era la cosa più straordinaria che e "fica" che potessi mai avere, quella bandierina.
Poi passano gli anni, smetto di sognare di diventare investigatrice. E chi lo sapeva cosa volevo diventare negli anni dell'adolescenza? Insomma, a dirvi il vero non so come ho fatto ad uscirne viva.. Ero perennemente incazzata come una pantera, il sorriso davvero raro. Gli amici indispensabili, i travestimenti ormai nel dimenticatoio, Disney.. 'na cazzata. La musica più arrabbiata, la solitudine diventava il modo per riflettere sulle mie sventure. Si dai, ero una sfattona molto emo. Dormivo molto, ogni giorno, soprattutto gli ultimi tre anni di superiori avevo dei feroci mal di testa - ecco perché dormivo, per smettere di sentirli.
L'unica cosa che mi ha accompagnato in modo stabile, quasi come avesse segnato il leitmotiv dei miei giorni fino a questo momento, era l'amore per la lingua inglese e la speranza di riuscire a parlarla in modo continuativo. Credo che sia stato questo che mi ha impedito di prendere strade sbagliate in quegli anni. Ognuno ha la sua ancora. La mia era (ed è) l'America e l'inglese.
L'università mi ha fatto uscire da quello stato di perenne nervoso e insoddisfazione del tutto negativo. Lentamente l'adolescenza se ne andava e l'equilibrio arrivava. Così come il sorriso, anche se tornato in forma stabile solo da poco tempo. Ma mica perché vada tutto bene, anzi: mia nonna dice sempre "più diventi grandi più i tuoi problemi diventano grandi". é che sorridere fa bene, ecco!
Così, a distanza di 18 anni da quella foto, riesco a capire quanto era profetica.
L'America c'è stata più di una volta, e spero ci sarà ancora. Insomma, continuo a sognarla e voglio incontrarla di nuovo. Mi risveglia. Mi carica. Mi fa sentire dannatamente alta (a dispetto del mio metro e sessanta scarso.. molto scarso) e.. a casa. L'inglese è rimasto al mio fianco, a differenza di tante persone o circostanze che consideravo fondamentali ed imprescindibili (vedi mal di testa, ormai mio amico fidato. non averlo mi faceva quasi pensare che qualcosa non andasse tant'era l'abitudine).
Ci sono stati anche tantissimi ritorni molto graditi: i film Disney, ad esempio. Il sorriso, che graditissimo ritorno! Dei desaparecidos non ci lamentiamo: ho detto addio al mal di testa perenne con l'università (e la rottura con il mio "primo super mega giga grande amore"!).
Le sorprese non sono mancate: una violenta ed aggressiva - ma adorabile - compagna di vita, quella "patastronzi" della mia gatta, una casina alle porte del centro della "città", esperienze indimenticabili, amici strani ma giusti, weekend di pura follia, un numero infinito di imprecazioni, molti viaggi, e tanta, tanta consapevolezza.
Ringrazio le mie ancore per avermi tenuto sulla strada giusta, la mia, andata - senza ombra di dubbio - al di la di ogni aspettativa. Anzi: mi auguro con tutto il cuore di procedere, procedere, progredire, crescere, e percorrerla ancora a lungo.
Tra altri 18 anni, il prossimo aggiornamento. Per il momento ho voglia di dirmi: quanta strada abbiamo fatto, piccoletta!;)
Buona fortuna e buon weekend a tutti!
Vi lascio con una delle mie canzoni preferite di questi giorni.. quale senso abbiamo noi?
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