Dopo il grande successo della Musikfest, è iniziata la stagione concertistica della Internationale Bachakademie Stuttgart, che inaugura il mandato della nuova direzione artistica, dopo il passaggio ufficiale di consegne tra Helmuth Rilling e Hans-Cristoph Rademann avvenuto nel corso della serata celebrativa alla presenza del Bundespräsident Joachim Gauck, alla fine di agosto. Il cartellone di quest’ anno è come sempre strutturato secondo i principi di base che hanno da sempre caratterizzato l’ attività dell’ istituzione dondata da Rilling nel 1981, con la presenza di alcuni direttori ospiti di gran nome come Masaaki Suzuki,che tornerà sul podio dei complessi della Bachakademie dopo alcuni anni di assenza dirigendo la bachiana Matthäus-Passion e Jeffrey Tate, che proporrà un programma dedicato a Vaughan Williams, Britten e Haydn. Una novità significativa è costituita dalle tre serate della serie Sakral Modern, dedicate a musiche sacre del Novecento, in collaborazione con la Radio-sinfonieorchester Stuttgart des SWR, protagonista anche della serata inaugurale e che con questa rassegna consolida il suo stretto rapporto di collaborazione con la Bachakademie. Hans-Cristoph Rademann dirigerà gli altri appuntamenti del cartellone, basato come sempre sul grande repertorio corale sette-ottocentesco. La stagione si apre e chiude nel nome di Mendelssohn, con l’ oratorio Elias eseguito nella serata d’ apertura e la Seconda Sinfonia “Lobgesang” che concluderà la stagione.
Seguo da diversi anni le stagioni della Internationale Bachakademie, tramite le quali ho avuto la possibilità di ascoltare tutto un repertorio che, per varie ragioni, in Italia è poco praticato e che i complessi del sodalizio di Stuttgart propongono in esecuzioni che si collocano ai livelli esecutivi più alti della vita musicale tedesca. Gli oratori di Mendelssohn hanno sempre costituito una presenza regolare nelle stagioni dell’ Akademie, con numerose esecuzioni sia a Stuttgart che in tournée, documentate da riuscite registrazioni discografiche. Scegliendo l’ Elias per la serata inaugurale della sua gestione artistica, Hans-Cristoph Rademann ha confermato la sua intenzione di proseguire il lavoro iniziato e portato avanti da Helmuth Rilling in trent’ anni. Il musicista sassone si è creato una solida fama tramite il suo lavoro alla guida del RIAS Kammerchor ed è attualmente considerato dalla stampa specializzata uno dei migliori direttori di coro attivi in Germania.
I “recht dicken, schweren und vollen Chöre”, dell’ Elias, come li definisce Mendelssohn in una lettera del1837, al tempo in cui stava schizzando la concezione di base del lavoro, fanno parte da sempre del repertorio dei complessi corali tedeschi e costituiscono una magnifica occasione per valutare tutte le qualità di un ensemble vocale. Anche in questa serata alla Liederhalle, la Gächinger Kantorei ha confermato l’ altissimo livello esecutivo che la contraddistingue da anni e che ne fa uno dei complessi corali più preparati di tutta la Germania. Il coro, qui a pieno organico con circa sessanta elementi, possiede una morbidezza di impasto sonoro, una chiarezza di articolazione e una compattezza esecutiva assolutamente di elevatissima qualità. A partire dalla maledizione iniziale del profeta e dal grande affresco strumentale dell’ Ouverture, di respiro händeliano, Rademann ha impostato una lettura grandiosa, possente e incisiva nella definizione delle architetture d’ insieme e splendida nel rilievo plastico dei passi declamati corali, coadiuvato anche dalla magnifica prova della RSO des SWR, assolutamente perfetta per varietà di colori strumentali e luminosità di suono. Stupendamente riuscita in particolare tutta la sezione conclusiva della prima parte, con la sfida di Elias ai sacerdoti di Baal, il miracolo del fuoco e quello della pioggia, resa in maniera possentemente drammatica e incisiva. Bellissime anche le atmosfere delicate e le incantevoli filigrane vocali e strumentali ottenute da Rademann in pagine come l’ aria di Obadjah, il Terzetto degli Angeli e la meravigliosa pagina corale “Und nach dem Feuer kam ein stilles, sanftes Sausen” in mi maggiore, durante la scena della salita del profeta in cielo. Una grande prova, con la quale Hans-Cristoph Rademann si conferma acquisto preziosissimo per la vita musicale di Stuttgart e degno continuatore dell’ eredità artistica di Rilling.
Tra i solisti di canto, complessivamente buoni per amalgama e omogeneità di resa complessiva, mi è sembrata molto interessante la prova del contralto Wiebke Lehmkuhl, trentenne nativa di Oldenburg, dalla voce di bel timbro scuro e ricca di armonici, emessa in modo sufficientemente pulito e cantante capace di una buona incisività di fraseggio, che ha reso in maniera incisiva tutta la scena di Jezabel. Abbastanza efficace anche il soprano Letizia Scherrer, ad onta di qualche fissità nei passi di tessitura acuta. Il tenore Lothar Odinius ha cantato con sufficiente correttezza l’ aria di Obadjah. Per quanto riguarda il protagonista, Detlef Roth ha messo in mostra buone intenzioni di fraseggio e musicalità, ma è apparso abbastanza spesso poco incisivo e privo di mordente nei numerosi passi dove la parte richiederebbe autorevolezza di fraseggio e plasticità di declamazione. Migliore la resa dei brani lirici come la celebre aria N° 26 “Es ist genug”, nella quale il baritono originario della Schwarzwald è riuscito a trovare il giusto tono di commossa espressività. Successo trionfale per tutti.