“Sì, è stato piuttosto assurdo. Hai più follower dal vivo di quanti tu ne abbia mai avuti su Twitter”.
“Sì, non ho mai davvero capito Twitter”, confessai.
“Beh, leggere Twitter è un po’come fissare un formicaio”, spiegò Tobey pulendosi la bocca dal formaggio. “Solo senza la produttività”.
“E in più le formiche odiano se stesse”, aggiunse Oz.
“Internet Apocalypse” è la traduzione italiana di “Note from the Internet Apocalypse” di Wayne Gladstone primo volume di una triologia distopica, post apocalittica nata come una serie di appunti su Cracked, e poi diventato un libro intero edito da Thomas Dunne Books e giunto da noi grazie a Multiplayer.it Edizioni, una piccola casa editrice, che sta traducendo delle vere chicche. Un libro che è arrivato al momento giusto e che impone ad una riflessione profonda sul ruolo di Internet nelle nostre vite, uno sfondo davvero apocalittico, alla scomparsa di una delle invenzioni che più hanno trasformato la nostra società nell’ultimo secolo.
Il World Wide Web è scomparso. Nessuno - nemmeno il Presidente degli Stati Uniti – è in grado di trovare un segnale Wi-Fi e accedere alla Rete. La gente va nel panico, l’economia si paralizza e il mondo scivola lentamente nel caos. L’apocalisse di Internet ha avuto inizio. Per Gladstone, disilluso impiegato newyorkese, è un duro colpo: niente più Facebook, niente più Twitter, niente più Youtube, niente più pornografia online… ma la vita va avanti, e i cittadini di New York trovano presto nuovi, bizzarri metodi per passare il tempo offline e senza social network. Girano comunque voci che, da qualche parte, tra i grattacieli della Grande Mela, si nasconda Internet… ma chi l’ha rubato, e per quale motivo? Armato solo del suo borsalino, della sua fiaschetta di whiskey e della sua ironia, Gladstone si imbarca in un’esilarante odissea in compagnia dell’immaturo blogger Tobey e della sensuale webcam girl Oz, per scoprire la verità e riportare il Web alla normalità. L’improbabile trio inizia così la ricerca dell’inafferrabile segnale Wi-Fi ritrovandosi alle prese con minacce terroristiche, covi di Anonymous, esclusivi club a luci rosse, incredibili profezie e zombie in astinenza da Web. Ci vorrebbe un Messia per restituire Internet all’umanità… ma sarà Gladstone all’altezza del compito?
È da quando ho iniziato questo libro che cerco di immaginare il mio mondo senza Internet, senza la possibilità di connettermi online e non solo scrivere, leggere e informarmi ma soprattutto senza la possibilità di comunicare e allora mi sono resa conto che no, non ce la faccio a immaginare il mio quotidiano senza aprire un social, leggere un post, aggiornare il blog. È talmente radicato in noi, nel nostro quotidiano, che vederlo scomparire da un momento all’altro può davvero indurre in crisi. Per qualsiasi dubbio che possa avere la prima cosa che affermo e “cerco su Google”, l’intrattenimento è online, qualsiasi scambio, amici lontani, interazioni con autori che amiamo, qualsiasi cosa ormai passa attraverso le fibre ottiche della rete. E allora il mondo immaginato da Gladstone è davvero post-apocalittico, una catastrofe di immani proporzioni. A questo unite uno stile delirante, e sembra di vivere in una sorta di allucinazione collettiva. Perché alla negazione, a quella sensazione del “no, è impossibile” arriva, come una doccia gelata, la crisi d’astinenza. Per la generazione 2.0 che usa internet con una facilità sconvolgente, tornare agli albori è come spezzare il filo che ci tiene connessi alla realtà. Ma quella virtuale è davvero la nostra realtà o è il parallelismo di un mondo creato dall’anonimato, dal fruire di un nick che ci permette di nascondere noi stessi, chi siamo davvero? Quando cancelliamo i nostri cookies, quando la nostra presenza online diventa meno di zero cosa succede? È tutto molto squilibrato, in una lotta all’ultimo sangue per ricreare l’intrattenimento perso, con gli Zombie di internet che camminano indisturbati per la città alla ricerca di riproduzioni di video di Youtube, gag comiche a colpi di battute da 140 caratteri, cellulari pieni di foto da postare in un secondo momento su Instagram, locali di dubbio gusto che cercano di soddisfare gli appetiti sessuali degni dei migliori frequentatori di YouPorn. In tutto questo si colloca Gladstone, il cognome che usa come nickname, trentasettenne scombinato, che tiene un diario delle sue disavventure in un mondo che cerca il responsabile della scomparsa di internet. Gladstone ha un solo scopo, ritrovare il Web e inizia a girare per la città all’inseguimento di un’idea lo ossessione, mentre affoga nell’alcool e nell’autoerotismo. Gladstone ha un permesso di invalidità, è sconclusionato, senza nessun punto di riferimento, preda di intuizioni del momento che spesso non lo portano da nessuna parte, ma che lo avvicinano un po’ di più alla verità. In fuga dal governo e da sé stesso, non è solo, ma anzi è accompagnato da Oz, un’australiana ventiquattrenne che prima della scomparsa di internet si faceva pagare dagli uomini che la spiavano mentre faceva la doccia e Tobey un blogger amico di chat di Gladstone, giunto dalla California per riappropriarsi della rete. Il terzetto cercherà di affrontare con i propri miseri mezzi, l’apocalisse, in un tentativo disperato di ritrovare Internet, avanti in dietro per la città, continuamente distratti da bisogni e senza indizi concreti, con i soliti accusati che rimbalzano avanti e indietro, i terroristi, il governo, l’America delle Corporazioni, ma dove si nasconde la verità? Interessanti i tantissimi spunti alla cultura dei social, con i meme, i video virali, gli hacker dilettanti, tutto il mondo di chi su internet non solo ci vive, ma ci sopravvive e ci lavora, in un decadimento forzato, e in un baratro che sembra gettare l’umanità in un limbo di irrequietezza estrema.
L’ambientazione non poteva essere più azzeccata, New York infatti troneggia al centro dell’attenzione con i suoi locali e le sue strade numerate, in una corsa alla salvezza, perché la televisione è insoddisfacente e l’esperienza online unica. Descrizioni ridotte all’osso, ma sono più importanti le suggestioni e quell’atmosfera da trip mentale, quel senso di irrealtà e allo stesso tempo di incertezza che aleggia in tutte le pagine.
Il particolare da non dimenticare? La statua della Libertà…
Una storia molto originale, una distopia che lascia interdetti e smaniosi, a chiedersi che cosa si farebbe al posto del protagonista. Un senso di solitudine, una crisi profonda, in un ritmo incessante e un’atmosfera inimmaginabile, con la città che non si spegne mai a fare da sfondo. Allucinato, come solo le vittime di un’apocalisse possono essere.
Buona lettura guys!