Magazine Internet

Internet chiama, l’Italia risponde… male

Da Idl3

Finanziamenti svaniti o ridimensionati, provvedimenti di attuazione alle direttive europee che omettono punti fondamentali, strategie di paura, incertezza e dubbio (FUD) portate avanti con sistematicita’ contro l’internet libera, quasi monopolisti che tentano nuove strade col cloud computing e i SaaS. Cosa sta’ succedendo in Italia?

Internet chiama, l’Italia risponde… male

In questo post cerchero’ di fare alcune superficiali considerazioni sullo stato di Internet in Italia. Senza pretendere di toccare i punti importanti, sfioro solo quelli che mi hanno colpito leggendo qua e la articoli vari, argomenti che sembrano slegati, ma sono uniti da un filo comune.

Internet chiama, l’Italia risponde… maleI FONDI SVANITI, DI NUOVO – E’ ormai passato quasi un anno da quando scrissi un post sul dirottamento degli 800milioni di euro dalla banda larga ad altre voci. Fossi andato in letargo allora e mi fossi svegliato solo adesso, penserei di aver dormito solo poche ore. Credevo addirittura che questi 800 milioni avessero ormai preso il largo per sempre, e invece qualcuno ci sperava ancora. Anche perche’ i politici ci avevano assicurato che si trattava solo di un momento di riflessione.

Oggi quelli che si erano illusi credendo alle promesse politiche scoprono che gli 800 milioni sono svaniti per sempre, ridimensionati, ridotti a 100 milioni da dividere tra le Regioni. Questo atteggiamento di coinvolgere le Regioni (o meglio scaricare la patata bollente alle regioni) non e’ una novita’, quando lo Stato centrale non ha soldi o non ce li vuole mettere per far finta che risparmia e non aumenta le tasse, allora delega spese e copertura delle stesse alle regioni. In uno scarica barile dalla strategia grossolana, ma efficace.

Visto che le Regioni hanno ben altri problemi a cui pensare c’e’ da scommettere che anche questa volta gli investimenti in innovazione delle reti sara’ un’occasione perduta. Peccato.

Internet chiama, l’Italia risponde… maleDIRITTO DI ACCESSO A INTERNET – A fine novembre dello scorso anno il Parlamento europeo dava il via libera al cosiddetto Pacchetto Telecom, che tra le altre cose prevedeva che:

“in base all’accordo raggiunto con il Consiglio, qualunque provvedimento che restringa l’accesso a Internet potra’ essere imposto solo se ritenuto ‘appropriato, proporzionato e necessario nel contesto di una società democratica‘. E a condizione che, ‘nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza e del diritto alla privacy‘, sia garantita ‘una procedura preliminare equa ed imparziale, compresi il diritto della persona o delle persone interessate di essere ascoltate‘. Dev’essere inoltre garantito ‘il diritto ad un controllo giurisdizionale efficace e tempestivo‘.

Si tratta della riforma delle norme Ue in materia di telecomunicazioni, una riforma atta a rafforzare i diritti degli utenti di servizi telefonici e di internet e volta ad incoraggiare la concorrenza fra gli operatori del settore. Il Pacchetto Telecom e’ composto da tre parti:

  • Direttiva 2009/136/CE [PDF - 1.21MB], recante modifiche alla “direttiva sul servizio universale” (Direttiva 2002/22/CE), alla “direttiva sulla privacy” (Direttiva 2002/58/CE) ed al regolamento in materia di cooperazione tra le Autorita’ nazionali di regolamentazione (Regolamento (CE) 2006/2004);
  • Direttiva 2009/140/CE [PDF - 1.36MB], recante modifiche alla “direttiva quadro” (Direttiva 2002/21/CE), alla “direttiva accesso” (Direttiva 2002/19/CE) ed alla “direttiva autorizzazioni” (Direttiva 2002/20/CE);
  • Regolamento (CE) n. 1211/2009 [PDF - 910KB], che istituisce l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC) e l’Ufficio.

Tornando in Italia, il 15 Settembre alla XIV Commissione permanente per le politiche dell’Unione europea e’ stato assegnato il disegno di legge n. 2322 (“Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunita’ europee – Legge comunitaria 2010“).

Tutta questa premessa per dire che (come fa notare Guido Scorza sul suo blog) nella delega al Governo si omettono alcune parti del Pacchetto Telecom approvato dal Parlamento europeo, parti ancora presenti nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, ma che svaniscono nella delega al Governo per il recepimento delle Direttive del pacchetto Telecom. Ecco qui di seguito la parte incriminata, con la parte omessa in corsivo tra parentesi quadre:

b) rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle liberta’ fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848, nell’ambito dei procedimenti restrittivi dell’accesso alle reti di comunicazione elettronica; [il criterio di cui alla presente lettera si riferisce, in particolare, a quanto introdotto con il nuovo paragrafo 3-bis dell'articolo 1 della direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002 (direttiva quadro). In particolare esso vincola la possibilità di restringere l'accesso ad Internet alla garanzia di una «procedura preliminare» equa ed imparziale, garantendo in ogni caso il diritto ad un controllo giurisdizionale efficace e tempestivo"]

Bisogna tener d’occhio l’iter di ratifica della delibera europea da parte del nostro Governo, non solo la parte sui diritti di accesso degli utenti, ma anche quella che riguarda la concorrenza degli operatori. Ho il forte sospetto che questi punti saranno totalmente ignorati, per la gioia di Telecom.

La direttiva europea per quanto riguarda la concorrenza tra gli operatori ad esempio dice che:

“le Autorita’ nazionali di regolamentazione potranno, come rimedio di ultima istanza, obbligare gli operatori di telecomunicazioni verticalmente integrati ad implementare la ‘separazione funzionale’, che consiste nella scorporo della rete degli operatori dominanti dalle entita’ che offrono i servizi commerciali servendosi di tale infrastruttura, con l’obiettivo di commercializzare l’uso delle proprie infrastrutture di rete. Questo strumento normativo non modifica tuttavia l’assetto proprietario globale del contesto dell’accesso alla rete e dei servizi.”

e sulle reti di prossima generazione (NGN) dice:

Si incoraggiano la concorrenza e gli investimenti nelle reti di accesso di prossima generazione basate su nuove fibre ottiche e tecnologie di rete wireless.

L’Agcom ha redatto un documento intitolato “Proposta non vincolante di Linee guida per la disciplina della transizione verso le reti NGN [PDF - 286KB]” testo che gia’ girava per la rete due settimane fa. Non so se fosse gia’ il testo definitivo o solo una bozza, lo scopriremo oggi appena l’Agcom pubblichera’ le linee guida su NGN (se non l’ha gia’ fatto ieri a mia insaputa).

Ma credo rimanderanno tutto, perche’ ieri Neelie Kroes (commissario europeo per la Digital Agenda) ha pubblicato la Raccomandazione europea sulle NGA (banda larga in fibra ottica), chiarendo alcuni punti e rendendo felice l’Associazione italiana internet provider (AIIP). Come spiega l’AIIP stessa in un comunicato stampa sul suo sito:

“Il ricorso alla segmentazione geografica viene incoraggiato nei limiti prefissati dalle direttive comunitarie, cioe’ nel rispetto di appropriate e corrette analisi di mercato. Non vi e’ quindi spazio per estendere automaticamente alla regolamentazione della NGAN la segmentazione geografica che la commissione aveva introdotto al fine di giustificare interventi pubblici ‘anti digital divide’ e che il comitato NGN italiano, sembrava voler far propria, peraltro a esclusivo beneficio della strategia rimonopolizzatrice di Telecom Italia.

Infine, il bitstream orientato al costo viene reso definitivamente obbligatorio. Il retail-minus, che in Italia ha purtroppo permesso abusi reiterati da parte di Telecom Italia, viene esplicitamente relegato a modalita’ secondaria.”

Vediamo di chiarire alcuni punti che magari ad alcuni possono risultare oscuri:

  • la segmentazione geografica permette di differenziare le regole, senza appropriate e corrette analisi di mercato si corre il rischio di fare distinzioni pericolose;
  • Telecom Italia e’ intenzionata a fare i lavori sula rete per la banda larga da sola, con i soldi pubblici e tenendo la gestione, con delle regole precise si puo’ evitare che ad avvantaggiarsi sia sempre e solo Telecom;
  • Gli gli operatori acquistano l’Adsl all’ingrosso da Telecom Italia: col retail-minus i prezzi all’ingrosso sono pari alle offerte al dettagli di Telecom Italia meno una certa somma che permetta agli altri operatori di competere. Il problema e’ che in questo modo e’ Telecom a fissare i prezzi all’ingrosso, e di conseguenza i prezzi al dettaglio fatti dagli altri operatori sono ritagliati sul prezzo al dettaglio fatto da Telecom Italia; il metodo del costo (cost-plus) invece prevede che il prezzo all’ingrosso sia fissato in base al costo sopportato da Telecom per fornire il servizio, piu’ un margine che le consenta un ragionevole profitto.

Internet chiama, l’Italia risponde… malePAURA DI INTERNET APERTA? VIENI NELL’INTERNET CHIUSA – Sul suo blog Vittorio Zambardino scrive alcune considerazioni interessanti (anche se sembrano quasi teorie complottiste). In sostanza Zambardino scrive che veniamo continuamente inondati da informazioni negative, vaghe o inaccurate su internet, descritta come una rete colabrodo. Questo vero e proprio FUD e’ possibile che sia volto a far si che l’internet aperta venga percepita come pericolosa, insicura e lenta, per poi presentare agli utenti l’internet chiusa (o privata) sicura e veloce, dove sentirsi al riparo dai pericoli (gonfiati) dell’internet aperta?

Vi lascio nel dubbio, pero’ vi faccio notare come la cancellazione di alcuni diritti degli utenti, gli attacchi al gia’ flebile barlume di network neutrality e la strada gia’ avviata verso il cloud computing, rendono quella teoria molto plausibile.

Internet chiama, l’Italia risponde… maleNOSTALGIE DI MONOPOLIO – Intanto ieri Franco Bernabe’, amministratore delegato di Telecom Italia ha ribadito l’intenzione di Telecom di realizzare da sola la NGN:

“La risposta l’abbiamo già data, che altri operatori lo vogliano fare e’ molto bello, abbiamo gia’ detto che la collaborazione e’ necessaria. Però non abbiamo intenzione di delegare ad altri la realizzazione dell’infrastruttura del paese. Quella e’ la nostra missione”

Ieri, durante la stessa conferenza stampa, Bernabe’ ha anche annunciato il lancio di “Nuvola Italiana“, che sancisce l’ingresso di Telecom nei servizi di cloud computing, Bernabe’ ha spiegato la novita’ in questo modo:

“Telecom Italia non puo’ vivere di connettivita’. I nostri programmi di potenziamento della banda larga e ultra larga sono un impegno fortissimo che abbiamo verso noi stessi, verso i nostri clienti e il Paese. Pero’, si tratta solo di un prerequisito. Nel medio-lungo periodo non possiamo fare i trasportatori di bit ma dobbiamo diventare fornitori di servizi. Dobbiamo erogare dei servizi supportati dalla banda larga. Ecco, questo significa cambiare pelle: invece che vendere connettivita’, vendere servizi ai clienti e alle imprese”

Internet chiama, l’Italia risponde… male

Ecco chi decide il futuro di internet in Italia: politici che omettono (spero per distrazione, ma ho i miei dubbi) e che hanno interessi a favorire la televisione rispetto ad altri media (tra cui internet), media che fanno FUD (anche per paura di essere soppiantati da internet) e ex monopolisti nostalgici (con ancora troppo potere sulla rete rispetto ai concorrenti) che non vogliono concorrenza e stanno spianando la strada verso una internet proprietaria, la loro. Bisogna pero’ chiedersi quali sia il nostro ruolo in tutto questo, siamo elettori, siamo spettatori e lettori e siamo utenti. Possibile che non facciamo mai nulla? Non sarebbe magari il caso di smetterla di stare con le braccia conserte ad aspettare e invece darci una mossa?

Fonti e Approfondimenti:


[^] torna su | post<li> | Internet chiama, l’Italia risponde… male


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :