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Internet sì, ma rispettiamo la privacy e non facciamo mobbing

Da Dallomoantonella

 Internet sì, ma rispettiamo la privacy e non facciamo mobbing

Orami se ne parla sui media  come di un argomento qualunque, così come si può parlare di economia, di politica o di costume: mi sto  riferendo appunto all’uso quotidiano della rete e a quanto essa ormai abbia appunto modificato la nostra vita ed il nostro comune comunicare.

Nell’articolo appena di poco precedente a questo  mi soffermavo sull’elogio di internet, dei siti che si occupano dei bloggers e sullo stesso social network più popolare in  Italia, Facebook; confermo in tutto quell’entusiasmo e quell’urlo spontaneo di gratitudine e se si vuole di liberazione  che muoveva e muove quel mio sentimento che so essere comune a molti, ma oggi vorei correggere il tiro, allungare lo sguardo e approfondire un  aspetto delicatissimo  che non può essere assolutamente ignorato, ossia il rispetto della privacy propria e altrui nell’uso  di questo strumento.

Proprio  ieri su   Rai tre un   programma semisatirico  di attualità (di cui purtroppo non ricordo il nome)   parlava delle degenerazioni che accadono e che purtroppo  accadranno nell’ambito  della rete; vedasi internet-dipendenti, internet -delusi  o internet -maleintenzionati che usano  i canali del web  solo per perseguire male intenzioni, solo per perseguitare il prossimo, solo per depredare persone per lo più ingenue e sprovvedute;  vedasi anche chi troppo superficialmente mette in rete da sè dati assolutamente personali come la propria identità completa di ogni dettaglio o completa di immagini e foto che vanno a toccare la sfera privata  per non dire privatissima,  non solo propria  ma anche quella altrui.

Ebbene,  inutile ribadire, ricordare e risottolineare che è bello stare qui, su questa finestra aperta sul mondo, a patto che se ne apprendano i rudimenti e le strategie di utilizzo e di sviluppo  benefico;  nella rete ci sono gli sciacalli,  i nostri nemici che dalla vita reale  si trasferiscono insieme a noi nella vita virtuale che però è pur sempre una parte della nostra vita reale;  non forniamo a questi parassiti dell’umanità  nessuna occasione di fare bottino  delle nostre risorse, appena ci accorgiamo  di qualcosa che non va, segnaliamone subito l’abuso, ogni pagina  di internet  prevede e pianifica questa evenienza;  per esempio ho sentito, ma non mi sono imbattuta per ora personalmente,  di gruppi  su Facebook che incitano al razzismo (così come quelli che incitavano all’odio verso Pinco come verso Palla…);  si sta addirittura già parlando di mobbing via rete, e può accadere con estrema facilità,  basta che  uno di noi adesso si mettesse  a parlare male di qualcuno mettendolo sulla bocca di tutti…Bisogna distinguere  l’evidenza di un sito o di un linguaggio  palesemente  non adeguato all’etica di un certo necessario comportamento, dal prendere di mira una persona per motivi assolutamente discutibili   che  nella rete si  potrebbero amplificare  all’inverosimile.

Tutto questo è molto molto importante tenerlo presente; tutto può essere a mio avviso detto ed argomentato a patto che lo si faccia nel rispetto  almeno della privacy degli altri, di chi non vuole essere identificato, di chi vuole rimanere il padrone assoluto del proprio privato; in quanto alla tutela della propria di privacy, ovviamente ci dobbiamo pensare da noi, con il cominciare a decidere cosa si vuole mettere in pubblico  in chiave identificativa e cosa vogliamo che rimanga invece non identificativo.

Dobbiamo sempre pensare, quando siamo in rete, che ogni nostra parola finisce sotto gli occhi di tutti; una piccola parola potrebbe essere di troppo, e a volte succede a tutti noi di renderci conto che forse quel dato messaggio sarebbe dovuto essere stato riportato con un altro tono o in un altro contesto;  spesso è soprattutto  questione della scelta del contesto giusto, ossia ci sono messaggi che posso riportare a tutti ed altri che devo ovviamente  riferire solo all’interessato…

Io stessa mi sono resa conto di questo,  io stessa una volta ho riportato in pubblico un piccola  battuta  che avrei dovuto riferire in un contesto  singolare, ma come si suol dire, sbagliando s’ impara; l’importante è fare auting  e non commettere più lo stesso errore,  che quando è piccolo è rimediabilissimo e non fa danni,  ma quando dovesse essere grande,  diventerebbe  assai più problematico da riparare.

Infine, se vogliamo essere scrittori,  dobbiamo avere il culto della parola; per me un articolo non è mai finito abbastanza, ogni volta che lo rileggo trovo sempre  parole da cambiare o da aggiungere; nella rete ci sono così i miei piccoli post che  vengono  riportati in un certo modo ma che se fossero letti nella fonte originale sarebbero diversi, seppur leggermente modificati. Ma forse questa è più che altro  una mia piccola paranoia.

Una volta considerato tutti questi vari angoli della questione, si è già pianificato qualcosa di sostanziale; siamo in una bella piazza aperta piena di luce e di ossigeno, con tante finestre aperte sul mondo,  dunque non permettiamo che si riempia di smog e che l’aria diventi irrespirabile…


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