Michele Di Salvo e Giovanni Scrofani sono stati i protagonisti di uno degli eventi più seguiti e con maggiore coda lunga di tutto il Social Media Week di Torino a Settembre del 2012.
La loro conversazione, una sorta di lectio magistralis a due voci sul tema del Lato Oscuro della Rete, si è dipanata per sollevare la questione delle questioni, che cosa non vediamo dell’attività di comunicazione digitale ? La risposta è che oggi Internet è un oceano profondo di cui noi vediamo dalla terra ferma se non la parte visibile, la sua superficie, e siamo al corrente di pochi fenomeni fisico-chimici che si manifestano in modo drammatico, come il mare di spazzatura, il “Great Pacific Garbage Patch“, gli tsunami o le scosse telluriche.
Esattamente come per le informazioni dell’uomo comune in tema di oceanografia o della comunità scientifica come percentuale di conoscenza ed esplorazione, nessuno, su un sistema complesso come l’Oceano e un epifenomeno come Internet, può dire di avere scoperto le leggi che li governa, non avendo nessuna mappa in grado di fotografare l’esistente.
Basti pensare che il Cloud, che oggi è un oceano sterminato multidimensionato, basato su spazi, sistemi e applicazioni, frammentate in miliardi di utenti e device, la cui mappa è al tempo stesso sovrapposta e condivisa tra l’attività marginale degli utenti, quella strategica delle Organizzazioni Nazionali e dell’Economia e Finanza, quella dell’hacktivismo clandestino e infine quello della criminalità organizzata.
Per la sua natura tecnologica nessuno cybergeografo è in grado di comporre un mappa esaustiva di Internet, tanto che possiamo affermare di conoscere meglio lo Spazio profondo astrofisico che non il grafo integrale delle connessioni o l’entità di tutti i Big Data del pianeta.
L’attività e la natura comportamentale di Internet in un suo quadro complessivo è ignota, la misurazione è scarsa e non esiste una mappa complessiva.
Molti algoritmi si basano su calcoli statistici che sfuggono a chi li governa e creano eventi sismici nei gangli vitali del controllo finanziario e politico, ne è un esempio classico il crollo a Wall Street del 6 Maggio 2010 e tutta la crisi economica che ne derivò e che stiamo tuttora subendo.
La velocità dell’economia, della tecnologia, delle informazioni che riducono sempre di più i tempi di risposta naturale, intelligente, analitica sono il vero problema del postmoderno, che si scontra tra processi avviati su macchine digitali stupide ma velocissime e natura umana fatta di carbonio e tempo/spazio concreto.
Quindi la politica che insegue la liquidità immateriale se non è un disvalore è sicuramente un errore.
Molte di questi concetti sono argomenti della documentazione video dello streaming dell’evento di Torino.
L’altra tematica, più politica e antropologica, lagata al concetto di comunicazione tossica, l’abbiamo sviluppata in questa intervista che io e Alessandro Romeo abbiamo raccolto con Michele Di Salvo al temine del panel.
Questa è la prima parte
Questo è il finale