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Interno romano: lo spazio, la luce e il design che ascolta la storia

Creato il 07 agosto 2015 da Alessandrapepe @AlessandraPepe

Bella, nonostante stia vivendo un periodo difficile rimane sempre la più bella! Roma, affascinante e intrigante, non c’è un angolo che non inviti a scoprire, ad ascoltare e così, girando in San Giovanni in Laterano a pochi passi dal Colosseo capita di essere incuriositi da un uomo e dalla sua macchina fotografica in azione mentre immortala, in numerosi scatti e da diverse angolazioni, la facciata di uno dei tanti palazzi d’epoca che si affacciano imponenti sulle strade della città. Dall’apparenza anonima lei, all’apparenza un turista lui; sento però che c’è qualcosa di più. E col mio fare tra il giornalista, il blogger e lo stalker mi avvicino, chiedo…e che il racconto abbia inizio!

Roma-colosseo

Roma-via-san-giovanni-in-laterano

Antonio Dispinzieri, inizia la storia partendo dalle origini modeste della sua famiglia, “si viveva in cinque in poco più di 50 metri quadrati“, da sempre appassionato di cinematografia inizia da giovane a frequentare i set dove incontra importanti direttori della fotografia, osserva le luci, gli spazi e le scenografie. Sarà per questo che nel ’91 decide di iscriversi a un corso parauniversitario di arredamento e interior design, e la passione cresce fino ad esplodere. “Non uso autocad, preferisco la matita, nella mia testa è sempre tutto molto chiaro, nitido come per un pittore che dipinge sulla sua tela”. 

Antonio-Dispinzieri

Antonio sembra avere l’arte tra le mani, finito il corso di studi, non sapeva da che parte iniziare; “andare a cercare lavoro bussando alle porte di studi di architettura non era proprio nelle mie corde“. Si fa quindi largo uno spirito intraprendente davvero degno di nota. “Con mia moglie invece di comprare una casa per vivere abbiamo scelto uno spazio dove poter fare il mio lavoro“. Girando per agenzie immobiliari la scelta cade su quello che sembrava essere un vecchio magazzino. Back to basic, e quei 50 metri quadrati dei luoghi d’origine ritornano questa volta distribuiti su due livelli. “Era tutto intonacato di bianco e zeppo di assi e tavole“. Proprio li una volta entrati dal portone principale, superato il cortile ci avviciniamo ad un piccolo ingresso.

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Quasi da non credere a ciò che gli occhi vedono. Un interno racchiuso da mura antiche risalenti al 300 Avanti Cristo. Una volta rimosso l’intonaco bianco eccone un altro in tutto il suo fiero stile imperiale, una volta rimosse tutte quelle assi, l’ingresso in scena di questo antico muro romano. Poche le ore trascorse dalla scoperta all’arrivo della Soprintendenza delle Belle Arti che, indovinate un po’, qui si blocca tutto! Antonio gioca la carta della sua determinazione, fa lavorare la testa, pensa, ripensa, studia, chiama un architetto e insieme progettano, Trovata la soluzione la propone a quella schiera di archeologi e restauratori messi in campo per l’occasione dalle istituzioni. Tanto rispettosa per la storia antica quanto bella e funzionale per l’esigenze della modernità, non solo riceve il nulla osta per procedere con i lavoro, addirittura vincolano ai Beni Architettonici l’intero edificio.

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Ma vediamo allora come in certi casi i complementi d’arredo di design possano in qualche modo parlare con la storia in un dialogo intimo facendosi quasi da parte. Antonio va per rigattieri alla ricerca di oggetti anonimi ai quali regalare nuova vita, ogni tanto entra in qualche store e acquista per questo gioiello, applique, lampade da terra, un trittico di tavolini bassi in ottone e vetro, piccoli articoli per la casa, non importa la griffe, cosa contano i grandi maestri di fronte a tanta storia? Pensa a tutto. Al primo livello, ingresso, soggiorno e cucina accomunati da un pavimento in travertino grezzo color noce chiaro molto rovinato senza lucidatura. ”La cucina non la compro, preferisco scegliere e assemblare a seconda del gusto e dell’impatto che mi da, disegno il piano, mi cerco il marmo e il piano cottura me lo faccio io”. Il tavolo è di inizio secolo apribile in legno e si accompagna a due sedie in ferro battuto e paglia. Il divano l’ha costruito lui perchè non ne trovava uno con le giuste misure e la giusta sagoma. Un mobile Decò verniciato con bomboletta spray argento e una panca napoletana di fine secolo completano l’ambientePer lui eleganza vuol dire pulizia che raccolga l’armonia dei colori di pavimenti, stoffe, oggetti, infissi, fino anche alle placchette per gli interruttori.

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Al secondo livello la zona notte, un letto adagiato su un pavimento rosso persia con piastrelle 60X60 posate a scacchiera che sconfinano raggiungendo il bagno. Dove dalla doccia a muro e attraverso la trasparenza del cristallo temperato di una parete apribile è possibile ammirare le mura antiche.

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Antonio Dispinzieri fonde tra loro oggetti di diverse provenienze e di diverse epoche, vuole quasi che si diano fastidio tra loro, “le cose che si fondono per me prendono nuova vita, quando le guardo mi sembra che vogliano comunicare”. Chiedo come si definisce oggi: “progetto interni, non disegno, smonto, spacco e ricostruisco, cerco il dialogo con quello che già esiste, non posso ignorare questo aspetto“. E io ti dico grazie per il rispetto e per questa esperirenza che hai voluto regalarmi in assoluta ed esclusiva anteprima, e con la quale saluto i lettori di Funk Design augurando a tutti una splendida vacanza. Credo di meritarmela anche io, ci rivediamo quindi l’ultima settimana di agosto. Buone vacanzeeeeeee!!!!!!

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