siamo nella Polonia anni ’50: in pieno stalinismo, in piena guerra fredda, in piena agonia.
I. Via Crucis (dis-umanizzazione)
il calvario che deve sostenere la giovane e vitale Tonia, adescata subdolamente e fatta ubriacare a tradimento, è insostenibile agli occhi dell’osservatore: il silenzio ostinato con cui le autorità (rappresentanti del popolo, va ricordato) rispondono al fiume in piena che la donna riversa loro negli estenuanti interrogatori ufficiali, rappresenta forse la peggior vessazione che quest’ultima è costretta a subire. ma non l’unica. il regime comunista- perfettamente allineato al modus operandi stalinista- non si fa mancare niente: torture apparentemente poco eclatanti ma capaci comunque di minare anche il più solido equilibrio e auto-controllo; false testimonianze in grado di creare rancori e divisioni tra le prigioniere stesse; per non parlare dell’assurdo zelo burocratico con cui viene affrontata la questione dai due militari al comando, uno dei quali capace addirittura di mettere su un crudelissimo e sadico teatrino del grottesco, pur di estorcere quella confessione dorata dalle labbra di Tonia.
II. il carnevale è finito
sembra un calvario che non finisce mai. nemmeno quando la donna, sfinita, avvilita e sfiduciata, tenta il suicidio (in una maniera poveramente atroce). non si finisce nemmeno così: ti tengono in vita, affinché tu possa ancora subire: sembra questo il messaggio. le persone si rendono capaci delle più orribili meschinità quando credono di averne il diritto. c’è solo un’autorità che mostra un briciolo- se non di umanità- di benevolenza, nei suoi confronti; benevolenza, o più verosimilmente pietà, scambiata alla fine per amore: ma come può esistere l’amore fra aguzzino e prigioniera? il frutto di una tale unione non potrò che essere viziato ab origine: porterà inscritto sulla propria pelle il terribile calvario della madre, nonché l’ipocrisia mascherata da civiltà (e creanza) e il moralismo ridicolo che fanno capolino da sotto la divisa del padre. l’unica domanda che balena per la testa a fine visione è: perché? un ‘perché’ indefinito, in quanto non potrebbe non esserlo: un ‘perché’ che abbraccia tutte le esperienze di repressione e autoritarismo e, alla fine, si declina nel dettaglio: perché tutto questo è stato permesso?
- a latere:
l’opera ha avuto la fortuna di nascere nell’effervescente periodo degli accordi di Danzica (1980), quando si assisteva a una graduale liberalizzazione (per dirne una: è quando viene fondato Solidarnosc), ma finisce ingabbiato nelle maglie della censura con la proclamazione, di lì a poco, della legge marziale. il regista, furbo e testardo, riesce però nel tentativo di riversare la pellicola su nastro magnetico e a farla circolare in vhs clandestini, fino al 1989 e al crollo del regime sovietico e, alla definitiva, uscita nelle sale.
titolo originale: Przesluchanieun film di Ryszard Bugajski1982