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Interstellar

Creato il 23 novembre 2014 da Paopru
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Hans Zimmer fa il miracolo ancora una volta componendo una soundtrack spettacolare per un film altrettanto magnifico. Se avete visto il film almeno una volta, non potrete restare del tutto indifferenti alle note di No Time for Caution, riascoltabile qui. L’ultimo film di Nolan segna l’ennesima collaborazione col compositore tedesco, dopo la trilogia di Batman, Inception e The Prestige. Un sodalizio che produce sempre pellicole di altissima qualità, amplificandone il potere di conquista del gradimento del pubblico. Interstellar è un film a tratti lento, a tratti veloce, a tratti action, a tratti riflessivo. Ma non perde mai il filo conduttore della vicenda, riavvitandosi sul finale in una storia quasi ciclica ma non del tutto perfetta. La quadratura del cerchio ha preteso qualche forzatura nella trama, che un buon supporto della CGI ha reso più che accettabile. Le fisica quantistica e i problemi sulla relatività generale rappresentano l’impianto base di tutta la storia, un campo in cui è difficile destreggiarsi da profani benchè il film si sforzi in tutti i modi possibili di indorare la pillola.

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Si comincia con le problematiche relative alla conformazione sferica di un Whormehole, il quale è solitamente rappresentato come un buco piatto nello spazio, rappresentazione schematica in due dimensioni di oggetto che nella realtà teorica è tridimensionale. Si prosegue con i paradossi temporali legati alla forza gravitazionale di un buco nero immaginario chiamato Gargantua, il quale introduce nel film il ben noto Paradosso dei Gemelli. Ed infine si giunge al più topico degli enigmi: la caduta nel buco nero e le relative conseguenze quantistiche. Dal punto di vista dell’attendibilità fisica, confido che l’apporto del fisico teorico Kip Thorne abbia dato a Nolan gli strumenti narrativi necessari per restare il più aderente possibile alla realtà, dal punto di vista attoriale un elogio va fatto nuovamente a Matthew McConaughy per l’encomiabile performance da cowboy spaziale che mai piscia, mai caga, mai mangia e raramente sonnecchia. Un terminator dello spazio insomma, perfetto nei panni di quello a cui hanno appioppato l’onere di salvare nientepopodimeno che tutta la specie umana. Una missione di recupero in verità, poichè il suo compito sarà quello di recuperare una delle squadre Lazarus, precedentemente inviate dalla NASA per esplorare lo spazio oltre la nostra galassia alla ricerca di nuovi mondi abitabili dai futuri coloni umani, minacciati sulla terra da una piaga batteriologica che non solo sta uccidendo tutte le piante di cereali, ma convertendo in azoto l’ossigeno dell’atmosfera.

Trama quindi incasinata, per un risultato probabilmente a rischio premio oscar, quantomeno per la sceneggiatura originale. Lo hanno dato a Cuaron l’anno scorso per Gravity, lo ridaranno a Nolan quest’anno. Sprecatissima la presenza nel film di Anne Hathaway, oscurata dall’ombra di  McConaughy per tutto il film, nonchè quelle di Matt Damon e Casey Aflleck, nomi eccellenti per particine adatte più a degli esordienti.


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