Chi è Jimbo Jeet? Risponde Alex. Chi è Alex? Risponde Jimbo Jeet.
Se dovessero descriversi, cosa direbbero l’uno dell’altro?
«Si può fare!» E con questa citazione direi che Jimbo, appartenente alla specie antropomorfa Castor Sapiens, è il mio piccolo Frankenstein Junior. Diversamente il castoro risponderebbe che io sono la simpatica sagoma che lo disegna, soltanto perché è troppo orgoglioso per ammettere che l’ho creato io!
Senti questo personaggio come un tuo figlio o un tuo fratello o è più un’altra parte di te?
Una parte di me, direi, quella parte infantile, spontanea e anche un po’ sfrontata che molti adulti a un certo punto hanno deciso di sacrificare all’altare di non si sa bene che cosa. Al contrario, io l’ho coltivata amorevolmente, e poi promossa attraverso il fumetto. E, per senso di onestà, dobbiamo sempre ricordarci che il primo ad averlo fatto di tutti noi, in maniera geniale, è stato Walt Disney.
Da cosa e come nasce Jimbo?
Da una tremenda, e vagamente un po’ alcolica, pizza con amici in cui una delle commensali, tanto eravamo stretti, tormentava con continue gomitate sul costato un povero culturista al tavolo vicino, che il sottoscritto e un altro scriteriato avevamo soprannominato Jimbo. E, alcuni anni dopo, da un pupazzo regalatomi dall’allora fidanzata, ora moglie, che avevo erroneamente presso per un castoro. Ma era una marmotta!
Quando scrivi e crei storie, quanto c’è di autobiografico in ciò a cui dai forma?
Temo ci sia molto più di quanto vorrei, dalla letteratura, al cinema alla musica, per tacere di una certa verve tra il surreale e il demenziale che ho trasposto in lui. Anche da un punto visivo, Jimbo da una parte non è alto nemmeno un metro, possiede forme tondeggianti e un’espressione simpatica. Ma ha anche un bel caratterino, fa un po’ quel che gli pare e non si ferma davanti a niente. E, se si arrabbiasse, ha anche due begli incisivi!
Da giornalista a fumettista: com’è avvenuta questa trasformazione?
Sono due percorsi che ho coltivato parallelamente negli anni, e che tutto sommato non configgono tra loro. In realtà, per quanto riguarda il disegno, ero partito dalla pittura, con due personali, nel 2001 e nel 2002, e un più che discreto numero di collettive, una delle quali persino all’Arengario, prima dell’attuale ristrutturazione. Ma il fumetto, con il suo duplice linguaggio, è molto più interessante di quella che ormai, purtroppo, è quasi completamente diventata arte decorativa da salotto.
Ti occupi anche di cartoon. Ma tra Disney e Pixar cosa preferisci?
La Disney è la storia del cartone animato mondiale, mentre la Pixar rappresenta l’innovazione, e in pochissimi anni è riuscita a realizzare autentici capolavori. Oltre a loro però non dimentichiamoci però lo studio Ghibly di Hayao Miazaki. Posso scegliere di non scegliere?
Ok, te lo concedo, sarebbe difficile scegliere anche per me! Mi hai mostrato dei cortometraggi e delle pubblicità realizzate per Coop Lombardia, destinate a bambini e adulti, sull’educazione ambientale.
Sì, ho molto a cuore la difesa dell’ambiente. E mi piacerebbe moltissimo riuscire a utilizzare Jimbo per una campagna ad hoc; in fondo, dovremmo ricordarci che il castoro, insieme a molte altre specie, è stato sterminato proprio per una dannosa ed errata idea di ecosistema.
Quest’inverno al Teatro Litta alcune tue illustrazioni sono diventate uno spettacolo teatrale. Com’è nata quest’idea? E si è sviluppata prima la storia o prima i disegni, e l’attore ha avuto un ruolo nella costruzione dell’una o degli altri?
Nel 2007 lessi il testo di Gebrek, scritto da Claudio Elli, che allora era stato presentato come una lettura scenica, e nonostante lo stile un po’ cattivo, dalle parti di Arancia Meccanica, mi piacque molto. Da lì realizzai alcuni disegni in stile realistico, in bianco e nero, che nel tempo divennero l’omonimo fumetto che abbiamo presentato in occasione dello spettacolo. Quanto al resto, capire chi ha ispirato chi, tra Claudio, me e l’interprete, Riccardo Magherini, almeno per me, è un bel rebus!
Quali sono i prossimi progetti?
Per “Nuvole & Strisce”, la nostra cooperativa di fumetto e animazione, costituita con altri professionisti tra i quali uno sceneggiatore, in incognito per scelta, il doppiatore Pietro Ubaldi e il musicista Simone Rozza, sto disegnando in parallelo un’altra storia del castoro, impegnato anche stavolta in uno dei suoi viaggi nel tempo, e una legata sempre al mondo di Jimbo ma con un altro protagonista. Poi si spera parta un altro progetto di animazione, ma con personaggi non miei, e un’altra storia a fumetti, tuttavia disegnata in modo realistico, e che tratta una tematica piuttosto forte, ma di cui preferisco non parlare ancora.