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Intervista a antonella cavallo

Creato il 16 dicembre 2013 da Linda Bertasi @lindabertasi

INTERVISTA A ANTONELLA CAVALLOCiao Antonella, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Linda, grazie!
Qualcosa a proposito di me… Vivo a Milano in una tipica casa di ringhiera lungo le sponde del Naviglio grande, ho una gatta maine coon tutta matta che mi fa sorridere ogni volta che torno a casa, è la mia musa ispiratrice e quando scrivo a tarda sera si posiziona sulla tastiera in cerca di coccole. Adoro viaggiare, ho un amore sviscerato per l'estremo oriente in particolare India e Indonesia, mi piace stare a contatto con la gente e chiacchiero di gusto, ma sto anche volentieri davanti al camino con una lettura che mi appassiona.
Collabori nell’azienda di famiglia, per la progettazione e la fabbrica di apparecchiature per la ricerca scientifica, e parli sette lingue. Qual è stato l’input che ti ha spronato a prendere in mano la penna?
La necessità di tacitare il mio 'mal de vivre', la sensazione di mancanza e di eterno languore che opprimevano le mie notti, anche perché di giorno lavorando il tempo passa… Sapevo di aver bisogno di scrivere, ma non cosa, così ho iniziato a raccogliere memorie del mio vissuto, racconti ironici sui miei fidanzati, su quanto accadeva durante le mie giornate, fino a quando dopo molti anni ho scritto la bozza di un romanzo.
Sei un’appassionata di sentimenti e mistero e ‘custodisci un logoro quaderno nero di ricette deliziose’. Questa definizione mi incuriosisce, approfondiamola.
Prediligo la scrittura intimista, che ha spesso origine da emozioni intense di gioia o dolore e il giallo perché le passioni a volte sono incontrollabili e conducono lungo percorsi intricati a volte senza ritorno.
Ho avuto la fortuna di avere una nonna friulana primogenita con otto fratelli e sorelle al seguito. Era una donna di una simpatia travolgente, ma con la maschera severa. Durante l'anno indossava le sembianze da tata educatrice e custode di cinque nipoti, ma durante tutto il periodo dell'estate in trasferta in campagna, ci leggeva le carte, anche quelle da scala quaranta, e ci raccontava storie del suo passato: le chiacchiere da ragazzini alla luce di una candela nei fienili di montagna, le fughe notturne per andare al ballo di nascosto dai genitori, l'innamorato militare ufficiale graduato che allungava le mani e prendeva schiaffi… Parliamo dei primi decenni del 1900 dove ogni azione era velata di mistero. Il quaderno nero, quello contiene ricette scritte con pennino e inchiostro di china e i fogli logori che vanno sfogliati con la stessa delicatezza di una carezza leggera.

Attualmente scrivi articoli per ‘Il corriere di Catania’. Di cosa ti occupi nello specifico?
Ogni tanto mi capita di scrivere qualcosa che mi sta particolarmente a cuore, lo invio alla mia 'editora' come la chiamo io, e il più delle volte il mio pensiero si trasforma in articolo che viene pubblicato sul corriere di Catania.
Nel 1995, dopo la frequentazione di corsi di approfondimento culturale e linguistico pubblichi i testi“Sistemi di calendario Balinese: Pakukon (Tika) Saka” e “Gioielli ornamentali”. Di cosa si tratta?
Nel '95 ho frequentato un corso di lingua e cultura indonesiana, un percorso che è durato cinque anni, un'avventura indimenticabile. Alla fine del corso del primo anno ho vinto una borsa di studio in memoria dello scrittore giornalista Mario Ghiringhelli, consisteva in un volo per Bali. In cambio avrei dovuto scrivere una relazione su un argomento inerente al viaggio. Nell'isola di Bali c'è l'uso di due sistemi di calendario, uno è come il nostro e viene utilizzato per il mondo commerciale, l'altro è un sistema complicato che si basa sulle fasi lunari, un mondo affascinate che ingloba tradizione, le molte cerimonie dalla limatura dei denti al matrimonio, la nascita coi primi mesi senza che il bimbo tocchi terra coi piedi e riti dal sapore animista. "Gioielli ornamentali", è uno piccolo saggio, uno studio sui gioielli di alcune tribù, ci sono molte foto e informazioni raccolte in giro per mostre musei e libri d'arte.
Dal 2006 al 2013 scrivi parecchi racconti che vengono inseriti in altrettante antologie ed è sempre del 2006 il riconoscimento che ottieni per il racconto “Una sirena a Porta Cica,” inserito nella serie Giallomilanese. Cosa ricordi di questa esperienza?
Ricordo la mia grande gioia, era il secondo anno che partecipavo a questo concorso ad eliminazione col sistema della 'Yellow league'. Funziona così: si presentano i racconti, ne vengono scelti alcuni e da lì parte la sfida ad eliminazione per giungere alla proclamazione del vincitore. La cosa divertente è che si svolge in un ristorante dove ogni settimana gli autori in sfida leggono il proprio racconto che poi viene votato dal pubblico per passare il turno. Alla fine quelli prescelti verranno comunque tutti pubblicati. Il mio racconto non era tra gli sfidanti, ma essendo piaciuto molto alla commissione della giuria cui faceva parte il ristorante che ospitava la manifestazione, mi hanno fatto una splendida sorpresa: alla serata conclusiva ho letto il mio racconto, mi hanno consegnato la targa e pubblicato nell'antologia. Grande gioia e soddisfazione, poiché a parte le pubblicazioni di cui abbiamo parlato prima per l'università, era la mia prima presenza ufficiale in editoria.
Hai rilasciato diverse interviste in televisione e alla radio e, attualmente, stai sviluppando in collaborazione con Sonja Radaelli, un progetto all’interno del carcere di San Vittore di Milano che vi ha fatto vincere il Premio Speciale ‘Le rosse Pergamene’ a Roma. Parlaci di questo progetto.
Questa è un'esperienza molto intensa, è nata dal mio desiderio di donare i nostri romanzi alla biblioteca del carcere e da lì l'invito da parte del dottor Fumagalli, capo degli educatori, di fare una presentazione all'interno del carcere, nella biblioteca del reparto femminile. Era la nostra prima volta all'interno di quelle mura e sapevamo che sarebbe stata un'incognita, ci avevano detto che avremmo rischiato di avere un pubblico di poche persone, a me personalmente non importava, lo avrei fatto anche per una sola. L'emozione era forte e la tensione all'inizio ci ha fatto temere il peggio, poi ci siamo lasciate andare, erano solo donne, come noi, solo che avevano fatto una scelta e preso una strada diversa dalla nostra. Ho lanciato una sfida, quella di provare a scrivere un romanzo tutte insieme. L'esperienza per noi non era nuova, lo avevamo fatto in passato con un romanzo pubblicato nel 2006. Le donne hanno accettato ed è partito il nostro progetto di scrittura condivisa. E' un percorso accidentato su un filo da equilibrista sempre in bilico tra quello che puoi e ciò non devi… Basta una parola sbagliata, un gesto che a noi gente 'oltre le mura' sembra normale o doveroso e il filo si spezza. Non è facile, a livello emozionale e confesso di essere rientrata a casa in lacrime a volte. Si è sparsa la voce del nostro progetto, ultimamente si sta sensibilizzando l'attenzione per le attività in carcere volte al recupero e il premio a Roma ci ha colmato di riconoscenza, anche se la soddisfazione più grande per noi è il romanzo che ha preso forma e che verrà pubblicato.
Nel 2006 pubblichi il tuo primo romanzo “La Corte degli Arcani”, una collaborazione a quattordici mani, premiato da pubblico e critica. Di cosa tratta?
E' il romanzo di cui accennavo prima, in sette amici e appassionati di scrittura ci siamo riuniti e abbiamo scritto una storia, ognuno di noi ha creato dei personaggi e attraverso le loro avventure, i loro litigi abbiamo costruito una storia a tinte gialle. E' ambientato a Milano e si svolge nella corte di un vecchio borgo lungo le sponde del Naviglio Grande.
E nel 2012, pubblichi il tuo secondo edito “La pietra dei Sogni”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Troveranno un intrico di sentimenti di amore, passione, odio, gelosia, delitti e indagini. Una storia nella storia e un messaggio che per ogni lettore può prendere una sfumatura diversa…
http://www.akkuaria.org/antonellacavallo/
Com’è nata l’idea per “La pietra dei Sogni”?
Intanto vorrei dire che è una storia che parte da lontano, da un lontano Agosto 1994, un viaggio in estremo oriente e un soggiorno alle Maldive, la conoscenza di una giovane coppia di futuri sposi e il progetto direstaurare un vecchio casale. Questa la realtà, nel romanzo poi in effetti è rimasta la 'Pietra dei sogni' unica vera protagonista e custode di infiniti segreti.
Quali tematiche affronti nel tuo libro?
Un amore omosessuale che verrà rivelato post mortem e discordie all'interno di due famiglie che sono allo stesso tempo rifugio sicuro e nido di vipere.
Qualche progetto futuro di cui vuoi metterci a parte?
Ho iniziato un nuovo romanzo, sempre a tinte gialle. Inizia con un omicidio al cimitero Monumentale…
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per il tuo lavoro.
Grazie a te della piacevole chiacchierata e buona lettura agli amici del tuo blog.
Per seguire Antonella    LA PIETRA DEI SOGNI DI ANTONELLA CAVALLO

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