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Intervista a Antonella Di Martino autrice di “Diecipercento e la Gran Signora dei tonti”

Creato il 06 luglio 2012 da Edizionialtravista

-   Com’è nata in lei l’ispirazione per scrivere questa storia?

- L’idea è nata da una conversazione casuale, che ha rievocato una lunga catena di ricordi, che a loro volta hanno stimolato alcune riflessioni sui valori attuali della società italiana. Il tutto è finito in una scaletta memorizzata nel mio computer.

-   Si ispira a qualche scrittore in particolare?

- Sono molti, moltissimi quelli che hanno lasciato tracce consistenti, ma ricordo con particolare devozione tre giganti: Elsa Morante, George Orwell e Philip K. Dick.

-   Si ritiene essere una scrittrice di impulso oppure struttura la trama in precedenza con metodica previsione?

- Negli ultimi anni seguo un percorso ormai sperimentato: prima memorizzo le idee in brevi note o scalette, poi sviluppo uno schema, che assume una consistenza adatta all’occasione. Se, per esempio, un editore mi chiede un progetto, lo schema si presenta ben strutturato e rifinito nei particolari. Se invece ho intenzione di scrivere un romanzo da proporre a qualche editore, lo schema diventa un canovaccio molto elastico, un “impasto creativo” da rimodellare poco alla volta.

-   Definisca con una frase il suo libro

- Il mio ultimo romanzo racconta due generazioni di vita sociale e familiare italiana.

-   Sveli ai nostri lettori da cosa nasce l’appellativo di “diecipercento”?

- Diecipercento è un soprannome affibbiato a una persona in carne e ossa, che somiglia al personaggio del romanzo: fa riferimento, come si può intuire, a delle tangenti. La percentuale è molto ragionevole; quindi probabilmente risale agli esordi di una lunga e fruttuosa carriera.

-   Quanta importanza riveste nel suo romanzo il rapporto tra mondo terreno ed ultraterreno, è solo un artificio letterario oppure nasconde un significato diverso?

- Ho inserito il punto di vista di uno spettro perché consente una notevole agilità narrativa, ma non ho perso l’occasione di giocare e divagare con leggerezza sull’argomento, per suscitare anche qualche spunto di riflessione.

-   Passare dalla narrativa per ragazzi alla letteratura per adulti cosa ha rappresentato per lei in termini di crescita artistica?

- È stato soprattutto l’entusiasmo suscitato dai miei studi universitari in ambito psico-pedagogico a spingermi verso la narrativa per bambini e ragazzi, ma col tempo ho scoperto che questo tipo di conoscenze non è molto apprezzato tra gli addetti ai lavori. Scrivere per adulti rappresenta l’occasione di sperimentare dei ritmi più complessi, ma anche una liberazione dalle necessità (legittime e fondate) e dai preconcetti che limitano il raggio d’azione di chi scrive per l’età evolutiva.

-   Ha altri progetti editoriali per il futuro?

- Sto revisionando il manoscritto di un altro romanzo, anche questo per adulti, anche questo di narrativa sociale. Il lavoro si è rivelato più lungo del previsto, ma già mi sta regalando alcune soddisfazioni. Non ho intenzione, tuttavia, di smettere di scrivere per i più giovani: soprattutto la narrativa comica mi ha dato l’occasione di lavorare e collaborare in modo proficuo e addirittura divertente:-)

-   Cosa ne pensa del nuovo rivoluzionario mercato degli ebook? Ritiene rappresenti un’occasione per editori e autori oppure prevede possa essere ragione di un crollo del mercato editoriale come già accaduto in precedenza per il mercato discografico?

- Il mercato editoriale secondo me non subirà grosse variazioni a breve e media scadenza, ma col tempo, e qui in Italia ci vorrà molto più tempo che altrove, gli e-book si diffonderanno fino a occupare la maggior parte del mercato. Non sarà un male, se pensiamo alla salvaguardia delle foreste. Sono convinta che il nuovo medium offre delle buone possibilità agli editori; riguardo agli autori, invece, ritengo che rappresenti qualche occasione in più, ma soltanto per chi conosce a sufficienza il settore.



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