Quest'anno di diverso dagli altri anni c'è stata la mia partecipazione a #BlogNotes, il progetto di cui vi ho già parlato in abbondanza, organizzato da Il tè tostato ed edizioni Sur per raccontare la fiera attraverso i social network (il più usato da me, lo ammetto, è stato twitter).È stato bello, anche se un po' stancante, seguire la fiera attraverso #BlogNotes perché è stato diverso. Avrei voluto fare di più, ma tante cose non deponevano a mio favore: il telefono che dopo un po' di foto e tweet mi abbandonava miseramente; la poca giovinezza che mi ha fatto vivere il terzo giorno come se un camion mi avesse investita, ripetutamente; la poca dimestichezza con il caldo africano. Belli i posti caldi eh, bellissimi. Le palme, il mare, il sole. Belli, per voi. E soprattutto belli – sempre per voi – se sono veri. Se il caldo è quello dei bocchettoni che sparano aria calda a manetta, sia che si tratti della vostra automobile che di una fiera, ebbene, mi fanno ribrezzo e mi uccidono anche, mi sento fiacca che neanche avessi corso una maratona.
Ma #BlogNotes mi ha offerto anche la possibilità di conoscere meglio Caravan Edizioni, una piccola casa editrice romana, che pubblica perlopiù narrativa contemporanea con una particolare attenzione alla letteratura sudamericana.Ho avuto l'opportunità di essere ospite, per qualche ora, allo stand di Caravan e di fare due chiacchiere con Silvia Bellucci, l'ufficio stampa, che ha avuto anche la pazienza di rispondere ad alcune domande. Vi riporto quanto ci siamo dette.
Chi si nasconde dietro edizioni Caravan?
Chi si nasconde dietro Caravan? Diciamo che siamo quattro più due, nel senso che di base siamoquattro persone e da poco tempo si sono aggiunti altri due collaboratori. Principalmente siamo io, che mi occupo dell'ufficio stampa, Serena Magi, in redazione, Mauro Maraschi in redazione ma che si occupa anche della revisione dei testi, e un'eminenza grigia.
Di cui non si può sapere nulla?
È un'eminenza grigia.
Se dovessi raccontare Caravan, come la descriveresti?
Caravan è nata con l'idea di pubblicare testi in traduzione di giovani autori, under 40. Negli anni però, trovandosi con una base di lusofoni e ispanofoni in casa, abbiamo deciso di puntare sul Sudamerica perché è il posto che conosciamo meglio, perché si tratta della letteratura che ci piace di più leggere di cui conosciamo anche i retroscena geopolitici.
In effetti il vostro catalogo presenta perlopiù asutori sudamericani. L'interesse per questo tipo di letteratura come nasce?
Riteniamo molto interessanti le nuove generazioni, soprattutto considerato il fatto che sono tutti scrittori che si mettono alla prova per la prima volta avendo vissuto, questi Paesi, un periodo di silenzio dovuto alle dittature. Si tratta di persone che non hanno il confronto con la generazione precedente; nonostante ci siano stati grandissimi auotori sudamericani, come Cortázar per nominarne uno, non sono comunque tantissimi. E gli autori contemporanei sudamericani vivono un mancato confronto con i padri ed è un aspetto che si sente tanto, si sente tantissimo.Se ti capita di aprire un qualsiasi libro di un autore sudamericano sulla trentina d'anni, soprattutto se si tratta di un auotre argentino, brasiliano o boliviano, vedrai che parla della propria generazione confrontandola con la generazione dei padri.Abbiamo ritenuto questo aspetto interessante e inoltre ci piace andare alla scoperta del Sudamerica attraverso le voci che lo raccontano.
Le ultime due uscite Caravan Edizioni
Le ultime due uscite sembrano proprio in pieno stile sudamericano. C'è anche in questi due romanzi il confronto con i padri?Sì, da poco sono usciti i libri di due autori sudamericani, un brasiliano e un argentino: Joca Terron e Mauro Libertella e in tutti e due c'è appunto questo rapporto di confronto con il padre; soprattuttonaturalmente in Mauro Libertella perché è figlio di Hector Libertella, autore di culto della letteratura argentina, molto conosciuto ma purtroppo mai tradotto in italiano. Mauro Libertella questo confronto con il padre l'ha vissuto in maniera particolare, tanto che non ha scritto finché il padre è rimasto in vita. Quando poi il padre è venuto a mancare, si è sentito libero, in un certo senso, come "sganciato" e ha esorcizzato la morte del padre scrivendone.Una figura particolare poi quella di Hector Libertella perché alcolista, morto a causa di una malattia.
Il libro Caravan che ti è piaciuto di più? E perché?
Io qui sono molto di parte. A me piace molto Mariana Enriquez con il suo Quando parlavamo con i morti che è un libro del 2014. Mi è piaciuto perché è il libro con il quale mi sono misurata appena arrivata in Caravan come ufficio stampa. Ed è stato facile, perché è un libro bellissimo, difficile che qualcuno dica "no, questo libro non mi ha colpito".Mariana Enriquez ha una scrittura eccezionale, in pieno stile sudamericano. Nei suoi libri c'è quel surrealismo che si trova anche nei classici, anche se lei si ferma un attimo prima del surreale. Se ti dovessi fare un confronto con una serie televisiva guarda, voglio proprio lanciarmi, ti parlerei di Black Mirror. Mi spiego: le due cose sono lontanissime, lontanissime... A parte che ritengo che oggi non vedere le serie tv sia come nel '700 non andare a teatro, a me quelli che dicono "no, le serie tv no"... Anche se per le serie tv italiane mi trovo d'accordo, però...Dicevo, ti farei questo paragone perché sono cose assurde ma che paradossalmente potrebbero succedere. Lei, appunto, si ferma un attimo prima del magico, del surreale, dell'impossibile. E ti spiazza, lasciandoti con il fiato sospeso e a quel punto devi per forza trovare un tuo modo, tu lettore, di metabolizzare quello che lei ti ha raccontato. Quindi ci devi riflettere per forza e, in questo modo, la Enriquez ti porta a pensare e ad analizzare dei temi fondamentali sì per il mondo sudamericano, sì per Buonos Aires, ma in generale per tutta la società.I temi che lei tratta sono: nel primo racconto il tema dei desaparecidos, che in Sudamerica è tuttora molto sentito, perché persone della nostra età (30 anni circa, nda) non sanno dove sono i propri genitori. L'estate in cui è stato pubblicato il libro della Enriquez, il libro è uscito esattamente il 28 di maggio, in Agosto è stato ritrovato il nipote 114, il nipote di Estela Carlotto, una nonna di Plaza de Mayo e fu un momento che io sentii molto, perché in casa editrice avevamo appena lavorato su Quando parlavamo con i morti. La Enriquez tratta questo tema attraverso la voce di alcune ragazze di sedici anni, persone giovani che non conoscono i loro genitori.Il secondo racconto, invece, tratta il tema delle donne incendiate cioè delle donne che hanno subìto violenza. La violenza sulle donne è un tema trasversale, purtroppo, perché è presente in tutto il mondo. Nell'ultimo racconto, l'autrice tratta il tema della scomparsa dei bambini.E ti lascia talmente con il fiato sospeso che devi trovare un modo per metabolizzarlo. È un libro di poche pagine, ma ci vuole tempo per leggerlo, te lo assicuro, è una scrittura molto fresca. Lei inoltre è una giornalista, ha una scrittura d'impatto, non è difficile, si legge volentieri però i temi sono comunque molto forti.Mi sono piaciuti ovviamente anche gli altri. Pensa, noi facciamo le riunioni il giovedì e tutti insieme, dopo che l'eminenza grigia ci dice che libri ha letto e quali temi l'hanno colpita, ne parliamo tutti insieme con Serena e Mauro, che fanno anche scouting, e Alessio e Marina, i nuovi entrati. Tutti insieme, appunto, decidiamo.
Progetti per il 2016? Dammi un assaggio!
Alessio sarà il nuovo traduttore per il nuovo libro della Enriquez, che uscirà nel 2016.È un libro molto diverso da Quando parlavamo con i morti, potrei dirti che si tratta di letteratura di viaggio. Visto che me lo chiedi ti do proprio un assaggio. In realtà uscirà anche un libro di un autore brasiliano, ma parliamo prima della Enriquez. Lei compie un viaggio, visitando tutti i cimiteri di tutto il mondo e racconta le vite di personaggi comuni. Ti butto lì, un altro estratto, giusto perché sei te
Si reca a Genova, al cimitero monumentale, e lì si imbatte nella storia di una donna che per tutta la vita ha venduto fiori per la strada, patendo la fame, perché voleva essere seppellita nel cimitero monumentale e avere la tomba enorme proprio come quella dei personaggi famosi. E lì al cimitero di Genova c'è, appunto, questa tomba ernome con questa donna con un fascio di fiori, a grandezza naturale, e lei ha fatto la fame tutta la vita.E poi tratta, con la sua scrittura fresca, i luoghi in cui queste persone comuni hanno vissuto. Si va da Père-Lachais a Buenos Aires, a Genova, a Milano e altri cimiteri in altre città del mondo.
Verrà tradotto, come ti dicevo, da Alessio Casalini, appena entrato nella squadra Caravan, traduttore già di altri libri. Poi ci sarà un libro di Acevedo, un autore brasiliano che sta per uscire.
Ci sarà una seconda edizione di Caravan in metro?
Ah, ti è piaciuta?!
Sì, anche se non ho trovato nessun Caravan!
Peccato. A Roma sono stati ritrovati tutti, anche a Milano. A Torino invece uno non è stato ritrovato. Se ci sarà una seconda edizione? Stiamo pensando a una cosa simile... Perché no?! Sì, potremmo rifarlo... Anzi, lo faremo quasi sicuramente. Però, in questo momento, stiamo pensando a fare una cosa diversa, ma sullo stesso genere. Ci stiamo lavorando.
Nessun assaggio?
Eh no, nessun assaggio. Sennò poi va a finire che lo fa un'altra persona. No, però questa è una cosa che ci tengo a dire. Noi vogliamo sì essere una casa editrice, ma anche catalizzare i testi che pubblichiamo. A noi ci piace tantissimo sia che editori più grandi, che editori più piccoli, che editori uguali a noi affinachino i lavori che facciamo. Mariana Enriquez, che è un'autrice che noi traduciamo, ha scritto delle prefazioni per Sur, ad esempio, e Sur è anche più grande di noi. Ma siamo contenti di questo perché più la letteratura circola, più viene fuori. Io credo che il mondo della cultura in Italia, soprattutto in questo periodo, debba rimbalzare e sparare ovunque e colpire qualunque cosa, non ce ne frega niente se ci rubano le idee e se noi le rubiamo agli altri... Ora, spero che qualcuno non si arrabbi, però diciamo che si vince se si vince tutti.
Non mi hai ancora parlato del libro di Joca Terron, La tristezza straordinaria del leopardo delle nevi, e in particolare del bellissimo progetto grafico. Poi, giuro, ti lascio andare.
La copertina de La tristezza straordinaria del leopardo delle nevi è opera di Rafael Sica, un illustratore molto conosciuto in Sudamerica, soprattutto in Brasile che è sua terra natia. Quando è uscito il libro, senza conoscere l'autore, ma solamente leggendo il libro, Rafael Sica ha disegnato questa tavola che poi ha regalato a Joca Terron.
Joca Terron l'ha poi postata sui suoi social e, quando gli abbiamo scritto per chiedergli che cosa era, che cosa rappresentasse, ci ha raccontato questa storia. A quel punto ci siamo messi in contatto con Rafael Sica, che ci ha dato il permesso di utilizzare la sua illustrazione per la copertina del romanzo. È bello perché non abbiamo solo portato in Italia l'autore, ma abbiamo portato anche l'illustratore.
Grazie per la pazienza e la disponibilità Silvia, un grande in bocca al lupo a Caravan Edizioni!
E adesso non mi resta che aspettare con ansia il nuovo libri di Mariana Enriquez.