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Intervista a Claudia Tonin

Creato il 24 gennaio 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Claudia ToninLOL : Ciao Claudia e benvenuta su Fralerighe, raccontarci un po’ di te, chi è Claudia Tonin?

CT : Ciao a tutti! Grazie infinite per avermi ospitata a Fralerighe, è un vero piacere essere qui.
La prima domanda è molto difficile, non amo parlare di me, preferisco siano le mie storie a dire qualcosa della loro autrice. Cercherò comunque di rispondere. Purtroppo non sono un caso umano, di quelli che fanno audience, per capirci.
Sono una donna fortunata con un lavoro, una casa, due figli, una gatta e una passione che ho la velleità di chiamare secondo lavoro.
Ho studiato quello che più mi piaceva. Non ne ho ricavato un lavoro ma mi ha arricchita lo stesso e, se tornassi indietro, lo rifarei. Ho fatto circa una decina di diversi lavori e da tutti ho imparato che sono le persone a fare la differenza tra un buon e un pessimo lavoro.
Sono un po’ nerd e ho molti interessi che mia madre ha sempre definito strani. Io sono quella che, invece di guardare i prodotti di bellezza per i quali sono state invitate tutte le donne presenti, spiega ai figli della padrona di casa come è composta la Morte Nera e che, quella non è un’astronave, quella è il Millennium Falcon, cribbio!
Penso che come presentazione sia sufficiente, almeno lo spero.

LOL : Leggendo Esedion, il tuo primo romanzo, si trovano molti riferimenti al mito dei continenti, nella fattispecie si parla di Mu. Hai studiato molto per l’ambientazione?

Esedion

CT : Ho fatto delle ricerche. Tra l’altro è una delle parti più interessanti del lavoro di uno scrittore quello di cercare informazioni sull’ambientazione. Ti consente di approfondire argomenti e di imparare qualcosa di nuovo. Come nel caso di Esedion. Anche se la terra di Mu è una leggenda si trova in molte antiche storie, in diversi luoghi, come il mito del diluvio. Credo che le civiltà perdute siano molto affascinanti e il fatto che non ci sia nulla di certo, ma molto di plausibile, aiuti, non solo Giacobbo e lo staff di Voyager, ma anche gli scrittori, consentendo loro di creare mondi di fantasia, come quello di Estreira.

LOL : Passando ai lavori più recenti, Pearls mostra apparentemente una sorta di Eden, già a primo impatto si fa capire che Gaia è un pianeta asettico e sembrano mancare persino gli istinti alla base della nostra stessa specie. Con queste premesse l’autrice con quale fazione si sarebbe schierata dopo l’antefatto di Pearls?

CT : Per mia natura sono sempre diffidente nei confronti delle soluzioni estreme. Forse, perché da ragazza era tutto o bianco, o nero, e ho preso infinite batoste. Ho iniziato a pensare che le sfumature siano più reali e più simili a quello che siamo davvero noi. Nessuno è tutto buio o tutto luce, quindi credo che se fossi stata a quel famoso tavolo mi sarei alzata e sarei uscita. Ma allora la storia non sarebbe mai iniziata, così sono stata in silenzio e ho fatto parlare Han Chan Mei.

LOL : Sarebbe possibile, secondo te, un futuro come mostrato su Gaia?

CT : Alcuni giorni fa un’amica mi spiegava come si è evoluta la situazione in Ruanda. A causa della guerra e dell’orrendo genocidio che ne è seguito, il parlamento è in maggioranza femminile perché gli uomini sono quasi tutti morti. I cambiamenti in atto nel Paese sono epocali. Al momento, sotto la guida di queste donne, rimaste prive di compagni e figli, quella Nazione si sta risollevando a ritmi incredibili.
Sembrerebbe che il mondo di Gaia non sia così lontano già oggi…
Nel futuro mi auguro che tra un secolo ci possa essere un governo mondiale, magari anche più giusto ed ecologico. Sul fatto che un genere prevalga sull’altro non penso sarebbe un’evoluzione, solo uno scambiarsi le parti.

LOL : Quali difficoltà hai trovato nel confrontarti con simili tematiche?

CT : La difficoltà maggiore è sempre quella di esagerare, di dare troppo, scrivere troppo e Gaia doveva essere lineare ed essenziale. Senza orpelli o abbellimenti di nessun genere. La parola d’ordine è stata sobrietà. Le tematiche si prestavano a molteplici tranelli. Se avessi lasciato il seminato, cadendo in un eccesso, avrei rischiato di rovinare tutto. In Nautilus ho fatto proprio questo passo falso, ma me l’hanno fatto notare e mi sono ripresa, tornando sui miei passi. A volte tagliare è doloroso, ma molto salutare. Pearls è stato un testo che ho ampliato mentre Nautilus l’ho contenuto, questi personaggi volevano sempre dire la loro. Non gliel’ho permesso. Sforzandosi di tenere sempre d’occhio la struttura e i personaggi non si può sgarrare. La verosimiglianza della storia invece richiede preparazione e ricerche, ma come dicevo sopra, è molto interessante scoprire cose nuove e la parte propedeutica alla stesura di un romanzo può dare molta soddisfazione.

Pearls
LOL : A differenza di Esedion, Le Cronache di Gaia è una trilogia e lo si capisce già dalla fine di Pearls, quanto è stato difficile scrivere il libro centrale della trilogia senza farsi scappare nulla?

CT : In realtà anche Esedion è la prima parte di una trilogia, ultimata e in attesa di pubblicazione, che spero avvenga presto visto che con il 2014 tornerò in possesso dei diritti d’autore e spero grandi cose per la mia saga dell’isola perduta di Estreira.
Per rispondere alla tua domanda, Nautilus è stato davvero un libro terribile da scrivere. Le trame sono come squali e devi tenere d’occhio tutto, sostiene un’autrice molto più brava di me. No, non è stato facile e qualcosa mi è scappato. Anzi, ho esagerato. Ringrazio Adriana Comaschi, la mia editor, per avermi richiamata all’ordine. Gentile ma ferma mi ha fatto notare qualcosa che poteva incrinare l’equilibrio della storia. Si fa fatica a scrivere con distacco qualcosa che ci coinvolge, ma senza fatica non si ha niente. In effetti, prima di iniziare la stesura definitiva, avevo davvero paura di tornare su Gaia. Anche adesso ho paura di Han Chan Mei, ne sono terrorizzata. Durante la stesura di Nautilus ho avuto degli incubi con lei e i miei figli. Credo dica tutto. Poi però c’erano Sam, Marco e Amelié. Si può dire che ho scritto il libro solo per loro e anche per la mia editor che mi aspettava al varco armata fino ai denti!

LOL : Nella tua carriera da scrittrice hai cambiato genere, com’è avvenuto il passaggio alla fantascienza distopica? Reputi l’ambientazione di Gaia come più matura?

CT : Penso che cambiare sia dovere di ciascuno. Noi cresciamo, impariamo e dobbiamo sperimentare. Visto che sono ancora giovane, come scrittrice intendo, penso sia giusto testare nuovi terreni, nuovi generi. Se rileggo Esedion mi intenerisco, ma è anche un libro per ragazzi, Gaia è per adulti o quanto meno giovani, non bambini. Ho cambiato target perché quello che volevo dire i bambini non potevano capirlo. Sono arrivata al distopico perché credo fosse l’unico genere che potesse permettermi di trasmettere con forza il messaggio di cui Gaia è intrisa.
Di sicuro ogni mio libro è migliore del precedente, o così dovrebbe essere. Perché bisogna sempre migliorarsi e crescere.

Nautilus
LOL : Sappiamo che leggere è il prerequisito di ogni buon autore, quali sono dunque i tuoi gusti, c’è qualche autore in particolare che ha dato il via a tutto?

CT : Leggo di tutto, non solo letteratura di genere. Da giovane ero una grande fan dei classici e, penso che ti sconvolgerò, se ti dico che forse Gaia è partita dalla letteratura russa. No, non Asimov, ma Tolstoj e i suoi viaggi nella psicologia umana.
Poi c’è Tolkien, il regalo del mio migliore amico di allora. L’amicizia è finita ma il Signore degli Anelli è rimasto e con lui la meraviglia del fantastico in tutte le sue espressioni.
Ho talmente tanti autori che amo e che rileggo, non posso citarli tutti ma l’ultima scoperta in ordine di tempo è Irène Némirovsky. La suggerisco a tutti, per la lucida crudeltà con cui riesce a sezionare l’animo umano.

LOL : Puoi farci qualche anticipazione sui tuoi lavori futuri?

CT : Per prima cosa devo terminare il terzo capitolo della saga di Gaia altrimenti Adriana Comaschi mi ammazza! E no, non sto scherzando! Poi tornerò a scrivere per ragazzi. Un progetto di cui non posso dire di più.
Ci sarebbe anche una storia da finire, un giallo che attende una degna conclusione. Chissà che con il 2014 possa vedere la luce.

LOL : Vuoi dare qualche consiglio agli autori esordienti?

CT : Non sono brava consigliare. Potrei dire di leggere, perché è fondamentale. Potrei suggerire di osservare attentamente le persone, si impara moltissimo dal comportamento umano. E di avere pazienza. La fretta è davvero cattiva consigliera, con me lo è stata e ho commesso molti, troppi errori. Ognuno ha la sua strada e il suo percorso da fare quindi, ponderate molto bene quale percorrere. Questo è il suggerimento che avrei voluto ricevere io a suo tempo e che penso sia il più importante.

LOL : Come ultima domanda, tre libri che Claudia Tonin porterebbe con se su un’isola deserta.

CT :
1. Il kindle con i miei 150 libri, finché dura la batteria sono salva!
2. “Tecniche di sopravvivenza. Survival in ogni parte del mondo e in tutte le condizioni ambientali e climatiche” di Alexander Stillwell (è un libro del 2001, se lo pubblicano ancora vuol dire che è proprio valido!)
3. La Bibbia (qualora il signor Alexander Stillwell avesse scritto fesserie…)

LOL : Claudia ti ringrazio per la disponibilità e per la splendida intervista, augurandoti un grande in bocca al lupo per i tuoi prossimi lavori.

Claudia Tonin e Lerigo Onofrio Ligure



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