- Ciao Cristian, benvenuto nel nostro blog. Abbiamo già recensito il tuo romanzo, ma ora ci piacerebbe chiacchierare un po’ con te. Racconta qualcosa di te al nostro pubblico.
Ciao Laura, grazie mille per avermi ospitato nel vostro blog. Innanzitutto ti ringrazio nuovamente per la splendida recensione che avevi fatto del mio libro. Grazie mille. Sarò velocissimo perché non amo molto parlare di me. Ho 28 anni e vivo in un piccolo comune della campagna mantovana. Amo leggere e scrivere, ma anche ascoltare musica e condividere tempo, emozioni e esperienze di vita assieme ai miei amici.
- Perché scrivi? Cosa significa per te essere uno scrittore?
Scrivo per dare voce alle mie emozioni e “mettere in scena” i miei sogni. Può sembrare banale o stupido, però è così e nel romanzo “La vendetta di Dio” credo sia ben visibile questo aspetto: non racconto le grandi gesta di un eroe, ma le emozioni di un personaggio semplice e debole nel quale, in parte, mi sono rispecchiato.
Per me essere scrittore significa proprio questo, essere un “mezzo” per trasmettere emozioni. Credo che tenere le proprie emozioni per se stessi sia come viverle a metà, a me piace condividerle; poi c’è chi le recepisce in un modo e chi in un altro, in ogni caso io scrivo per donarle.
- Parliamo del tuo romanzo. “La vendetta di Dio” è un libro molto particolare che parla del nazismo, ma come ho detto nella mia recensione, lo fa in maniera del tutto diversa da come siamo soliti leggere. Perché hai scelto proprio questo periodo? E perché decidere di parlare con la voce di un prete?
Sono sempre stato molto affascinato da questo periodo, seppur tremendo, ma che nessuno dovrà mai dimenticare affinché non si ripeta MAI PIU’. Ho letto tanti libri ambientati in quel periodo e volevo anche io dare il mio punto di vista. Purtroppo negli anni scolastici mi hanno sempre insegnato date ed eventi, cose che ok studi al momento ma poi tendi a dimenticare. Io vorrei non venissero dimenticati i sentimenti delle persone. Non mi interessava raccontare eventi politici o battaglie, ma trasmettere al lettore le emozioni di chi quella guerra l’ha subita senza la possibilità di scegliere.
Ho scelto di farlo attraverso la voce di un prete perché volevo un personaggio umile e semplice mosso solo dall’amore per le persone, che tutto ciò che fa lo fa per gli altri mettendo in secondo piano se stesso. Padre Gabriel si troverà ad affrontare le proprie paure, a gestire situazioni tremendamente più grandi di lui ottenendo anche delle sconfitte, ma continuando sempre a combattere a testa alta.
- Chi è padre Gabriel? E come è avvenuto il vostro incontro?
Padre Gabriel l’ho incontrato al capezzale di Papa Edoardo VIII. Ti starai chiedendo “Cristian che strana sostanza hai assunto oggi?” J Nessuna…ma è così, è stato un sogno talmente sconvolgente che alla mattina quando mi sono svegliato ce l’avevo impresso nella mente, quasi come se fosse stato scritto nella mia testa: il copione di un film che avevo imparato a memoria e che dovevo assolutamente mettere su carta.
Padre Gabriel è un giovane sacerdote, fresco di nomina, che riceve l’ingrato compito di portare un po’ di felicità ad un gruppo di bambini ebrei nascosti in un convento e ricercati da un indemoniato generale nazista. Da quel momento la sua vita viene stravolta. Si trova immerso in situazioni enormi che lo porteranno a porsi tante domande anche sull’aiuto di Dio, quel Dio a cui lui ha giurato amore eterno e che ora sembrava non dargli il suo sostegno e il suo aiuto. È un personaggio vero: non è ne forte ne debole, ma sincero con se stesso e con gli altri. Se in difficoltà, ha momenti di sconforto che non nasconde, ma poi con grinta si è sempre rialzato e ha continuato a lottare per l’obiettivo che si era imposto: salvare quei bambini da una morte certa.
- Sono stati scritti tantissimi libri sulle deportazioni degli ebrei e sul periodo nazista, perché un lettore dovrebbe scegliere il tuo?
Ogni libro ha una propria caratteristica…io ho scritto le miei emozioni su un periodo che ha sconvolto la vita di tutto il mondo. Non parlo di esperienze realmente vissute, ma il mio intento era quello di fare arrivare al lettore queste mie sensazioni: le paure, il dolore, le sofferenze ma anche le piccole gioie che la gente comune (che saremmo potuti essere noi se avessimo vissuti in quegli anni) ha provato in quel periodo. Non so se ho raggiunto il mio obiettivo, ma ci ho provato e spero di esserci riuscito…tu cosa dici?
- A distanza di tempo dalla pubblicazioni, pensi di poterti ritenere soddisfatto dei risultati ottenuti o hai qualche sassolino nella scarpa che vorresti toglierti?
Ovviamente rileggendolo ho trovato punti in cui mi sono detto “qui avrei potuto scrivere questo” oppure “qui avrei potuto raccontare quest’altra cosa” ecc… Credo sia normale, ma complessivamente sono molto soddisfatto. E il mio primo libro e ne sono pienamente orgoglioso!
- Com’è l’esperienza di pubblicazione per la Butterfly edizioni? L’incontro con questa casa editrice è stato casuale o cercato?
L’esperienza con la Butterfly è meravigliosa e non lo dico perché è la mia casa editrice, ma perché lo penso seriamente. Io e te ne abbiamo già parlato anche in privato: è straordinario il senso di rispetto e reciproca stima che c’è tra di noi autori e con Argeta che in primis è una di noi, poi il nostro capo.
A consigliarmi questa casa editrice è stata una carissima amica alla quale avevo fatto leggere il manoscritto (nel quale credeva forse più lei che io) e che aveva avuto il piacere di conoscere Argeta alla fiera del libro di Chiari. Data l’insistenza della mia amica, mandai la mail del manoscritto senza alcuna pretesa e poi invece con grande sorpresa e soddisfazione mi comunicarono l’idoneità alla pubblicazione. Da quel momento sono entrato in una nuova famiglia…
- Che tipo di lettore sei? Quali i generi che ami e gli scrittori che preferisci?
Leggo di tutto, non ho un genere che preferisco. Ovviamente, come già detto prima, ho letto e leggo molti libri ambientati durante il periodo delle Guerre Mondiali, ma oltre a questi leggo un po’ di tutto, forse un po’ meno i fantasy. Il mio scrittore preferito è Dan Brown, i suoi libri li ho letti in brevissimo tempo nonostante ultimamente ci impiego molto tempo nella lettura.
- Ci lasci un passo del tuo romanzo?
“Vedere quelle persone nel campo mi ha sconvolta. Non hanno più carne addosso, ma solo ossa, fragili come cristalli. Cosa sono quelle persone per i tedeschi? Non sono umani anche loro.” Disse Carla in lacrime. “Non siamo figli tutti dello stesso Dio? E quel bambino ucciso perché la madre non voleva abbandonarlo da solo? Voi non li avete visti i suoi occhi, gli occhi di un vecchio in un bambino ancora in fasce. Gli occhi di una persona che sta vedendo la morte. E le urla strazianti di sua madre. E le altre donne col dolore in gola che non potevano fare niente. Dio mio, ma come fanno a non rendersi conto di quello che stanno facendo?” Carla aprì gli occhi umidi e guardò la luna. Il canto dei grilli riempiva il silenzio che aveva avvolto il gruppo. Markus stringeva fra le sue mani quelle di Carla, mentre Vittorio e i suoi uomini si guardavano incapaci di rispondere. Dopo qualche minuto finalmente Vittorio riuscì a fatica a trovare le parole per dire qualcosa: “il nostro obiettivo è quello di fermare questi animali, ma abbiamo poche armi e siamo ancora in pochi. Per ora il nostro impegno è quello di aiutare le persone a nascondersi e a scappare. Abbiamo bisogno ancora di tanta gente per poter affrontare i Tedeschi, non siamo ancora in grado di farlo, stiamo reclutando nuovi ragazzi giovani, volenterosi e bravi con le armi.”
- Progetti futuri? Dove può seguirti il pubblico?
Potete seguirmi sulla mia pagina facebook o su quella ufficiale del libro “La vendetta di Dio” oppure sul mio blog cristianrossiautore.blogspot. Progetti futuri? Incrociando le dita, spero prestissimo di farvi vivere nuove avventure….
Grazie Cristian per aver chiacchierato insieme a noi, aspettiamo presto novità sui tuoi lavori!
Grazie mille a te, è stato un onore e un piacere chiacchierare con una bravissima autrice e stimata collega.