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Intervista a Cristina Kezich

Creato il 08 gennaio 2012 da Temperamente

cristina kezichStage è il resoconto ironico e cattivello di una esperienza lavorativa (sì, si definiscono così anche quelle con una retribuzione scarsa scarsissima o nulla) al seguito del politichetto ribattezzato Senator Capretta. Tutti i personaggi sono indicati con pseudonimi in questa «relazione di fine tirocinio»/sfogo post inferno. Un simpatico libricino di 51 pagine, edito da Zona (€ 10,00).

Intervistiamo l’autrice (anch’essa sotto pseudonimo): Cristina Kezich.

La copertina specifica che si tratta di un romanzo, ma l’impressione è che sia tutto vero, d’altra parte in campo lavorativo la realtà è ben più fantasiosa di ogni finzione, non credi?

Condivido pienamente: la realtà in cui viviamo è, spesso, assai più fantasiosa di quella che può essere descritta in un libro o in un film. Il precariato che è una catena che non si spezza mai; la quasi totale mancanza di certezze sul futuro; le aspettative deluse e le esperienze lavorative che, molto spesso, si discostano forse troppo dagli studi pregressi, oggi accomunano troppi giovani. Questi ultimi difficilmente possono dire di esprimere nel lavoro che fanno le proprie capacità o, in generale, potenziare le proprie attitudini verso un determinato settore. È una situazione che svilisce i sogni, fa perdere di sapore la vita (…che si basa principalmente sul lavoro) e contribuisce a costruire poco. Quando il futuro è incerto, infatti, è facile vivere male il presente perché si è più parchi nell’investire passione ed intensità. Una situazione che, come diceva Dante ma a proposito di altissime visioni, è troppo difficile da trasporre con le parole.

È molto apprezzabile la tua sincerità nello specificare che se avessi avuto un contratto non avresti intrapreso la scrittura demolitoria della tua esperienza: credi che sia questo uno dei problemi attuali, che siamo tutti ricattabili e per questo non ci ribelliamo?

Non credo che la ricattibilità sia nello specifico la sola ragione per cui non ci si ribelli. La strizza di perdere il posto di lavoro faticosamente conquistato (…un lavoro, dicevo, che spesso non si confà con le proprie attitudini, né con il proprio iter di studi…), è assai presente ma le ragioni risiedono in altro. Ossia in un sistema malato che ci ha abituati a pensare che sia cosa normale non poter  scegliere il lavoro che si desidera ma dover accettare un lavoro qualsiasi passivamente; che talvolta se non si hanno conoscenze in alcuni ambiti, quelli in cui danaro e potere sono in ballo, non si va tanto lontano. Non ho mai letto su un giornale di un annuncio di lavoro relativo ad un’importante istituzione italiana… Un sistema troppo atavico che ci hanno consegnato i nostri padri e che non sembra spezzarsi. Forse per questo ci lasciamo trasportare dalla corrente e siamo, in linea di massima, ancora poco indignati.

Credi che servano manifestazioni come quella degli Indignati per smuovere la situazione di stallo della nostra generazione?

Credo che ci vogliano manifestazioni quotidiane costituite da fiumane di persone. È troppo triste che tanti giovani estremamente talentuosi non abbiano la possibilità di mettersi al servizio del nostro bellissimo Paese: abbiano difficoltà, per esempio, a curare i suoi inestimabili beni storico-artistici. Ritengo sia necessario un ricambio totale della classe politica, che non riflette assolutamente il popolo italiano, universalmente riconosciuto come grandioso, e che è nutrito di vere e proprie eccellenze (basti pensare soltanto al campo della moda).

Inoltre, a costo di essere tacciata di estremo populismo: vorrei veramente capire perché i nostri politici debbano percepire degli stipendi così alti. È una cosa che mi offende profondamente…

Credi che molte donne usino scorciatoie come quelle di alcune tue colleghe di stage (ingraziarsi il capo) per ottenere condizioni migliori? Siamo colpevoli del perpetuarsi di comportamenti maschilisti?

Pur essendoci in Italia ancora un forte maschilismo, credo che le scorciatoie le usino indistintamente maschi e femmine. Ritengo altresì che le donne siano più dedite nel lavoro e che debbano affrontare degli ostacoli maggiori dipesi anche dal maschilismo di cui sopra. Sono convinta che se i posti di potere nel nostro Paese fossero stati occupati da donne non si sarebbe arrivati a tanto. E visto che ho un’eccelsa considerazione della donna che, per me, è migliore dell’uomo, mi indigno particolarmente quando sento di certe lolite…

La tua situazione lavorativa è migliorata, rispetto a quella descritta nel libro?

La mia situazione lavorativa è migliorata perché quantunque ho raggiunto una stabilità economica. Non male al tempo d’oggi, pur sapendo che la mia strada, quella maestra, è ancora lontana. Pertanto, ogni giorno cerco di assecondare le mie attitudini in attesa di un lavoro che, forse, m’ appagherà di più. Nonostante tutto sono un’ ostinata…


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