Dario Tonani è ormai un habituè del nostro blog, lo abbiamo ampiamente stressato in una intervista a sorpresa (che potete leggere QUI), in un'altra intervista che gli abbiamo fatto in occasione dell'uscita in Giappone del suo Mondo9 (QUI), arrivando a parlarne anche con il suo traduttore Koji Kubo (QUI). Eppure non siamo ancora sazi...
- Uno scrittore inesauribile. È appena uscita la nuova edizione di Mondo9 e sappiamo, grazie alla tua attività sui social, che sei al lavoro su altre storie. Quanti mondi hai dentro di te? Quanto e come riesci a mantenere sempre viva la tua vena creativa?
Quanti mondi ho dentro di me? Potrei cogliere l'occasione al volo per fare una battuta e dirti 9, ma vorrebbe dire che sono all'ultimo, e così fortunatamente non è! La verità è che la fantasia è il mezzo più divertente e creativo per guardare dentro se stessi, senza perdere necessariamente contatto con la realtà di tutti i giorni. Quindi nessuna difficoltà a tenerla viva. Posso farti un'anticipazione? Il mio prossimo romanzo è già bell'e scritto. E consegnato a chi di dovere. Ma onestamente non so se sarà il prossimo o verrà dopo a quello che sto concludendo in queste settimane...
- Scrivi sia romanzi che racconti, cosa preferisci scrivere? Preferisci per le tue letture la narrativa breve o i romanzi?
- La narrativa di genere italiana. Trasformiamo Dario in NostraDarius e affidiamogli il compito di esporre una profezia.
Presto detto, abbiamo ottimi professionisti in grado di reggere a testa alta il confronto con i più quotati autori stranieri. Nel giallo, nel noir e nella narrativa young adult lo sdoganamento dei nostri scrittori è arrivato con largo anticipo rispetto alla fantasy e soprattutto alla fantascienza. Metà guerra è vinta, perché anche l'accoglienza dei lettori (notoriamente esterofili) si sta facendo meno ingessata. Ma c'è ancora qualche pregiudizio duro a morire, e noi autori non siamo esenti da colpe. Vogliamo dirla chiaramente? C'è molta indulgenza nei confronti del prodotto che proviene da oltreconfine, mentre si tende a spaccare il capello in quattro quando si parla di opere e di scrittori nostrani. Nessuno pretende difese d'ufficio sulla base della propria italianità, ma credo sia doveroso pretendere equità di trattamento.
- Hai ottenuto moltissimi riconoscimenti per le opere che hai scritto. Ti emoziona ancora ricevere un premio?
Cito sempre una frase del gande James G. Ballard, che a mio giudizio coglie perfettamente lo spirito che anima il lavoro di scrittura: "Gli scrittori sono squadre di un'unica persona che hanno bisogno dell'incoraggiamento della folla". Mi chiedi quindi se sia felice o meno di ricevere un premio? Ogni riconoscimento è benzina nel serbatoio del proprio entusiasmo...
- La tua presenza sul web è capillare. Quanto è importante per uno scrittore "esserci"? Fa anche questo parte della professione di scrittore moderno?
Assolutamente. La cosiddetta platform autoriale, con il presidio sui social e in genere sulla Rete, è altrettanto importante del lavoro di scrittura vero e proprio. Gli americani, che quanto a sapersi "vendere" sono sempre stati maestri, sostengono che ogni autore dovrebbe dedicare all'autopromozione il 25 per cento del proprio tempo alla tastiera. Si può sindacare sul 5 per cento in più o in meno, ma il punto è che se non ti rimbocchi le maniche facendo anche questo lavoro un po' sporco, non riuscirai ad andare molto lontano...
- Come vedi lo scrittore come figura professionale? È possibile?
- Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano?
In profonda mutazione, meno ingessato e autoreferenziale di un tempo. E credo che in parte lo si debba all'avvento dell'editoria digitale. Che ha aperto sbocchi e opportunità nuovi...
- Cosa ne pensi della notizia della fusione fra Mondadori e RCS?
Credo che si sia sollevato un polverone sull'onda di una reazione di pancia, dimenticandoci che analoghi processi di concentrazione di grandi realtà imprenditoriali in galassie ancora più elefantiache è ormai prassi consolidata in quasi tutti i settori. Prendiamo l'industria automobilistica o alimentare, il comparto dei beni di lusso: sono le sfide della globalizzazione che impongono la concentrazione dei marchi e la condivisione delle piattaforme di business. Personalmente, al di là delle prese di posizione un po' strumentali sull'indipendenza autoriale e la libera circolazione delle idee, credo si dovrebbe guardare con più serenità e obiettività alla tutela dei posti di lavoro.
- Cosa fa Dario Tonani quando non scrive?
Legge, ascolta musica, si prodiga nella promozione della sua attività: dal vivo, nelle presentazioni, e sui social. Il tutto cercando di conciliare questo con la famiglia, s'intende.
- Se non fossi diventato un artista della Penna, quale altro mestiere ti sarebbe piaciuto intraprendere?
Avrei senz'altro optato per un'altra modalità di narrare storie. Mi sarebbe piaciuto molto essere un maghetto del disegno... Grazie della chiacchierata, Il Mondo dello Scrittore, stay tuned!