Procediamo nella nostra conoscenza con gli autori dei racconti pubblicati nell’antologia collettiva Crisalide.
Il tuo racconto L’altra notte è molto scenografico, suggestivo, onirico e ricco di colpi di scena. La tua formazione teatrale influenza la tua scrittura narrativa?
Non proprio… diciamo che dal teatro ho sviluppato il gusto per le ambientazioni, per così dire, “d’effetto”, ovvero la tendenza a descriverle privilegiando l’atmosfera che evocano, cosa fondamentale nel teatro. Per il resto, a parte quando mi metto a lavorare su testi teatrali, le due cose si mantengono su binari diversi.
È più gratificante essere attori o scrittori?
Al momento ti direi attori, anche perché non mi reputo ancora uno scrittore nel vero senso della parola. Essere attore ti permette di testare immediatamente la reazione del pubblico e, se le cose vanno come devono andare, la gratificazione è grande e immediata.
Che cosa ti affascina del genere horror-giallo?
Tante cose… il mistero innanzitutto, in quanto sono sempre stato attratto dall’ignoto, dai segreti, dalle coincidenze che portano agli enigmi; poi il mio gusto personale per le atmosfere orrorifiche, che spesso metto anche nelle mie storie gialle. Tuttavia resta soprattutto un amore “a pelle”, qualcosa di difficile da esprimere a parole.
Antologia di racconti
Perché hai deciso di partecipare alla pubblicazione di Crisalide?
Era una splendida occasione per poter far conoscere una mia storia, il mio stile e anche un po’ di me stesso. Di questi tempi, ogni occasione del genere non va lasciata andare.
Lo rifaresti?
Al momento mi sono preso una pausa dalla scrittura fino a nuovo ordine per vari motivi ma, se dovesse ricapitare, perchè no? Di materiale ne ho tanto e di idee anche di più.
Come sei arrivato alla scrittura e cosa rappresenta nella tua vita?
L’ho avuta sempre dentro, fin da bambino, quando buttavo giù raccontini su blocchi di carta inventandomi storie fantasiose. Nonostante tutte le difficoltà, non posso negare che sia una parte fondamentale della mia vita… anche il bisogno di raccontare fa parte di me da sempre.
Cosa hai pubblicato e perché?
Oltre al racconto di Crisalide ho pubblicato un romanzo breve gotico (Ciò che il tempo dimentica) nel 2007 ma non ne vado particolarmente fiero poiché non è stata un’esperienza positiva, sebbene mi abbia insegnato tanto; poi un racconto dell’orrore (La finestra di Rue Sans-papiers) nel numero di maggio 2010 della rivista Short Stories, cosa di cui invece sono molto orgoglioso; infine il romanzo giallo Il ritratto che urla nel 2011, forse uno dei lavori che mi sono venuti meglio. Nonostante gli alti e bassi, sono tutte opere in cui ho creduto e credo ancora, altrimenti non li avrei certo pubblicati.
Cosa pensi dell’editoria italiana?
Poco di buono. Fortunatamente ci sono ancora editori che credono nella buona narrativa e lettori di mente aperta e voglia di leggere, ma la legge del mercato e del consumo dilaga sempre più; così finiamo per ritrovarci sommersi di libri usa e getta di valore quasi nullo, di storie che fanno scalpore, vendono moltissimo, diventano casi nazionali e poi, dopo poco tempo, nessuno li ricorda più. Troppe mode da seguire, tendenze da imitare, pubblico da accontentare e si finisce per prendere regolarmente le direzioni sbagliate, mostrando interesse per lo standard senza originalità né qualità e indifferenza per ciò che invece meriterebbe attenzione. Non parliamo poi dell’editoria a pagamento: definirla una piaga è riduttivo. In questo modo, nel nostro paese ci sono sempre più “scrittori” e sempre meno lettori e con un panorama simile i pensieri non sono molto positivi.
È difficile essere scrittori nella nostra epoca e nel nostro paese?
Maledettamente difficile. In parte i motivi li ho elencati prima, e questo è anche uno dei motivi per cui ho scelto di prendermi una lunga pausa dall’editoria.
Immagina di vivere in un luogo ameno e isolato dal mondo dove puoi portare solo quattro libri (non tuoi): cosa scegli?
Per cominciare, la raccolta delle opere di Howard Lovecraft, della quale non posso fare a meno; poi la saga del Signore degli anelli, quindi Bar Sport di Benni e infine By reason of insanity di Shane Stevens.
Sei pronto, come scrittore, per un’editoria unicamente digitale?
Non saprei, la cosa un po’ mi preoccupa. Non sono un nemico della tecnologia anzi, ma non mi piace affatto l’idea di sostituire i libri cartacei con gli ebook; le ragioni sono tante, ma una fra tutte è questa: e se un giorno, per qualche ragione, i lettori di ebook non dovessero più funzionare e perdessero i loro dati? Le parole su uno schermo sono solo virtuali e temporanee, quelle su carta sono reali e per sempre.