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intervista a... Fabio Geda

Creato il 13 gennaio 2012 da Lafenice
Buongiorno a tutti signori e signore! è con immenso piacere che vorrei presentarvi un uomo che stimo moltissimo, autore di "L'estate alla fine del secolo" (clicca qui per la scheda).Benvenuto a Fabio Geda (e grazie a Dalai per aver permesso questa intervista!).
intervista a... Fabio Geda

Curiosando sul tuo sito internet (www.fabiogeda.it) sono rimasta piacevolmente colpita da una frase “Non siamo pozzi di San Patrizio, e se per indole o formazione siamo portati a spenderci con intensità – come sarebbe giusto – nelle relazioni, nell’impegno sociale e nel nostro mestiere, a pensare alla vita come dono, allora di tanto in tanto avremo bisogno di riempirci, per dare ancora”. É questo che la scrittura significa per te? Donare agli altri una parte di te stesso?Per me la vita è dono quindi, naturalmente, in qualche modo lo è anche la scrittura. Un narratore non può fare a meno di offrire parti di sé ai lettori anche perché le storie, quando scaturiscono dalla pancia e dal vissuto dell’autore, strappano via parti della sua esperienza di vita oltre che del suo immaginario. Finito di scrivere il mio primo romanzo, ricordo, incontrai una suora con la quale avevo collaborato quando lavoravo come educatore e le dissi: Suor Anna, anche lei dovrebbe scrivere un libro e raccontare tutte le sue esperienze con i ragazzi. Lei rispose: Io sono troppo impegnata a vivere per avere il tempo di scrivere. Be’, in qualche modo quella risposta mi ha aiutato a tracciare una strada: io, per scrivere, prima di scrivere, voglio vivere. Concedimi il termine ma vorrei definirti come “bandiera” della scrittura italiana nel mondo. Il tuo libro d'esordio è stato tradotto in 3 lingue diverse. “Nel mare ci sono i coccodrilli”, invece, ha raggiunto ben 30 paesi e presto diventerà un film per la regia di Francesca Archibugi. Sei a tutti gli effetti un esempio per chi ha questo sogno, per chi vuole diventare scrittore. Quello che mi chiedo è: quando ancora eri un'esordiente e “Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani” non aveva ancora preso forma, chi era il tuo esempio, il tuo modello? Quale autore, se c'è, ha giocato un ruolo fondamentale nella tua formazione?

Io leggo il più possibile, ma a fasi alterne, perché quando scrivo leggo pochissimo (altrimenti quello che leggo si infila nei libri). Quando non scrivo sono onnivoro e mi faccio attirare dalle classifiche (mi interessa capire cosa compra la gente) così come dai consigli degli amici o da alcune mie passioni personali (ad esempio la letteratura Giapponese). Tre libri fondamentali? A sedici anni “Stagioni diverse” una raccolta con quattro romanzi brevi di Stephen King, tra cui quello stupendo da cui Rob Reiner ha tratti l’altrettanto magnifico film “Stand by me”. Tra i venti e i trenta “Tokio Blues” di Haruki Murakami. Negli ultimi anni me ne vengono in mente due: “La vita davanti a sé” di Romain Gary e “Trilogia della città di K” di Agota Kristof. 

 intervista a... Fabio GedaArriviamo ora al tuo ultimo libro, L'estate alla fine del secolo. Come nasce? Da dove hai tratto ispirazione?Mi è capitato di scrivere un racconto per una agenzia pubblicitaria, tre anni fa, e in quel racconto c’era un lago artificiale in alta montagna e un nonno e un nipote che non si conoscevano e che imparavano a convivere in una estate di solitudine montana. Quei personaggi mi sono rimasti attaccati alla mente e quando un giorno, per caso, mi è capitato di incontrare un signore ebreo che assomigliava tantissimo al nonno che mi ero inventato ho capito che forse quella storia era davvero destino che la scrivessi. Leonetta Bentivoglio definisce così “L'estate alla fine del secolo”: “Ci sono molti modi diversi per volere bene a un libro. Uno è ritrovarvi cose nostre: brandelli mnemonici, sprazzi di senso, luoghi anche minimi di sé. Un altro sta nel suo potere di farci evadere da prospettive personali, offrendo trame come proiettate su uno schermo esterno e personaggi che ci alleviano dall'impegno di una relazione autentica e profonda con noi stessi. L'estate alla fine del secolo, di Fabio Geda, aderisce senza condizioni al primo gruppo. Qualcosa ci smuove subito, cominciando la lettura, nella voce di un ragazzino che scandaglia una giornata trascorsa andando a pesca con l'adorato padre. Nei gesti sgranati, nei rari scambi di parole si possono riconoscere certe sensazioni stimolate in noi, quand'eravamo bambini, dalla presenza anzitutto fisica di un adulto amato.”. Tu, invece, come lo definiresti?Non so definire i miei libri: io li scrivo, le definizioni le lascio ai lettori. Ultima domanda: C'è un consiglio che ti sentiresti di dare a chi coltiva il sogno di diventare scrittore? Di scrivere tanto e caparbiamente. Di essere onesto con se stesso. Di leggere tanto, perché solo leggendo tanto e imparando a smontare i romanzi dei grandi scrittori che amiamo è possibile imparare qualcosa. In fondo si tratta di andare a bottega, così come si faceva nel rinascimento.

 


Grazie a Fabio per le sue bellissime risposte! Buona Giornata e Buona Fortuna a tutti! 

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