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Intervista a Fabio Petruzzi: Personal Business Model e Strategie

Da B2corporate @b2corporate
Intervista a Fabio Petruzzi, Business Designer e Psicologo dell’Innovazione. Si occupa di progettare, innovare e migliorare il business di aziende, organizzazioni e professionisti con una particolare attenzione all’aspetto umano: come favorire nelle persone la generazione di idee di qualità e la loro realizzazione pratica mentre, in qualità di Training Strategist, disegna i migliori e più efficaci percorsi per aiutare Team e individui a innovare strategicamente e “navigare” efficacemente il cambiamento.
Intervista a Fabio Petruzzi: Personal Business Model e Strategie

1) In tempi di crisi economica, spesso occorre reinventarsi la propria carriera. Quali sono i limiti del singolo individuo per simili scelte?

I limiti del singolo individuo si sovrappongono in buona parte con quelli di molte realtà aziendali esistenti, in particolare quelle di dimensione medio-piccola. Tra le molte possibilità, possiamo evidenziarne 3  in particolare, di una certa rilevanza:
1° la tendenza a ragionare in termini di prodotto/servizio e non in modalità “market-driven” guidata cioè da problematiche e bisogni esistenti sul mercato;
2° non pensare-agire sistematicamente in termini di modello di business: un business è formato da molti elementi in relazione / equilibrio dinamico fra loro: non è sufficiente lavorare su uno o due di questo se poi abbiamo gravi falle in tutti gli altri;
3° lo sviluppo di una nuova carriera così come il lancio di un nuovo business o la riorganizzazione della propria impresa richiede un approccio molto più snello e veloce, in grado di adattarsi alla dinamica mutevolezza e fluidità dei nostri mercati e delle nostre società. Ciò significa che dobbiamo imparare a interagire e co-costruire con i nostri clienti i nostri prodotti e servizi finché non funzionano a pieno regime.
2) Dopo il successo del Business model canvas per le imprese ecco il Personal Business model. Di cosa si tratta?
In sintesi si tratta di “un metodo in una pagina per re-inventare la propria carriera”. Come il BMC rappresenta un modello di business aziendale e al tempo stesso è un potente strumento per lavorarci su in maniera semplice, veloce ed efficace, così il Personal Canvas ti permette di riconcepire la tua carriera integrando tutti gli elementi necessari, partendo però dalla tua persona – che in questo caso rappresenta la Risorsa Chiave centrale del tuo Modello di Business personale – e scoprendo quali tue competenze, abilità, passioni e talenti possono trasformarsi in leve efficaci per dare valore a un certo numero di “Clienti” a cui offrirai il tuo aiuto risolutivo. Il tutto ovviamente in ottica di un rapporto positivo tra costi e benefici, che nel caso del Personal Canvas non si traducono solo in termini materiali ed economici, ma includono anche tutti i vantaggi  e i costi soft e immateriali del tuo nuovo lavoro (ad esempio meno stress, più tempo libero, più autonomia, ecc.)
Intervista a Fabio Petruzzi: Personal Business Model e Strategie
3) Come si possono sfruttare le potenzialità del PBMC? Quali declinazioni possibili?
I Canvas sono per loro natura strumenti “poliedrici” che possono essere utilizzati in diversi modi e a differenti livelli. Quando lavoriamo con i nostri clienti, ad esempio, possiamo impiegare strategicamente la stessa mappa per analizzare la situazione attuale dell’azienda, leggere la concorrenza o progettare modelli futuri, innovativi e alternativi.
Il Personal Canvas allo stesso modo può essere declinato per comprendere in modo approfondito qual è il punto da cui si parte, con i propri punti di forza, debolezze e aspirazioni, ma soprattutto può essere utilizzato per riuscire ad esprimere appieno le proprie potenzialità di carriera, anche imparando a collegare la propria visione ideale alle osservazioni di mercato, imparando a identificare, cogliere ed adattare opportunità e ispirazioni.
E’ chiaro che questo diventa strategico in diversi contesti e per diverse figure:
•    per il libero professionista che vuole esprimere al massimo le possibilità del proprio lavoro
•    per il consulente/coach che può utilizzarlo per lavorare con i propri clienti
•    per chi vuole intraprendere con la massima efficacia una fase di passaggio lavorativo in cui saper re-inventare la propria carriera diventa fondamentale
•    per chi lavora già in azienda e vuole liberare il potenziale di generazione e trasferimento di valore interno sia proprio, sia dei propri collaboratori (in effetti pensiamo che questi strumenti abbiano enormi potenzialità per tutti i Ruoli correlati all’ HR Management).
4) Cosa significa approcciare una logica di Design Thinking?
Come indica il nome stesso, sostanzialmente significa imparare a pensare, ad affrontare problemi e a generare nuove soluzioni e possibilità esattamente come fa un Designer. Con un’importante premessa: spesso quando si pensa al Design si confonde e si riduce questo termine al mero aspetto formale ed estetico di un oggetto … il che è come credere che un ingegnere si occupi solo di fare calcoli o un cuoco di acquistare i rifornimenti per la cucina.
No, il Design è molto di più: sostanzialmente riguarda l’attitudine e le competenze al Progettare … cioè al miglioramento incrementale, evolutivo o rivoluzionario di un qualsiasi oggetto, prodotto, servizio o esperienza umana. Ecco perché possiamo parlare (anche) di Business Design.
Lo stesso Steve Jobs una volta disse che “Il design non è come sembra o come appare. Il design è come funziona”, implicando il fatto di come il Design vada molto oltre ciò che viene considerato ordinariamente.
E il bello è che oggi, con i Canvas e i vari strumenti di Visual / Business / Design Thinking questo diventa molto più facile, accessibile e veloce per ogni persona e figura professionale.
Intervista a Fabio Petruzzi: Personal Business Model e Strategie
Secondo la definizione di Tim Brown, CEO di IDEO e uno dei “padri” del concetto, l’obiettivo del Design Thinking è “unire i bisogni e le esigenze delle persone con ciò che è tecnologicamente fattibile e praticabile/sostenibile come strategia di business”.
In questo senso approcciare una logica di Design Thinking significa mettere la persona al centro e imparare a progettare un qualsiasi cambiamento, tenendo conto di tutti i fattori fondamentali, e continuando a ri-progettare finché è necessario.
Questo implicito approccio alla ri-progettazione “circolare”, tra l’altro, è un elemento caratteristico del Design Thinking oltreché assolutamente necessario nel contesto del mercato attuale: si deve imparare a disegnare e ri-disegnare la propria idea senza mai restare “chiusi” troppo a lungo nel proprio stanzino-ufficio-azienda, ma invece uscendo il prima possibile “out of the buiding” - fuori dal palazzo - tramite ripetuti cicli di interazione e feedback con i clienti/utenti/destinatari reali, fino al raggiungimento del migliore risultato.
Oggi, in una realtà di mercato fluida, dinamica e velocissima, non è più il tempo di lunghe pianificazioni, business plan “fantascientifici” e marketing “della speranza”: abbiamo assolutamente bisogno di approcci e strumenti pratici ed efficaci che riescano a fondere e far dialogare quanto prima il momento di ideazione con il momento di confronto con la realtà.
Per chi vuole ri-disegnare e/o potenziare la propria carriera, questo significa concretamente che quanto andrà a progettare e “mappare” sul Canvas, andrà poi verificato nei modi più opportuni nella vita reale e, senza innamorarsi troppo della propria idea iniziale, saputo poi modificare o addirittura “buttare” e ridisegnare fino al raggiungimento del risultato desiderato.
Anche Alessandro Rimassa, nel suo ultimo libro “E’ facile cambiare l’Italia, se sai come farlo”, scrive a proposito del Design Thinking come elemento fondamentale per un nuovo sviluppo delle imprese, che siano già esistenti o nuove statup, di grandi dimensioni o anche individuali … e ci piace pensare di star facendo la nostra parte in questo movimento verso un nuovo paradigma del lavoro e verso nuove opportunità future.

5) Puoi farci qualche esempio di successo di applicazione del modello?

Certo! Anzi, farò di più: sul portale dedicato a questo strumento – personalbizcanvas.it  - si possono trovare diversi esempi concreti di persone che hanno re-inventato con successo la propria carriera in modi talvolta molto originali.
Periodicamente aggiungeremo sempre nuove storie reali, sia lette “attraverso” il Personal Canvas, sia generate, migliorate o potenziate grazie a questo fantastico strumento.
Proprio l’ultimo esempio di successo che abbiamo riportato sul portale è un caso di applicazione del modello: si tratta di un’ex Top Manager di una nota multinazionale informatica che – anche grazie al Canvas e al nostro supporto – ha ri-disegnato in modo completamente nuovo la sua carriera: una volta lasciata l’azienda, ha trasformato la sua iniziale passione per lo Yoga in una professione, unendo a questa il suo know-how e la sua esperienza diretta del vissuto aziendale: ora è una “Executive Yoga Coach” felice che, oltre a insegnare in corsi per il pubblico e ad essere specializzata in Fotografie di Yoga (altra sua competenza e passione), insegna in sessioni private a Imprenditori ed Executive a cui ha fatto scoprire come una pratica corretta e approfondita dello Yoga possa portare a diversi benefici anche a livello professionale, tra cui maggiore concentrazione, minore stress e migliore gestione della propria energia. Qui potete trovare la sua intervista: PBMC Ashtanga Yoga Italia.

Intervista a Fabio Petruzzi: Personal Business Model e Strategie
6) Sfera privata e sfera lavorativa: quanto è importante trovare un equilibrio per performare al meglio nei diversi ambiti?

Da qualche anno si è diffuso il concetto di Work/Life Balance, che indica quali elementi considerare per sviluppare o recuperare un corretto equilibrio tra la propria attività lavorativo-professionale e la propria vita privata.
Pur apprezzando nelle sue linee generali il concetto, e comprendendo i motivi per cui è nata la necessità di concepirlo e svilupparlo, ritengo di fatto che contenga un “errore di fondo”. In questo modo di vedere, infatti, l’idea sottostante è che lavoro e sfera privata siano due dimensioni “contrapposte”.
La persona invece è un’unità inscindibile, e come tale ha piuttosto il bisogno (profondo) che il suo lavoro sia “significativo” … quando non è così, ecco che nasce il conflitto tra il tempo e le attività “sul lavoro” e quelle fuori.
Le conferme di questa prospettiva non mancano di certo: in una recente ricerca britannica del 2010 sui Team ad Alta Performance, è emerso ad esempio come la ricerca di un equilibrio tra vita privata e lavoro sia connessa soprattutto alla ricerca di un significato.
Del resto è ovvio: più si è appassionati del lavoro che si fa, più lo si ritiene importante, “sostenibile” ed in linea coi propri valori, meno ci si preoccupa del work-life balance.
Daniel Pink, uno dei massimi esperti di motivazione umana, include la significatività tra i 3 fattori fondamentali e più potenti che spingono le persone ad agire e ad ottenere grandi risultati, mentre per Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace e pioniere del microcredito, siamo tutti imprenditori, fin dagli albori della civiltà, quando “lavoravamo in proprio” per procurarci il cibo … il che significa che è nel nostro “DNA” attivarci per trovare soluzioni e generare risultati che siano di una certa importanza per noi e la nostra comunità.
Anche Tim Clark, nel libro Business Model You, tocca questo punto: esistono almeno 3 definizioni di lavoro:
•    lavoro come impiego: banalmente scambio il mio tempo in cambio di uno stipendio,
•    lavoro come carriera: in questo caso diventa un mezzo di affermazione sociale,
•    lavoro come vocazione: qui addirittura si identifica e sposa con una missione di vita,
a cui ne aggiunge una quarta (per molti un ideale a cui tendere): il lavoro come realizzazione, in cui per quanto significativo ed importante sia, non esaurisce però la totalità della persona, ma diventa piuttosto uno di modi di espressione del potenziale della stessa … sempre considerando anche gli aspetti più concreti della questione, ovviamente.
7) ...E per chi vuole saperne di più, oltre al libro che cosa suggerisci?
Il libro è indubbiamente un ottimo punto di partenza perché si tratta di un manuale pratico … purché, ovviamente, lo si tratti come tale e, come ribadisco anche nella postfazione, si passi dal leggere al fare: il primo step  fondamentale è quello di riservarsi il tempo per praticare tutti gli esercizi e stampare, appendere ed usare regolarmente il Canvas.
Poi, per chi ha voglia di approfondire l’approccio e gli strumenti, l’ideale ovviamente rimane sempre l’opportunità di partecipare ad un workshop dedicato: uno spazio  in cui focalizzarsi totalmente sulla scoperta e la progettazione della propria carriera futura ed ideale, confrontandosi ed elevando all’ennesima potenza la generazione di idee e possibilità grazie all’interazione con altri partecipanti e, soprattutto, avendo il supporto dal vivo di esperti  Trainer e Designer con l’opportunità di rivolgere domande e ottenere feedback e risposte personali.
Del resto, come scrive anche l’autore, ricordiamoci che stiamo parlando di lavorare sul Modello di Business più importante di tutti … il tuo.

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