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Intervista a Francesca Battistella

Creato il 22 ottobre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe Crime n. 8

Intervista a Francesca Battistella
Ciao Francesca, benvenuta!

Il sito ufficiale di Scrittura & Scritture – la casa editrice indipendente fondata da Chantal ed Eliana Corrado con la quale hai pubblicato i tuoi ultimi due romanzi – ci rivela che hai alcune grandi passioni (“gli infernali nipoti Cecilia e Tommaso, ballare l’hip-hop come Jacko, leggere disperatamente”), che hai trascorso quattro anni “a testa in giù” (in Nuova Zelanda) e quarant’anni a Napoli per poi dividerti fra due autentici paradisi terrestri: il lago d’Orta e la costiera sorrentina. C’è qualcos’altro che dobbiamo sapere? Ti va di presentarti ai nostri lettori?

Al mio curriculum potrei aggiungere le esperienze di teatro d’avanguardia e cinema, il mio grande amore per i viaggi (ora un po’ sopito, ma mai morto), la mia fissa nell’avere la casa sempre piena di gente e cucinare per tutti. Forse quest’ultima cosa la dice lunga su come sono: adoro i miei amici! Visto che non ho praticamente più una famiglia di origine, ne ho creata una speciale fatta dei parenti del mio compagno e di tutti gli amici, da Nord a Sud.

Il mitico (ebbene sì, ci sbilanciamo!) Andrea Camilleri si alza di buon mattino, si lava, si sbarba, si accende una sigaretta e si veste di tutto punto prima di accomodarsi al tavolo di scrittura. Bandisce ogni trasandatezza, insomma, perché il lettore lo percepisce subito “se un libro è scritto con le scarpe o con le pantofole”. Ecco, una cosa che viene da pensare leggendo i tuoi libri è che siano stati scritti con le scarpe, cioè con amore. Un lungo preambolo per domandarti: come, quando, perché, per chi scrivi?

Intervista a Francesca Battistella
Lungo, ma bello questo preambolo e poi Camilleri per me è un mito per bravura ed età (vuol dire che c’è speranza anche per me!). Ho cominciato a scrivere da ragazzina. Stupidaggini, storie confuse e complicate, prove. Tutte rigorosamente bocciate da mia madre, avida lettrice, bibliotecaria e giudice implacabile (lei che a scuola prendeva dieci nello scritto d’Italiano). Un esempio pesante da superare senza scoraggiarsi. Dicono che quelli nati sotto il segno del Toro hanno la testa dura. Garantisco che è pura verità. Ho insistito, mi sono scontrata con muri di cemento e un po’ alla volta ce l’ho fatta. Oggi la scrittura per me è diventata una seconda natura, una droga quasi. Ascolto i commenti e le critiche dei miei lettori (amici e non) e cerco di farne tesoro, di migliorare. Quando scrivo? A volte per un giorno intero, altre volte solo qualche ora. Ci sono giorni in cui mi limito a pensare al lavoro fatto e a cosa aggiungere o togliere, a come proseguire nel racconto. Sono molto disordinata. Certamente scrivere mi rasserena e mi diverte, ma ogni storia, ogni frase, ogni parola deve divertire anche chi ha voglia di leggermi. Esisto perché là fuori c’è qualcuno che desidera ascoltare le mie storie. Qualcuno che non vorrei mai deludere. Mi metto le scarpe e scrivo per lui, per tutti loro!

Intervistato da Paris Review, lo scrittore statunitense Paul Auster ebbe a dichiarare: «Non riesco a immaginare uno scrittore che non sia stato nell’adolescenza un lettore vorace. Un vero lettore comprende che i libri sono un mondo in se stessi – e che quel mondo è più ricco e più interessante di qualunque altro nel quale abbiamo viaggiato. Credo sia questo a trasformare giovani uomini e donne in scrittori – la felicità scoperta vivendo nei libri. Magari non hanno ancora vissuto abbastanza per avere molto da dire, ma arriva un momento in cui realizzi che questo è ciò per cui sei nato». Sei d’accordo? Uno scrittore forte è stato (ed è, e sarà) anche un lettore forte?

Molto bella e molto vera la dichiarazione di Auster. Posso dire che da bambina amavo ascoltare favole e storie. Ho cominciato a leggere davvero relativamente tardi, intorno ai diciassette anni. In compenso, da allora, la quantità di libri letti in un anno è cresciuta in modo esponenziale. Ora viaggio su un libro a settimana (se non sto scrivendo anche due) e mai uno solo alla volta (un’assurda forma di bulimia, temo). Ritengo che non si possa diventare scrittori senza leggere. Un orto senz’acqua secca e poi muore. Senza la ricchezza di tanti meravigliosi autori italiani e stranieri presenti e passati che popolano il nostro mondo cosa saremmo? Zero. Ci nutriamo di parole e delle emozioni, delle situazioni che esse descrivono. I libri sono compagnia, ispirazione, farmaci per l’anima. Non riesco a immaginare un mondo senza libri…

Saremmo curiosi di conoscere il tuo personalissimo Pantheon letterario. Ovvero: parti per l’immancabile isola deserta e porti con te… ?

Domanda terribile! Somiglia a quella della torre: chi butti giù? Ci provo comunque. Il maestro e Margherita di Bulgakov, Cuore di tenebra di Conrad, Le città invisibili di Calvino, Il deserto dei tartari di Buzzati, Lettera al mio giudice di Simenon, Ritratto di signora di Boll. Ma la lista sarebbe molto più lunga. Ho tenuto fuori Faulkner, la McCalloum, Yeoshua, Javier Marias, Goffedo Parise, uh, hai voglia…

Che libro tieni sul comodino in questo momento?

Sto finendo di leggere (con dolore perché è straordinario) Limonov di Carrére e Alle radici del male di Roberto Costantini.

Veniamo adesso alle tue “creature”: ci parli della gestazione di Re di bastoni, in piedi e La stretta del lupo?

Il Re è nato dalla mia passione per la lettura delle carte napoletane. Premetto che non so interpretarle, ma ho un’amica bravissima che mi ha predetto l’incontro con il mio compagno e altre cose straordinarie. Da tempo cercavo di costruire una storia che avesse come ‘cuore’ le carte, i sogni, la divinazione. Così ho cominciato a scrivere il Re senza sapere bene cosa sarebbe successo, l’idea iniziale era molto vaga. Siamo cresciuti insieme, un po’ alla volta. La stretta del lupo invece è nato da una precisa richiesta di un carissimo amico del lago d’Orta: ‘Ma un bel giallo su di noi? Che si svolga da queste parti? Perché non lo scrivi?’. La storia l’avevo in mente da parecchio tempo e mi sono limitata ad adattarla al contesto ortese.

Intervista a Francesca Battistella
Protagonista assoluta di Re di bastoni, in piedi (Scrittura & Scritture, 2011) è una Napoli invernale ed esoterica, di grande fascino. Nel romanzo la descrivi come una città dura e violenta ma capace e desiderosa, al tempo stesso, di divertire e divertirsi. Ci racconti la tua Napoli? Ti manca?

Certo che mi manca Napoli e soprattutto mi mancano gli amici napoletani anche se con alcuni ci sentiamo spesso o ci incontriamo su Facebook. Vivere e poi lavorare a Napoli per tanti anni non è stato facile e c’erano giorni in cui avrei voluto che non fosse una città, ma una persona per poterla prendere a calci e pugni. Ma Napoli è così. Certi giorni la ami, certi altri la detesti. Non genera mai sentimenti blandi, solo passioni estreme come estremi sono i suoi colori e le sue storie. Un momento sei fuori dalla grazia di Dio e quello dopo stai ridendo come un matto per qualcosa d’inatteso e folle che è appena successo. Napoli è madre e matrigna, ti premia, ti blandisce e poi magari ti sbrana. Me ne sono andata per amore di qualcuno non per disamore della mia città. Per lei provo un’infinita tenerezza e ci ritorno sempre con una grande gioia mista a una punta di sospetto: che dispetti mi farai stavolta, cara Sirena Partenope?

Ne La stretta del lupo una bella e tenace ispettrice della Questura di Novara dà la caccia a un serial killer che insanguina le sponde (apparentemente!) tranquille del lago d’Orta. Costanza Ravizza è una delle prime profiler nel panorama della letteratura poliziesca italiana: com’è nato questo personaggio?

Intervista a Francesca Battistella
Da Miss Marple in poi la letteratura gialla è piena di donne che indagano. Ho cercato di crearne una un filino diversa dalle altre, altrimenti che gusto c’era?

Costanza Ravizza – anche in questo caso ci sbilanciamo un po’ – è un personaggio davvero ben riuscito, che “buca la pagina” e sembra destinato alla serialità… è così? Ti frullano in testa altre storie di cui la giovane profiler potrebbe essere protagonista?

Costanza mi ha appena detto di secretare qualsiasi anticipazione o informazione. Scusate, ma è un tipino pepato come dovreste sapere…

I personaggi a cui hai dato vita in entrambi i romanzi pubblicati da Scrittura & Scritture sono animati da una verve fuori dal comune e si distinguono per vivacità, brillantezza, verosimiglianza; la sensazione, leggendo, è di avere a che fare con persone in carne e ossa… tridimensionali, come abbiamo annotato recensendo La stretta del lupo. Così “vere” che viene spontaneo domandarselo: sono vere?

No, naturalmente no. Almeno non completamente. Penso che, quando uno scrittore si mette al lavoro, entrino in gioco meccanismi mnemonici sconosciuti a lui stesso. I personaggi – almeno i miei – sono dei Golem, dei collage di caratteri e figure incontrati nel corso degli anni, a volte frequentati a lungo, a volte incrociati per caso e brevemente. Prima si diceva che senza leggere tanto non si diventa bravi scrittori. Aggiungerei qui che osservare tanto è un bell’aiuto alla scrittura: feste, serate con gli amici, luoghi pubblici. Ogni situazione è utile in questo senso. Tacere, ascoltare, osservare, memorizzare. Comunque, almeno Letizia è un personaggio vero, reale: si tratta di mia nipote, che è anche peggio della sua copia cartacea. 

Direttamente dal Questionario di Proust:

  • i miei eroi nella finzione: La protagonista de La regina del Sud di Perez-Reverte
  • i miei eroi nella vita reale: Don Diana e gli uomini come lui
  • quel che detesto più di tutto: la falsità nelle opere, nei pensieri e nelle parole. La vanagloria e la corruzione
  • vorrei vivere in un Paese che… non abbia mendicanti; bambini, anziani e animali abbandonati
  • il mio sogno di felicità: Una medicina che sconfigga il cancro per sempre

Fuori questionario, proviamo ad estorcerti qualche anticipazione… c’è un nuovo romanzo di Francesca Battistella in arrivo?

Certo che c’è, ma muta sono… ahahah!

Grazie Francesca! Per la disponibilità, la gentilezza… per il tempo che ci hai dedicato. Un grosso, stratosferico in bocca al lupo per la tua vita e per la tua carriera.

Ma un milione di volte grazie a voi e… crepi il lupo (non il mio, va da sé!).

Simona Tassara

- intervista originariamente pubblicata sul blog di Uno Studio In Giallo (tutti i colori del poliziesco… e altre storie).



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