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Intervista a Francesca Prandina, autrice di “Come vento ribelle”, Butterfly edizioni

Creato il 01 ottobre 2014 da Soleeluna

1011587_258666277637636_885215777_n1)   Ciao Francesca, benvenuta nel nostro blog. Vuoi presentarti al nostro pubblico?

Ciao! Mi chiamo Francesca e sono mamma di due bimbi, danzatrice, insegnante di danza e a quanto pare anche scrittrice! Lo dico con sorpresa perché fino a che non ho visto pubblicato il mio libro non osavo pensarlo, crederlo, sperarlo… è sempre stato un sogno gelosamente custodito in segreto!

2)   “Come vento ribelle” è il tuo romanzo d’esordio e devo ammettere che mi ha sorpreso molto che il tuo primo libro vanti tante pagine, è insolito trovare un’opera prima così corposa, quindi complimenti! Da dove nasce l’idea per questo romanzo? E come prosegue la sua “vita” fino alla pubblicazione?

Be’, non volevo peccare di presunzione con un romanzo corposo… ma la sua gestazione è stata alquanto lunga e forse da questo dipende anche la sua mole.

L’idea alla base del romanzo infatti affonda le radici nella mia infanzia, quando mio fratello ricevette in dono un forte dei Playmobil, con soldati, cavalli, indiani… io avrei voluto giocarci naturalmente, ma lui non me lo permetteva! Con sprezzo mi aveva dato l’unico Playmobil femmina del gioco e mi aveva detto che se proprio volevo potevo giocare con quello, come dire con il personaggio rifiutato, emarginato… Be’, fu quasi una sfida! E a me piacciono le sfide… posso giocare solo con la sciocca e debole soldatina? Be’ vedi cosa ti combino con quella…

Da lì è nata Sabrina, compagna di giochi d’infanzia e paladina della libertà femminile in anni in cui mi sentivo circondata da una forte dose di maschilismo, sia a scuola dove vigeva un’insuperabile, anche se non esplicita, separazione tra maschi e femmine, sia in casa dove mi scontravo con un fratello maggiore sempre pronto a far valere la sua superiorità fisica e d’età, che mi coinvolgeva in giochi bellici da cui uscivo inevitabilmente sconfitta.

Anni dopo decisi di cimentarmi nella scrittura di un romanzo e quale spunto migliore se non questo personaggio che mi aveva sempre accompagnato nella mia quotidiana lotta per la sopravvivenza scolastica e affermazione personale?

Lo sfondo storico prende spunto da quel lontano fortino giocattolo ed è risultato perfetto per descrivere e le difficoltà di una donna che lotta contro le convenzioni per affermare se stessa, dato che era un’epoca in cui la spontaneità femminile era davvero mal vista, sia dal punto di vista dell’abbigliamento sia da quello del comportamento. Insomma una gabbia perfetta per il mio personaggio (inizialmente il romanzo doveva infatti chiamarsi “stecche di balena” riferendosi proprio al corsetto che ingabbiava tutte le donne).

Naturalmente, avendo iniziato a scrivere in giovane età, sono dovuta passare attraverso infinite revisioni, perché crescendo il mio stile e il mio pensiero erano in continua evoluzione, poi ho speso gran parte del tempo in ricerche storiche sia in biblioteca sia in internet, che ho scoperto essere una fonte inesauribile di materiale sulla Guerra Civile Americana (se si conosce la lingua inglese) custodito in archivi di piccole città americane, quotidiani dell’epoca, diari di soldati.

3)   Butterfly edizioni, perché?

Perché non è a pagamento! Può sembrare una risposta da poco, ma quando ho deciso di buttarmi e mandare il mio lavoro a qualcuno ho scoperto che il mondo dell’editoria è una vera giungla…

Visto che ho creduto e lavorato tanto a questo progetto, volevo trovare una casa editrice che credesse almeno quanto me in questo libro, che lo amasse, che lo promuovesse… e se pubblichi a pagamento come puoi esserne certo che la tua opera valga qualcosa, che l’editore ci creda davvero e non semplicemente che miri a coprire le spese e poi come va va? Pensavo che il mio libro doveva trovare un editore vero, altrimenti non sarebbe diventato un libro a tutti i costi, almeno per provare a me stessa che avevo scritto qualcosa che valeva la pena di leggere!

E nella Butterfly ho trovato questo: passione, voglia di promuovere e valorizzare la mia piccola opera, uno staff competente, un’illustratrice fantastica, colleghi affabili e soprattutto una direttrice appassionata del suo lavoro.

4)   Sabrina è la protagonista indiscussa del tuo romanzo, ma ti confesserò che i personaggi maschili mi sono rimasti più nel cuore. Ci racconti qualcosa di loro? Chi è Sabrina e chi le persone ruotano attorno a lei?

Be’, ormai ho fatto outing quindi vedrò di accontentare la tua curiosità…

Sabrina è un po’ il mio alter-ego, o meglio quell’io che avrei voluto essere in quelle situazioni in cui avrei voluto andare fino in fondo, nella realtà sono molto più prudente e diplomatica, ma almeno nella fantasia mi sono tolta qualche piccola soddisfazione!

Le persone che le ruotano attorno sono la sua famiglia (che in questo caso non coincide con la mia… mia madre non è scappata da nessuna parte!!! E non ci assomiglia proprio per niente).

Innanzitutto i suoi fratelli, così diversi tra loro, ma in fondo facce della stessa medaglia che per riflesso o contrasto aiutano Sabrina a capire meglio chi sia. Mi piaceva l’idea di un fratello scontroso, che non la vuole tra i piedi, e di uno che invece la accoglie. In tre fanno una bella squadra  e mi sono divertita a descrivere le dinamiche che intercorrono tra di loro: il fratello minore succube del maggiore, che lo spalleggia nel tiranneggiare la sorellina, ma che in realtà vorrebbe stare dalla parte di quest’ultima, mentre il maggiore deve sopportare il peso di rispondere per tutti davanti al padre, è infastidito dalla sorella che gli complica la vita e si sente derubato proprio da lei del suo rapporto esclusivo con il fratello minore.

Il padre è certamente una figura autoritaria, militare dell’esercito è abituato alla disciplina e poco incline alla morbidezza e ai compromessi. L’educazione della figlia lo mette a dura prova, egli sente che è una figlia diversa dagli altri due, che è femmina e che avrebbe bisogno di altro, ma non sa come trattarla: appena le lascia campo libero lei si trasforma in un maschiaccio e lui la tratta come tale, sentendosi inadeguato nei metodi, ma incapace di trovare altre strategie. Non comprende i suoi desideri, le sue pulsioni, un po’ perché è un uomo, un po’ perché all’epoca nessuno si interessava a capire cosa pensassero le donne di loro stesse. Insomma è alle prese con un vero rompicapo e si sente responsabile per i suoi fallimenti continui nel risolverlo, anche se non è disposto per questo a cedere terreno nei confronti di quella figlia sfrontata e ribelle.

5)   Un punto di forza del tuo romanzo, che ho dimenticato di scrivere nella recensione, è la storia d’amore, (non diciamo fra chi!). Mi è piaciuto molto il fatto che tu non l’abbia intrisa di romanticismo, ma che l’abbia resa reale. È stata una scelta tua o dei diretti interessati?

Diciamo che si sono incontrati e piaciuti… In fondo non succede così nella realtà? Almeno a me succede così: incontro qualcuno, ci parlo insieme e poi di colpo noto qualcosa che me lo fa vedere sotto una luce nuova, un movimento delle mani, una parola pronunciata in modo diverso, un sogno in cui interpretiamo nuovi personaggi e tutto diventa possibile, anche innamorarmi di lui…

6)   Allacciandomi alla domanda precedente devo sottolineare che quella scelta, come altre, ti hanno permesso di rendere credibili e vivi i personaggi. Ci racconti com’è stato l’incontro con loro? E qual è adesso il vostro rapporto?

Tutti i personaggi che Sabrina incontra servivano alla sua crescita ed evoluzione, un po’ come sono serviti a me per diventare quella che sono. Questi personaggi mi hanno accompagnato per lunghi anni e sono stati miei confidenti, amici, specchi in cui riflettere le mie esperienze e comprenderle meglio durante la delicata fase dell’adolescenza e dell’entrata nell’età adulta. Con loro ho dialogato e discusso, ma alla fine ho sentito la necessità di lasciarli andare. Dovevano diventare personaggi anche per altri, altrimenti avrei continuato a scrivere e riscrivere questa storia fino alla tomba, diventando completamente pazza…

7)   Quali sono le caratteristiche fondamentali di un buon romanzo storico, secondo te?

Deve essere documentato, ma non per questo pedante. Se qualcuno volesse verificare qualcosa della vicenda, scoprire cosa c’è di realmente accaduto e cosa ci ho messo io dovrebbe poterlo fare, almeno questo è un gioco che io adoro fare quando leggo altri romanzi storici: capire quanta verità l’autore ci ha messo dentro. Però non deve essere una lezioncina di storia… per intenderci, la cosa più difficile per una puntigliosa come me è stato rinunciare a scrivere tutto ciò che sapevo sull’argomento e lasciarlo sottointeso, limitarmi a metterci solo quello che realmente serviva. Io mi sono posta mille domande: quanto costava un cavallo? Quanto veloce andava un treno? Chi faceva i vestiti? Cosa mangiavano? Però mettere in un romanzo che il personaggio ci mette tot per andare dal punto A al punto B perché il treno faceva tot all’ora in quel percorso e un altro tot in un altro punto, con tutti i calcoli… be’… che noia!!! In fondo a chi interessa? Serve all’autore per scrivere una cosa che sia credibile e sensata, ma i lettori non ne hanno bisogno… e men che meno i personaggi che vivendo in quell’epoca non avevano certo bisogno di qualcuno che gliela spiegasse, no?!

8)   Come organizzi la promozione del tuo romanzo? Cosa ha più successo e cosa meno?

Devo dire che non sono una grande donna marketing, agisco più di istinto che non con sane e studiate pianificazioni… Per adesso ho creato una pagina Facebook in cui parlo del mio libro, condivido frasi e pensieri e anche qualche riflessione storica. Cerco di organizzare qualche presentazione presso biblioteche e librerie e trovo che siano molto stimolanti, perché al di là dell’imbarazzo iniziale, è bello incontrare il pubblico e poter rispondere alle loro domande e curiosità.

Credo che la cosa che comunque funziona di più è essere vista come una scrittrice “in carne e ossa” una a cui si può scrivere una mail o porre una domanda, credo sia la cosa più affascinante, no?

9)   Qual è il libro o l’autore che ha influenzato il tuo iter letterario?

Io leggo moltissimo e generi molto diversi tra loro, adoro scrittori come Isabelle Allende, Jonathan Coe, Wilburn Smith, Marion Zimmer Bradley, Sandor Marai… ma anche i classici come Jane Austen e Oscar Wilde. Questo mi crea qualche difficoltà, perché il mio stile si fa influenzare per osmosi… Diciamo che mentre lavoravo all’ultima fase di editing ho evitato scrittori più moderni come Chuck Palahniuk, che magari non erano proprio in linea con il mio romanzo, e ho preferito Margaret Mitchell e Tracy Chevalier….

10)  Progetti futuri? Dove può seguirti il pubblico?

Al momento mi dedico alla lettura e alla promozione di questo lavoro che tanto ha segnato la mia vita… poi si vedrà! In realtà ho in mente molte altre storie, a cui però non ho mai dato grande spazio per privilegiare il mio primo lavoro, adesso chissà…

Seguitemi sulla mia pagina Facebook, così saprete dove trovarmi… anche se sono sempre di corsa e a volte non è facile starmi dietro tra i mille progetti che seguo contemporaneamente!

Questa era l’ultima domanda, Francesca. Grazie per aver partecipato e spero di leggere presto un tuo nuovo romanzo.


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