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Intervista a Gabriele Dolzadelli, autore di: “Jolly Roger-La terra di nessuno”

Creato il 12 novembre 2014 da Soleeluna
  • copertina libro pubblicato fronte senza ombra cmykCiao Gabriele, benvenuto nel nostro blog. Come prima cosa ti chiediamo di presentarti al nostro pubblico.

Salve a tutti. Grazie per questo piccolo spazio che riservate a me ed al mio libro. Che dire? Sono un giovane ragazzo valchiavennasco di 26 anni, diplomato geometra ma che da quattro anni svolge il lavoro di panettiere presso un’azienda locale. Sono sposato con Natalie dal 2012 e dopo anni in cui la mia passione è stata la lettura mi sono cimentato per la prima volta in questa avventura con il mio libro d’esordio: “La terra di nessuno”.

 

  • Cos’è per te la scrittura? Da quanto tempo ti dedichi a questa passione?

Per me la scrittura è qualcosa di meraviglioso. Permette di creare qualcosa che va oltre il nero su bianco. Porta a formare qualcosa di vivo, che fermenta e si evolve sotto le tue mani. Creare storie, personaggi ed intrecci che spesso prendono pieghe inaspettate a tal punto da sorprendere te stesso. E’ una passione che si insinua nella tua mente senza abbandonarti mai, in ogni momento della giornata. A volte è anche un rifugio. Un luogo dove la mente può rintanarsi dalle ansietà di questo mondo per poi liberarsi in spazi infiniti che sono lì, pronti da riempire come una tela di un pittore, solo senza alcun limite e confine.

Ho iniziato a scrivere all’incirca nel 2010. Il mio primo romanzo, rimasto ancora incompleto, nacque più per gioco, volendo creare una storia con protagonisti dei miei amici e pconoscenti. Fu una sfida divertente, ricca di caricature, che però iniziò a farmi gustare i piaceri della scrittura. Poi, in seguito a diverse bozze, nacque col tempo l’idea della saga Jolly Roger.

  • Jolly Roger-La terra di nessuno è un romanzo ambientato nel 1670. Come hai ricostruito l’epoca storica? Quali le ricerche più importanti?

Devo ammettere che la scelta di un’ambientazione del genere è stata una decisione rischiosa. Questo perché seppur mi appassioni la storia, non sono né uno storico né uno specialista del periodo in questione. Ma ho voluto accettare la sfida, mantenendo comunque dei limiti che mi permettessero di non strafare ed andare oltre le mie competenze. Jolly Roger è difatti ambientato in un contesto storico ben preciso, ma in una zona del nostro pianeta che andava molto al di fuori, per esempio, delle vicissitudini europee per quanto riguardava alleanze e belligeranze. Oltre oceano molti trattati perdevano valore e nazioni che in Europa si fronteggiavano in fazioni opposte, nelle Americhe potevano benissimo non farsi del male per raggiungere scopi comuni. Questo mi ha permesso di avere una certa libertà d’azione in più. Ci sono comunque volute diverse ricerche, questo è chiaro. Anche nei Caraibi infatti c’era una situazione ben precisa che viene evidenziata sin dai primi capitoli del libro, ossia il declino da parte della Spagna, fino a quel momento la potenza dominante nell’Oceano Atlantico, in concomitanza con la crescita da parte dell’Inghilterra attraverso anche l’utilizzo dei noti corsari. Una situazione di ribalta ma che al contempo sottolineava l’accesa lotta per il dominio coloniale. Le mie ricerche si sono dovute perlopiù concentrare su questi aspetti ed oltre ai libri che ho letto in materia, mi sono stati davvero utili alcune comunità online di appassionati che si sono messi volentieri a disposizione.

  • Ci presenti il protagonista del romanzo?

Il protagonista de “La terra di nessuno” è essenzialmente Sidvester O’Neill, un giovane pescatore irlandese che ricerca il fratello Alexander partito per il mar dei Caraibi giungendo fino all’isola di Puerto Dorado, da cui ha avuto le sue ultime notizie. Sid è un ragazzo che ha un forte senso del dovere. Al contrario del fratello, che possiede un intenso spirito di avventura, lui programma la sua vita sulla base delle responsabilità, che prevedono una vita normale, a Cork, in Irlanda, con il suo lavoro di pescatore per mantenere i genitori e la prospettiva di mettere su famiglia. La visione del mondo che Sid ha si limita perlopiù a questo ed è per queste ragioni che si ritrova molto in conflitto con la personalità del fratello. Il viaggio che Sid intraprende ha perlopiù lo scopo, infatti, di far ravvedere Alex e riportarlo a casa, alla vita che ha deciso di abbandonare. Il percorso di ricerca porta però ad una trasformazione del pensiero di Sid, seppur lieve e non radicale, sempre più coinvolto nelle vicissitudini dell’isola.

Ad ogni modo, seppur la storia che lega Sid ed Alex, sia la parte centrale del primo volume, attorno ad essa si sviluppano diverse altre vicende che riguardano altri personaggi, tra cui: il nobile Jean Louis Lafayette, l’ammiraglio James Goodwin, i mercenari Jorge Ximenez ed Isaac Ben Yehudah, la bella Elisabeth McLowell e la ribelle Soledad Suarez, solo per menzionarne alcuni. Tutti loro hanno dei retroscena che vengono svelati pian piano nel corso del romanzo e delle storie che volenti o nolenti li legano tutti quanti l’uno all’altro. Posso dunque dire di non avere un unico protagonista in questa saga, ma diversi e svariati.

  • Intrighi, lotta per il potere, complotti. Questi solo alcuni degli ingredienti del tuo libro. Secondo te, cosa non deve mancare mai in un romanzo di successo?

Credo che in un romanzo di successo non debba mai mancare il realismo dei personaggi. Quelle componenti umane che ce li fanno sentire vicini ma al contempo caratteristici. Attraverso il mio romanzo, per esempio, ho cercato di raggiungere questo fine con l’uso di flashback posizionati con regolare costanza all’interno della storia, così da sviscerare i protagonisti e le loro personalità semplicemente raccontando il loro passato. Sono pochi i romanzi che ho trovato che utilizzavano questo sistema. E’ stato per me un esperimento e spero di aver raggiunto il mio scopo poiché posso dire che, da lettore, ho sempre apprezzato romanzi che facevano vivere appieno i propri personaggi descritti.

In più, ovviamente, ci vuole una trama avvincente che sappia dare la giusta dose di suspance, in un sapiente equilibrio che permetta sia di non essere scontati e sia di essere realisti.

  • Il romanzo parla anche di pirati. Scelta casuale o la tua è una passione verso i corsari dei mari?

Diciamo che il genere mi ha sempre affascinato, seppur in realtà non abbia mai avuto passione per letture che li riguardassero. Fino ad ora, per esempio, ammetto di non aver mai letto qualcosa di Salgari anche se mi sono promesso di farlo nel prossimo futuro. Come la maggioranza delle persone, questo tipo di ambientazione ha iniziato a colpirmi attraverso il cinema, e solo poi si è fatto conoscere attraverso libri come “L’isola dei pirati” di Michael Crichton.

Posso dire che la scelta, più che sui corsari, inizialmente era orientata su un’ambientazione che mi permettesse di costruire trame ed intrighi all’interno di un’area circoscritta. Una delle mie prime bozze, ancora nel cassetto, riguardava, infatti, un thriller moderno.

La scelta è poi ricaduta solo col tempo sul 1670 e sui pirati.

  • Ci lasci un passo significativo del romanzo?

“Fino a oggi, caro Isaac, pensavamo che Puerto Dorado fosse davvero l’inferno di cui tanto parlavano. E’ la terra dei peccatori, e sembra che la morte sopraggiunga sempre come una sentenza, senza risparmiare dolori e agonie. Questo stesso sole cocente farebbe sudare Lucifero in persona. Ma da domani scopriremo come mai il vero inferno non l’avevamo ancora visto” -Ammiraglio James Goodwin-

  • Hai qualche aneddoto da raccontarci in merito alla stesura del libro?

Nessuno in particolare. Una cosa che posso dire, però, è che più volte mi sono ritrovato spiazzato dalla piega che gli eventi prendevano nel corso della stesura. Seppur lo schema del mio libro rimaneva invariato mi è capitato spesso di trovarmi di fronte a trame secondarie che prendevano vita quasi fuori il mio controllo. Seppur fosse la mia mente a scrivere digitando i tasti della tastiera, le vicende seguivano un corso naturale che mi portava quasi più a dover stare io dietro a loro, anzichè il contrario. Credo sia stato proprio questo a farmi innamorare di questa storia e di provare una vera e propria passione nel raccontarla. E’ stata una cosa mai provata prima.

 

  • Da scrittore a lettore, quali sono le letture che hanno influenzato il tuo iter letterario? Leggi emergenti?

Gli scrittori emergenti sono stati un campo nuovo per me. Non immaginavo minimamente ce ne fossero così tanti, in Italia e nel mondo. Ero un completo ignorante in materia ed il sipario mi si è aperto solo quando ho iniziato a farne parte io stesso. Per questo, sin da ragazzino, non ho mai fatto caso a questo settore letterario. Il mio percorso di lettura posso dire con certezza sia iniziato con i romanzi di Michael Crichton, che leggevo da ragazzino ai tempi della scuola. Direi che questi mi diedero sin da subito una tendenza ai romanzi di avventura, o come li chiamavo io: “survivor”; visto che questo scrittore aveva la tendenza a sfoltire i personaggi nel corso della storia.  Ho avuto un periodo in cui leggevo molto Agatha Christie (forse l’unica autrice di gialli a cui mi sono particolarmente legato) in cui ho scoperto il mio romanzo preferito: “Dieci Piccoli Indiani”. In seguito, negli anni, sono passato ad autori come Franz Schatzing, Ken Follett e George R.R.Martin che mi hanno dato l’idea di comporre il romanzo seguendo diversi protagonisti, come avveniva in libri tipo: Il quinto giorno, Il diavolo nella cattedrale, I pilastri della terra, Mondo senza fine, The century trilogy e Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.

  • Progetti futuri? Dove può seguirti il pubblico?

Ho diversi romanzi nel cassetto. Ma per ora i miei progetti si incentrano primariamente sulla saga di Jolly Roger, che prevede diversi volumi. Sto ultimando la stesura del secondo dal titolo: “Le chiavi dello scrigno” che spero possa uscire all’inizio dell’anno prossimo.

Il pubblico mi può seguire sulla pagina ufficiale di Facebook (www.facebook.it/jollyrogersaga), su ilmiolibro.it e presto anche su youcanprint.it, dove si possono trovare i volumi in vendita.

Grazie per aver chiacchierato insieme a noi. Ci risentiamo quando pubblicheremo la recensione al tuo romanzo.


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