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Intervista a Gabriele Picco

Creato il 15 ottobre 2010 da Sulromanzo
Intervista a Gabriele PiccoDi Morgan Palmas
Un incontro con Gabriele Picco
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato/a alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Da bambino mi appassionarono molto due romanzi: L’isola del tesoro e Pinocchio. Poi per molto tempo lessi solo libri di storia. Così cominciai a scrivere di viaggi immaginari nell’antico Egitto. Mi piaceva molto inventare storie. Era come viverle. Mi ispiravo anche agli album di figurine di animali e dei personaggi famosi. Ho riempito anche quaderni e poi floppy e cd e chiavette con il mio diario dal 1992 a oggi (negli ultimi anni sempre meno). L’ho scritto sul frontespizio del primo quaderno: “Nessuna pretesa letteraria, queste sono solo parole che mi aiutano a vivere, scrivere”.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Molto di quello che faccio parte dall’istinto. Il mio secondo romanzo (Cosa ti cade dagli occhi) è nato da una scultura che a sua volta era nata da un disegno che avevo tracciato su un foglietto anni prima. Senza nessun tipo di progettualità. La fase razionale mi serve in un secondo momento per ordinare le idee, renderle più fruibili. Ed è la fase del lavoro duro…
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
Ci ho provato, a fare il Moravia, ma con scarsissimi risultati. Di solito accumulo idee su quaderni, idee che possono essere anche per dipinti, sculture, personaggi di romanzi ancora “vuoti”. Poi, a un certo punto, ma viene da solo, mi rendo conto che pian piano ho costruito, idea su idea, qualcosa che può assomigliare a un piccolo mondo plausibile. Allora cerco di abitarlo. Naturalmente capita che i tempi di attesa del “miracolo” siano lunghi, nel frattempo dipingo, vado al cinema, nuoto, vedo amici. Quando invece un romanzo è partito allora scrivo otto ore al giorno. Divento abbastanza inflessibile con me stesso.
Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo?
Bevo parecchio. Tutti i liquidi possibili, dall’acqua ai succhi di frutta al tè, alla birra, al caffè. Diventano per me una specie di inchiostro che il cervello riversa virtualmente sulla pagina del pc.
Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte, qual è il suo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?
Ne ho letti molti a vent’anni, adesso capita più di rado. In questi giorni però sto leggendo Dickens al mattino e Cechov la sera, dopo i pasti. Quando scrivo cerco di non pensare agli scrittori del passato. Cerco di non pensare nemmeno a quelli del presente.
L’avvento delle nuove tecnologie ha mutato i vecchi schemi di confronto fra centro e periferia, nonostante ciò esistono ancora luoghi italiani dove la letteratura e gli scrittori si concentrano? Un tempo c’erano Firenze o Venezia, Roma o Torino, qual è la sua idea in merito?
Nei blog, su facebook e per fortuna, in libreria.
Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?
Scrivere mi ha aiutato in passato a superare momenti difficili. Metterti lì, in solitudine e scrivere può essere terapeutico. Per il resto la scrittura può anche condizionarti in negativo. È un’ossessione. Una lotta continua tra il vivere e il creare.
La ringrazio e buona scrittura.
Gabriele Picco, nato a Brescia nel 1974, si è laureato in lettere moderne all'Università Statale di Milano. Artista visivo e scrittore, ha partecipato con dipinti e sculture a mostre in spazi pubblici e privati in Italia e all'estero. Nel 2002 ha pubblicato il suo primo romanzo "Aureole in cerca di santi" (ed. Ponte Alle Grazie) ed è stato selezionato a "Ricercare", laboratorio di nuove scritture dove ha letto il racconto inedito "Compleanno senza un piede". Sulla rivista Fernandel ha pubblicato il racconto "Incontro al mondo". "Cosa ti cade dagli occhi", (Mondadori, 2010), è il suo secondo romanzo.
www.gabrielepicco.com
Intervista a Gabriele Picco

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