Ciao Gaja, tu sei traduttrice, scrittrice, sei stata insegnante, e redattrice. Quale di queste attività senti più “tua”?
Sicuramente la scrittura.
Come ti sei approcciata alla scrittura?
Non c’è stato un approccio. Direi piuttosto che l’urgenza di scrivere è nata con me.
Spesso – per non dire sempre – ricorre nelle tue opere il “cerchio”, cosa rappresenta per te?
Credo rappresenti il bisogno di chiuderlo, questo cerchio. In realtà, ogni volta che ci provo, mi rendo conto che la vita è un cerchio che non si chiude mai. Un’infinita spirale.
Emanuela Orlandi, Auroralia – la donna volante, Sara, Margherita. La figura della donna è centrale nelle tue opere. Come reputi la figura della donna in questo periodo in cui imperversano polemiche da ogni parte, anche politica?
Sono convinta che, più che mai in questo periodo storico, molto si debba ancora fare per assicurare alle donne pari opportunità, pari dignità e pari considerazione.
Margherita. Questo nome ricorre spesso. Chi è Margherita?
In effetti, è un nome che ho usato solo nel mio ultimo romanzo, «Sangue del suo sangue», ed è il nome della protagonista. Margherita è una donna che sopravvive alla vita che altri hanno scelto per lei.
Una volta hai detto: “Io quando scrivo mi sento veramente sola al mondo”. Cosa significa questa tua affermazione?
A volte, non sempre, la solitudine può anche essere sinonimo di libertà. Quando scrivo sono sola e libera. Tutte le conseguenze negative e dolorose che la solitudine porta con sé diventano energia e creatività.
Qual è il tuo autore preferito?
Ce n’è più d’uno. Cito, rigorosamente in ordine alfabetico, i tre che ho nominato nel mio romanzo: Margaret Atwood, Michail Bulgakov, Marguerite Yourcenar.
E il periodo letterario che preferisci?
Non saprei darti una risposta. Mi appassiono ai libri e alle autrici/agli autori.
L’Irlanda. Cos’è per te “l’irlandesità”?
L’Irlanda è un luogo dell’anima. L’irlandesità è un abito mentale.
E il surrealismo?
A differenza di quanto ho scritto poc’anzi in relazione alle correnti letterarie, esiste una corrente artistica che prediligo in assoluto ed è, per l’appunto, il surrealismo nelle arti visive (la pittura, la fotografia). Dal surrealismo traggo spunti di riflessione, ispirazione e contaminazioni preziosissime per la mia scrittura.
Che rapporto hai con il web?
Lo uso per comunicare, per conoscere, cercando di non farmi usare.
Pensi che un autore debba leggere “tutto” o debba fare comunque una cernita ab origine? Come ti relazioni con la lettura?
È impossibile leggere “tutto”, vista la quantità di libri che si sfornano ogni giorno. Personalmente mi faccio guidare dai miei interessi: non solo leggendo ciò che più mi è congeniale, ma anche quello da cui posso imparare.
A quale autore pensi di essere affine?
A dire il vero, non mi sono mai posta questa domanda. Non saprei. In effetti penso che chiunque scriva voglia trovare una voce letteraria propria e inconfondibile.
L’ultima domanda, quella che fa arrabbiare la maggior parte degli scrittori: perché scrivi?
Ti rispondo con le parole di Karl Kraus: «Chi scrive libri lo fa soltanto perché non trova la forza di non farlo».
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