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Intervista a Lorenzo il Magnifico, politico e talent scout di scrittura e arte

Creato il 05 giugno 2014 da Ireneferri

Chi era Lorenzo De’ Medici? Perchè lo ricordo oggi, con un’intervista sulla sua figura, come personaggio importante nel panorama della scrittura e dell’arte italiana, come della politica?

Lorenzo è stato uno dei più potenti talent scout di scrittura e arte. Politico di notevole intelligenza, Lorenzo dei Medici-i Medici, come è noto, sono la potente famiglia dei principi che regnò a Firenze dal 1400 al 1700) fu un personaggio fondamentale nella scena sociale ed artistica del suo secolo. 
Un uomo illuminato e positivo, forte e giusto, moderno ed intelligente conoscitore delle arti letterarie e dell’animo umano.

La formazione e l’attività di Lorenzo De’ Medici

Buongiorno Lorenzo, sappiamo che Lei fu un personaggio di rilievo nel suo mondo. Può dirci qualcosa dei suoi studi e del suo lavoro?
Dopo un’importante educazione umanistica, sono finito a lavorare nella banca di famiglia, il Banco dei Medici. Ero molto giovane e mio padre voleva farmi fare la gavetta… ho potuto viaggiare molto e venire in contatto con tutti i personaggi di spicco della società italiana (gli Aragona, gli Sforza, gli Este).

Volevo essere considerato un semplice cittadino con il potere in mano. In questo modo, mi sono assicurato il favore popolare e sono riuscito a conciliare tutte le fazioni presenti sulla scena politica. 

Quale pensa possa essere, ora come ai suoi tempi, una dote importante per un giovane che voglia “diventare qualcuno”? 
Mi sento di dire che è fondamentale avere doti di negoziazione. Personalmente, mi hanno aiutato a riconciliarmi con i miei nemici ed assicurarono un lungo periodo di pace e di prosperità alla penisola. 


Ci dicono che Lei era un grande talent scout. Può dirci qualche nome di artista con cui ha avuto rapporti?
Sono stato io stesso poeta, artista e letterato.E’ vero, mi sono sempre sentito un talent scout di scrittura. Ma amavo tutte le arti. E’ una delizia vivere i capolavori dell’anima umana.

Ho affidato commissioni a tutti gli artisti più importanti del tempo: Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Angelo Poliziano e Luigi Pulci, Antonio Pollaiolo, Filippino Lippi e Sandro Botticelli lavorarono per me, come anche lo scultore Andrea del Verrocchio e l’architetto Giuliano da Sangallo.

Anche Leonardo da Vinci ebbe qualche contatto con Firenze. Michelangelo studiò all’Accademia da me fondata, riconosciuta la prima in Europa.

Ho sguinzagliato i miei servi per tutta Italia a cercare manoscritti rari e preziosi per la mia biblioteca e nuove statue per il mio giardino. 

L’attività dell’arte e della scrittura

Fu anche artista. Che tipo di lavori ha scritto? 
Ho composto opere di vario genere: opere d’amore, con i temi cari al Dolce Stil Novo; opere popolari, comiche e burlesche; opere religiose. Sono sempre stato molto eclettico, amavo Dante, Petrarca, Marsilio Ficino.

Cosa ci può dire del suo stile? Che tipo di tecnica utilizzava? 


Mi piaceva moltissimo fare sfoggio di pura tecnica e di abilità formale, con un uso potente di figure retoriche. Vivacità, riferimenti allo stilnovismo ed esaltazione della giovinezza e del godimento dei piaceri sono tratti distintivi della mia produzione.

Ho celebrato in tutto il mio Canzoniere la mia amante Lucrezia Donati. Ho composto poemetti, sonetti, laudi, canzoni: non ho tralasciato nulla dello stile di moda, lo Stilnovo. Metafore, allitterazioni, iperbole, similitudini sono le figure retoriche che ho utilizzato maggiormente. 

Ci ricorda un verso di sua composizione?
“Quanto è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto, sia: del doman non vi è certezza”

(Pensavi fosse un verso di Dante? Ti devi ricredere, è opera di Lorenzo).

Affascinante Lorenzo. Vero? Non tanto (e non solo) per il suo modo di essere talent scout di scrittura ed arte (di artisti veri, non di stelline che strillano e urlano in un microfono, costruite a tavolino per vendere). Soprattutto è per il suo savoir-faire, la sua cultura, la sua capacità di costruire relazioni, le sue ampie vedute.

Le sue immense doti diplomatiche che assicurarono un lungo periodo di pace e prosperità alla frammentata realtà italiana.

Pace di cui ci sarebbe un grande bisogno proprio ai giorni nostri. Cosa ne pensi?


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