Intervista
Ciao Lorenzo e benvenuto nel Sole e Luna Blog per scrittori emergenti. Come ci hai trovati?
– Vi ho trovati casualmente, navigando qua e là per il web, e ho preso al volo l’occasione per fare due chiacchiere con voi.
Ti va di presentarti al nostro pubblico? Come trascorri le tue giornate? Da dove vieni?
– Vivo a Botticino, un paesino vicino a Brescia, e credo che le mie giornate non siano tanto diverse da quelle dei miei coetanei nati in contesti lontani dalle metropoli. Insomma, le nostre non sono esistenze cinematografiche, e si cerca sempre in qualche maniera di far passare il tempo tra poche occupazioni utili e mille occupazioni futili arrangiandosi con quello che la provincia offre. Comunque ora come ora, dopo aver passato del tempo tra Amsterdam e Brighton, sto aspettando la fine dell’estate per cominciare l’università.
“Come le spiagge a Brescia due” è il titolo del libro che vuoi presentarci. Qual è il motivo di questo titolo?
– Il titolo è nato proprio a Brighton. Un pomeriggio, verso sera, stavo camminando lungo il lungomare quando una ruspa e un piccolo cantiere solitario nel bel mezzo della spiaggia desertica hanno rubato la mia attenzione. Il contrasto immediato tra artificiale e naturale, e le luci delle automobili e dei palazzi dal lato opposto della strada mi hanno immediatamente ricordato gli immensi viali della mia città osservati dai finestrini appannati degli autobus di linea, e per qualche istante quel lido di non mi è sembrato poi tanto diverso da Brescia Due.
Qual è la trama del libro?
– Non sono mai capace di rispondere a questa domanda. Io personalmente credo che non sia altro che una storia d’amore provinciale contemporanea raccontata per mezzo di anoressici racconti. Come ho detto in altre occasioni, quando leggo certi libri o quando guardo i film hollywoodiani mi sento completamente alienato dal racconto. Per me queste opere, ed è solo una personale opinione, non sono sincere con il lettore e con lo spettatore, in quanto non dicono nulla della vita reale, ma raccontano storie stereotipate partorite con il fine ultimo di finire sulle prime pagine dei settimanali e di incassare al botteghino. Mi piaceva dunque questa idea di poter raccontare a modo mio una storia d’amore vissuta nel duemilaquindici, senza banalità, con la cassa integrazione e i bombardamenti in Medio Oriente che le fanno da sfondo.
Morti bianche, precariato e annegamenti sono alcuni dei temi che affronti. Temi davvero attuali, cosa ti ha spinto ad affrontarli?
– Fondamentalmente perché mi sarebbe impossibile parlare dell’attualità senza toccare questi aspetti, che sono ormai parte integrante di essa. E’ stata un’urgenza espressiva ed emotiva, volevo semplicemente raccontare la mia quotidianità, che, esattamente come quella di chi è nato negli ultimi anni, deve scontrarsi faccia a faccia con una società liquida, costituita da enormi contraddizioni e pochi punti di riferimento.
Il tuo libro sembra abbastanza politico, affronta tematiche molto controverse. Riesci a offrire alcune soluzioni?
– Se devo essere sincero, il libro è meno politico di quanto possa sembrare. Lancio delle provocazioni su temi che mi stanno molto a cuore, più o meno noti, ma il tutto è attorcigliato in uno zibaldone che ha al centro certi personali e globali avvenimenti.
Perché la società attuale non riesce ad affrontare questi temi con più lungimiranza?
– Chiaramente questo è un discorso molto ma molto più grande di noi, impossibile da sostenere ed argomentare tramite una breve intervista. Detto questo, non credo si tratti tanto di lungimiranza, quanto di superficialità e banalità. La modernità ne è piena, in televisione ormai passa di tutto, e questo in ogni settore, da quello cinematografico a quello musicale, mentre i musei e le librerie sono deserte. Basterebbe portare solamente un po’ più di cultura in tv per arricchire moralmente e responsabilizzare lo spettatore, e quindi l’uomo. Parte tutto dall’arte, e quando Popper parlava di patenti per i produttori televisivi forse non sbagliava.
Hai già tenuto delle presentazioni di questo libro?
– Non ancora, ma prossimamente potrei tenerne una, e ne sono più che felice.
Quali sono i tuoi progetti letterari futuri?
– Sto lavorando da poco tempo ad un’idea che non so ancora come e quando verrà sviluppata, dunque porterò pazienza e scoprirò man mano cosa ne verrà fuori!
Grazie per essere stato nostro ospite e a presto!
– Grazie a voi della fantastica opportunità e del tempo concessomi, un sincero augurio per il vostro lavoro!