Mariangela Camocardi è nata e vive a Verbania. Riesce a passare con disinvoltura da un genere all’altro ( di recente ha pubblicato un racconto horror, “Giulietta“, sull’antologia edita da Delos “365 racconti horror per un anno”, e il time-travel Il talismano della dea, Harlequin Mondadori). Tra le opere più importanti “Tempesta d’amore“, “Sogni di Vetro“, giunti entrambi alla terza riedizione, “Lo scorpione d’oro“, “Appuntamento” al buio. A dicembre, per Mondadori, esce “Chi voglio sei tu“, a coronamento dei suoi 25 anni nella narrativa.
La nota autrice ci ha concesso il piacere di intervistarla. E’ dunque con piacere che pubblichiamo il nostro amichevole “botta e risposta”.
1- Ciao Mariangela, grazie per aver accettato di essere intervistata a noi. Partiamo subito con le domande: hai pubblicato la prima volta nel 1986 con Mondadori esordendo con Nina del Tricolore. Cosa ti ha spinta alla decisione di pubblicare il tuo primo romanzo, sogni artistici a parte?
Ciao Daniela. A dire la verità era già difficile pubblicare in quegli anni, con un nome italiano. Mi piaceva scrivere e l’idea di vedere le mie storie trasformarsi in libri è stata come al solito una delle tante sfide che ho raccolto nella vita.
2- Nina del Tricolore è un romanzo storico romantico, ma che tratta di argomenti forti come le Cinque Giornate di Milano. Che cosa ti attirava a inserire questo sfondo storico nella trama?
Il Risorgimento è un periodo eroico della Storia italiana che mi ha sempre appassionato molto e avevo in testa un intreccio e dei personaggi che sembravano fatti proprio per essere inseriti lì, in quel periodo che è poi sfociato nell’Unità del nostro Paese.
3- Dopo Nina del Tricolore perché hai deciso di seguire la strada del romanzo storico?
Diciamo che il passato mi fornisce spunti che trovo affascinanti da raccontare e, più che scegliere un’ambientazione d’epoca, sono le epoche che mi hanno indotto a scegliere sfondi molto romantici da proporre alle lettrici. Credo abbiano apprezzato.
4- Quasi tutti i tuoi romanzi sono ambientati sul Lago Maggiore e in Lombardia. Cosa ti lega a questi luoghi e cosa ti ha indotto a descriverli in molte delle tue opere?
Sul Lago Maggiore ci vivo e sono consapevole di avere davanti agli occhi un paesaggio che, oltre a essere stupendo, si adatta benissimo al romanticismo di molte altre epoche. Per esempio, ho scritto “I pirati del lago” perchè i ruderi della Rocca Malpaga esercitavano un tale fascino su di me che non ho resistito a farne il suggestivo scenario di questo romanzo ambientato nel 1400, durante la Signoria dei Visconti. La Lombardia è la terra di mio padre, ho ancora dei cugini nel mantovano e sento molto queste mie profonde radici familiari.
5- Da molti anni sei un punto di riferimento per il mondo femminile amante del romance. Quale sensazione provoca in te questo?
Be’, ne sono parecchio orgogliosa, ovviamente. Ma è soprattuto uno stimolo a fare sempre meglio. Tengo moltissimo all’apprezzamenti di chi legge i miei libri, e quando mi dicono:”mi è piaciuto il tuo romanzo” ti assicuro che è la migliore delle ricompense.
6- Parlo personalmente: sin da piccola ho letto i tuoi romanzi, a loro volta mi sono stati passati da mia madre. Dal 1986 accompagni generazioni di sogni, che penso sia bellissimo. Lo fai anche con i tuoi figli o i tuoi nipoti?
Guarda, i miei figli e i miei nipoti sono i miei primi fans. Mia figlia Monica è la prima a leggere la bozza dell’ultimo libro scritto, e mio figlio Massimo è insostituibile nel suggerirmi personaggi insoliti e curiosi aneddoti che spesso sfrutto nelle mei trame. I miei nipoti, chi in un modo, chi in un altro, sono fieri di questa nonna che inventa storie che gli altri leggono.
7- Ciribalà invece si differenzia totalmente dalla tua produzione di romance. Cosa ti ha spinto a scrivere una fiaba che ha come una delle ambientazioni il Bosco Chenonsivede?
I nipoti, appunto, sono stati di sprone a provarci. Mi entusiasmava la prospettiva di scrivere qualcosa per i bambini, comunque, e Ciribalà era già sulla punta della mia penna.
8- Di cosa parla esattamente Ciribalà?
Ciribalà è un posto situato nel regno di fantasia in cui abitano fate, gnomi e streghe. Un giorno dallo spazio arrivano i Noisiamoqui, piccoli alieni che hanno fatto un cosmonaufragio… ne succedono delle belle tra i personaggi fatati e gli extraterrestri.
9- La vita che ho sognato è il tuo ultimo romanzo: vuoi parlarne e dire come è nato questo contemporaneo?
La vita che ho sognato rappresenta un’altra di quelle sfide cui accennavo più sopra. Mi attirava molto scrivere una storia ambientata ai giorno nostri e nella mente c’erano dei protagonisti che voelvano essere raccontati. Mi è piaciuto più di quanto avessi immaginato interagire con loro.
10- Sei un’autrice che ha pubblicato da sempre con Mondadori. Qual é la tua visione editoriale in merito?
Sono stata fortunata a esordire in una casa editrice così importante, e a collaborare con editor di grande livello che mi hanno consentito di crescere professionalmente e di maturare come scrittrice. Ho pubblicato anche con Harlequin Mondadori, Mondolibri, e ora con Fanucci/LeggereEditore.
11- Parliamo della Mariangela ancora non famosa: cosa facevi prima di pubblicare il tuo primo romanzo?
Lavoravo come tante donne in uno stabilimento Pirelli, dividendomi tra impegni professionali e impegni familiari, e mai avrei immaginato di diventare un giorno un’autrice di romanzi.
12- Cosa ti ha spinto al mondo della scrittura?
Semplicemente, sono stata licenziata da un giorno all’altro per la chiusura dell’azienda e scrivere, almeno inizialmente, è stato un modo decisamente efficace per evitare di pensare ai seri problemi economici che io e mio marito stavamo affrontando.
La copertina di "Sogni di Vetro", il nuovo romanzo di Mariangela
13- Credi che scrivere e pubblicare offra il modo per sostenersi economicamente?
Ahimè, in Italia non si campa di scrittura. Per ciò che mi riguarda i ricavi sono irrisori . Moralmente tante gratificazioni, tuttavia, il che compensa l’aspetto meno sodisfacente di questo mestiere.
14- A quali eventi collabori attualmente?
Sono appena rientrata dal Women’s Fiction Festival di Matera ed è stata una bella esperienza. Poi ci sono altre ottime manifestazioni culturali quali La Vie en Rose.
15- Sei finalmente approdata alla libreria con Sogni di vetro, edito da LeggereEditore. Che effetto ti ha fatto?
Quello che chiunque assapora quando si realizza un sogno: pura felicità.
16- Che consigli ti senti di dare ai giovani autori esordienti che hanno un libro nel cassetto e vorrebbero “fare il grande salto”?
Leggere, leggere, leggere, e scrivere e riscrivere senza mai stancarsi di affinare il proprio stile. Ovviamente occorre anche molta umiltà e la capacità di mettersi in discussione sottoponendosi a una sana e proficua autocritica quando i loro testi vengono rifiutati dalle case editrici. La gavetta è un’ottima palestra e suggerisco a tutti di tenerla nel debito conto.
Grazie per aver risposto alle nostre domande, è stato un vero piacere.
Grazie a te Daniela, sei stata molto disponibile e gentile, soprattutto nel dirmi che la tua mamma ti ha passato i miei libri: sono fiera che li abbia ritenuti così validi da farteli leggere