Università delle Tre Età – Alessandria
http://mariangelaciceri.splinder.com
Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a insegnare teoria e tecniche di scrittura.
Ho iniziato la mia carriera di 'scrittrice' una decina di anni fa. Dopo la pubblicazione del mio primo romanzo mi capitava spesso di rispondere a domande del tipo: scrittori si nasce o si diventa? Da giornalista mi è venuta la voglia di scoprirlo, da qui il progetto di organizzare un corso di scrittura creativa. Il primo gruppo con il quale ho lavorato era numeroso, esigente e stimolante. Non ho più smesso.
Perché una persona potrebbe o dovrebbe imparare tali tecniche?
La creatività non ha limiti, la scrittura invece ha delle regole. Non mi riferisco a quelle grammaticali, importanti, fondamentali ma che non mi competono. Sono convinta che lo scrivere nasca da un bisogno interiore e personalissimo di comunicare a diversi livelli. Per questo ai miei allievi chiedo sempre se scrivono per leggersi o per essere letti. Sono due aspetti diversi ed importantissimi della scrittura ed ognuno di loro ha regole diverse. Spesso chi si accinge a mettere su carta le proprie emozioni ha aspettative differenti da chi si pone di fronte ad un foglio bianco con il solo obbiettivo di essere pubblicato. A quel punto e in quel caso l'imparare una tecnica diventa sinonimo di professionalità.
Quanti suoi allievi sono riusciti poi a pubblicare una loro opera?
Che io sappia tre, di cui uno alle prese in questi giorni con il suo primo romanzo. Trovare case editrici che non chiedono contributi non è facile e spesso chi inizia vorrebbe ottenere un riconoscimento subito. Ma la fretta è la peggior nemica degli scrittori.
Crede che per pubblicare con una grande casa editrice conti più il merito o la “conoscenza” di “qualcuno”? Quali percentuali fra le due?
Credo che servano tutte e due unite ad una discreta dose di fortuna. Sono tanti i fattori che possono entrare in gioco. Le grosse case editrici sono oberate di testi, conoscere qualcuno potrebbe facilitare la lettura del proprio lavoro. La pubblicazione vera e propria però, secondo me la si ottiene quando l'editore crede in quello che gli è stato proposto. La fortuna è quella ti fa proporre in qual dato momento proprio quel testo in perfetta sintonia con i progetti editoriali di quella casa editrice.
Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?
Quando leggo un libro non mi faccio mai condizionare dalla fama dell'autore, quindi se mi piace ne parlo bene, altrimenti no e se nei miei corsi qualcuno legge un testo che secondo me varrebbe la pena di essere proposto a una casa editrice, sostengo l'autore senza dare false aspettative ma sottolineando il fatto che un romanzo può anche essere respinto o non vincere un concorso e anni dopo, con lo stesso testo (come ci hanno insegnato autori famosi) si possono ottenere risultati inaspettati.
Che cosa pensa della scuole di scrittura creativa italiane se riflette in termini di qualità?
Come in tutte le situazioni credo ce ne siano alcune molto serie ed altre molto improvvisate e mi piacerebbe che tra i vari docenti si riuscire ad avere scambi di esperienza per proporre programmi diversi e, nel confronto, crescere.
Ritiene che blog come Sul Romanzo possano essere utili in tale senso e quali sono i rischi all’orizzonte per le proposte on line?
Lo ritengo utile, specie per chi si avvicina con circospezione e cautela all'esperienza della scrittura creativa. Per molti corsisti lo scoglio maggiore da superare è quello di scendere a patti con il proprio giudice interiore. Leggere ad alta voce (passo necessario in un gruppo di scrittura creativa) molto spesso mette ansia. Cimentarsi con un testo da non condividere, può essere positivo. Giunge poi però un momento in cui è necessario abbandonare le reticenze e dare voce a quello che si è messo sulla carta, condividendolo con altri imparando ad accettare le critiche.
Escluso lei, ci indichi qualche nome di insegnante di scrittura creativa in Italia che reputi professionale e originale.
Non ne conosco personalmente, ma ho molta stima di Giulio Leoni come scrittore e credo che sia un ottimo insegnate.
Quale consiglio darebbe a una persona che sta decidendo come valutare la serietà di un corso di scrittura creativa?
Gli direi di non basare la sua scelta soltanto in base al tecnicità del corso. Chi si avvicina alla scrittura ha bisogno di tempo per incanalare ed educare la propria creatività. Un buon corso deve avere un programma chiaro, definire e chiarire nel primo incontro gli obbiettivi raggiungibili, valutare le aspettative dei partecipanti e se discordanti con il programma, ridimensionarle. Sarebbe bellissimo dopo sei, dieci incontri scrivere un best-seller, ma è altamente improbabile che accada. Avere un numero limitato di partecipanti (un unico docente a mio avviso non dovrebbe accettare gruppi superiori alle 15 persone) ed ultimo, ma non meno importante, avere costi accessibili.