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Intervista a Michele De Virgilio

Creato il 17 agosto 2011 da Temperamente

Intervista a Michele De VirgilioQuesta mattina siamo lieti di ospitare un giovane amante e scrittore di poesie: Michele De Virgilio. Dopo un percorso di studi superiori scientifici e una laurea in “Riabilitazione Psichiatrica”, non riesce a sottrarsi all’incanto dei versi e realizza il sogno di pubblicare la sua prima raccolta – Ho visto uomini cadere - qui recensita il mese scorso.

1) Come affermi nella poesia La fuga, il tuo destino era scrivere. Quando ne hai preso coscienza e cosa ha rappresentato per te questa “scoperta”?

Non penso che le persone scelgano di diventare scrittori, penso che gli scrittori siano scelti. C’è indubbiamente un elemento di necessità. Infatti non so con precisione, cosa mi abbia portato e cosa mi porti a riempire un foglio bianco, con quelle combinazioni di lettere e sentimenti che chiamiamo parole, ma so che non posso farne a meno.

2) Quanto influisce, secondo te, la realtà quotidiana oggi sulla poesia?

Oggi la realtà influisce molto sulla poesia, ma io auspico un mondo in cui sia la poesia a influire molto sulla realtà. Sai, Gesualdo Bufalino, diceva che la realtà e la finzione sono due facce intercambiabili della vita e della letteratura. Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo. Dunque se lo vogliamo, tutto è possibile!

3) Se potessi fare una chiacchierata con qualche poeta del passato, chi vorresti incontrare?

Sicuramente Fabrizio De Andrè. E’ stato uno dei pochi a non cadere mai nella tentazione di fare sermoni, né tanto meno in quella di dare giudizi. Era la sua prima regola di scrittura: non giudicare, ma fornire all’ascoltatore tutti gli elementi per potersi formare una propria opinione.

4) Che ruolo o funzione attribuisci alla donna nella società e nella poesia?

Sicuramente la donna ha un ruolo centrale nella società, anche se spesso la società se ne dimentica. Nella storia, le donne sono sempre state vittime di sacrifici: legati alla verginità, alla maternità, alle violenze. Eppure ancora oggi, guardare negli occhi una donna, risulta sempre come immergersi in un fiume secolare di storie, di sguardi, di paesaggi bellissimi.

Ogni donna custodisce un segreto dentro di sé; un segreto quasi sempre legato all’idea che il dolore possa un giorno essere trasformato in speranza.


5) Se un tempo c’erano gli aedi, i cantori e i menestrelli a corte a declamare versi per un pubblico d’élite, oggi chi ascolta/ legge la poesia? E tu, come giovane scrittore, a chi ti rivolgi?

Sicuramente non esistono più dei luoghi predisposti alle letture poetiche, ma rimane di fondamentale importanza leggere le poesie a voce alta e in pubblico. Si potrebbe puntare nelle scuole per esempio, dove conosco molti giovani, i quali non riescono a subire il fascino della poesia, perché molte volte non gliela si propone proprio!

Per quanto mi riguarda, mi piace pensare che la mia poesia sia rivolta a tutti, in particolar modo agli ultimi o a chi –vuoi per un motivo, vuoi per un altro- non hanno mai letto nemmeno una poesia, e ce ne sono! Sai Susanna, la poesia è quella strana cosa che –a ben vedere- non serve a niente, come del resto non serve a niente tutta la letteratura, eppure sono cose indispensabili; non solo al singolo individuo, quanto a tutta la società.

6) Quanto spazio pensi che dedichi l’editoria contemporanea alla poesia? Quali sono le tue aspettative?

Per rispondere a questa domanda, non basterebbe tutto il sito di “Temperamente”, ma ci provo : che la poesia si venda sempre meno in Italia, lo sanno tutti. A mio avviso le ragioni sono da ricercare su vari versanti, in primo luogo sul fatto che la poesia soffra di molti luoghi comuni!  E la maggior parte degli insegnanti contribuisce a crearne.

Forse la poesia non la si dovrebbe insegnare, bensì la si dovrebbe trasmettere!

E gli unici che –allo stato delle cose- possono ancora fare molto affinchè la poesia venga più letta sono proprio loro, gli editori, i quali sono tenuti a testimoniare (volume per volume) l’importanza che riveste la poesia nella società odierna.

Certo, se dovessi scrivere poesie per vendere, è meglio che cominci a cambiare idea, ma fondamentalmente scrivo perché sento il bisogno di esprimermi, e perché ho una grande fede nella parola, quindi continuerò a farlo finchè avrò qualcosa da dire, e finchè ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarmi.

Michele, non possiamo che augurarti di continuare a crederci, con entusiasmo e determinazione!


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