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Intervista a Paolo Cammilli sul suo “Maledetta Primavera”

Creato il 09 giugno 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Maledetta Primavera non è solo il titolo di una famosa canzone di Loretta Goggi, ma anche del libro di Paolo Cammilli, edito da Porto maledetta-primavera-libro Seguro. Un romanzo avvincente, corale, trascinante e impetuoso, senza peli sulla lingua. Tra una storia d’amore e un giallo che richiama molto da vicino una vicenda di cronaca reale, le vite dei diversi personaggi si intrecciano in un crescendo di brivido e commozione. Adottato dal pubblico del web, questo è il primo romanzo di uno scrittore esordiente, laureato in giurisprudenza ma con la passione per la scrittura.

Gli ho rivolto qualche domanda per capire quanto la società contemporanea lo abbia influenzato e per comprendere da dove sia nata la sua passione per i libri.

 - Il titolo fa riferimento alla nota canzone di Loretta Goggi. Perché ha scelto queste due parole per il suo romanzo di esordio? 

Ho scelto questo titolo perché il fatto di cronaca realmente accaduto, lo colloco in primavera. Inoltre Maledetta Primavera è anche la canzone preferita dal protagonista e un nesso di congiunzione fra il protagonista e la ragazza che gli fa perdere la testa. Infine ritengo che la canzone della Goggi sia estremamente passionale, nostalgica fatta di odio e amore, come il romanzo, come tutti noi.

 - Il suo libro a mio avviso è un romanzo “corale”. Come ha fatto a sviluppare una storia tanto avvincente senza perdersi tra i vari personaggi?

Direi che la chiave è stata partire dalla fine. Sapevo dove volevo andare a parare, dove i fili narrativi sarebbero entrati in contatto, esplodendo nel finale.

 - È stato insinuato che il thriller di “Maledetta Primavera” faccia riferimento ad un fatto di cronaca di questi ultimi anni. Quanto ha influito il mondo esterno nella costruzione della trama?

Il mondo esterno ha influito molto, essendo anche e soprattutto un romanzo sociale. Il fatto realmente accaduto è stato la spinta iniziale, ciò che non torna nella realtà e che vuoi rimettere a posto scrivendo una storia.

 - Il suo libro sta avendo molto successo grazie anche al web e si potrebbe quasi dire che Lei è stato adottato dal popolo della rete. Quanto è importante al giorno d’oggi confrontarsi con la realtà virtuale?

Confrontarsi con il virtuale è essenziale e al giorno d’oggi quasi più onesto. L’editoria e i suoi prodotti più commercialmente fortunati godono di una rete capillare di giornalisti compiacenti che lanciano un libro, lo esaltano e conferiscono la propulsione imprescindibile perché un libro venga letto dalla masse. Ben diverso è poi il giudizio del pubblico che valuta il libro per quello che è. E questo avviene soprattutto nel web, dove, priva di filtri, la verità viene a galla, nel bene e nel male.

 - Passiamo al personale. Una laurea in giurisprudenza e la passione per la scrittura: che cosa l’ha portata a scrivere?

Mi ha portato a scrivere il desiderio di esprimere ciò che molti pensano e provano ma non hanno il coraggio o la possibilità di esternare. Insomma vedo nello scrivere un riscatto della versione intimista della realtà a dispetto di quella imposta dalla comunicazione e da ciò che appare “in” o “out” nel pensiero sociale massivo.

 - Ci riveli i libri che non possono mai mancare nella libreria di uno scrittore emergente.

Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti, Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani e un qualsiasi Maigret di Georges Simenon.

Ringrazio Paolo Cammilli per la disponibilità.

Articolo di Alessandra Coppo


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