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Intervista a Patrizia Rinaldi

Creato il 17 dicembre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe Crime n. 10

Intervisto Patrizia Rinaldi nel tardo pomeriggio di un giorno di fine estate.

Fa ancora molto caldo, a Viareggio; lei, dopo aver presentato il suo Blanca sulla terrazza di uno dei bagni storici del lungomare, si è fermata a firmare copie del libro ed a scambiare opinioni con il pubblico, io, a poca distanza, la sto aspettando all’ombra della veranda di uno dei caffè più rinomati della Versilia. Abbiamo appuntamento alle 19.00, e lei arriva con qualche minuto di anticipo.

RInaldi
Buonasera, Patrizia. Puntualità napoletana, tanto per sfatare un luogo comune e far tacere le malelingue.

Ciao, Enzo, mi permetti di chiamarti così… vero?

Certo, i nomi troppo lunghi come il mio sono meno diretti e poco indicati per la conversazione. Troisi docet. Pat, sono indisciplinato per natura e vado quasi sempre a braccio: mi fornisci qualche informazione preliminare?

Napoletana come te, sposata, maturità classica e laurea in filosofia. Specializzata nella scrittura di testi teatrali. Scrivo da sempre, ma ho cominciato a pubblicare con continuità solo dal 2007.

Beh… beata te! Scherzi a parte: mi sono intrufolato nel tuo sito e l’ho visitato con attenzione. Prima e dopo “Blanca” hai scritto parecchie altre cose… consideri “Blanca” un’evoluzione di ciò che hai scritto prima?

Non so, la vita ci propone di continuo il cambiamento, sentimenti, situazioni che mutano, ed incontri significativi che a volte ti fanno riflettere sulla prospettiva, sul modo di vedere e vivere le cose. Di sicuro so che per Blanca ho un affetto che non si risolve, che non finisce in un libro solo.

Questo ce lo auguriamo tutti. A me il romanzo è piaciuto molto, la sensazione è che, più che sulla trama, la tua attenzione si sia concentrata sui dialoghi e sulla caratterizzazione dei personaggi. Mi sbaglio?

No, hai visto bene. Quando racconto, parto dai personaggi, lascio che si muovano autonomamente, che esprimano intenzioni, caratteri, sentimenti. La storia, chiamala trama se vuoi, diventa una conseguenza del loro modo di essere, di agire, di confrontarsi.

Pat, dalle ultime parole che Blanca rivolge alla memoria di sua sorella si intuisce che il romanzo avrà un seguito. Me lo confermi?

Blanca ha già avuto un sequel: “Tre, numero imperfetto”, pubblicato con e/o nel 2012, tradotto negli Stati Uniti e in Inghilterra, nel 2014 uscirà in Germania.

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Leggendo il romanzo, ho avvertito una vena di malinconia profonda. Appartiene a te, oppure alla scrittrice che abita dentro di te?

La malinconia che hai percepito appartiene al mio essere ed alle mie storie, in fondo non faccio altro che rispettare la volontà di Blanca, il suo desiderio parlare con la sorella ricordandola, raccontandole, superando il limite della morte e standole vicino… sempre e comunque.

Una domanda “tecnica”, se me la permetti: tu, Patrizia Rinaldi, ti consideri una giallista, oppure, come mi piace definirti, una “cantastorie di sentimenti”?

Ti ringrazio, mi piace tantissimo questa definizione. Non so se sono una giallista, scrivere gialli è difficile, credo che per farlo sia necessario un lungo periodo di apprendimento, e che nel contempo si possa conservare la libertà di accedere ad altri tipi di narrazione.

Non ti chiederò, perché sarebbe scontato, se per scrivere ti sei ispirata a qualche autore, magari del passato. Vorrei invece domandarti quali, nel novero dei giallisti “nuovi” e meno conosciuti, ti ha sorpreso ed emozionato in qualche misura.

Cito un po’ di donne… per me conosciute o meno non fa differenza: la Oggero, la Verasani, la Pineiro, e parecchie altre.

Tutte donne?

Se facessi dei nomi maschili dovrei citarti… e non voglio farlo!

Sono io che non te lo permetterei, sai che sono qui in veste di giornalista. (Ridiamo entrambi). Parliamo invece di cose serie: tu sai che per tanti anni ho fatto il dirigente d’azienda nel mondo del vino di qualità. Bene, ricordo che nel corso delle degustazioni “tecniche” (vini nostri e concorrenza) le bottiglie erano mascherate e non si conosceva il nome del produttore. Ritieni che un simile meccanismo potrebbe essere applicato anche ai premi/concorsi letterari?

Mi sembra un’ottima idea.

Sono un utopista?

Sì.

Ne sono convinto. Faccio un salto all’indietro: non credi che un personaggio seriale sia un rischio per l’autore?

Forse sì, ma il rischio si può scongiurare proponendo narrazioni differenti. Certo, bisogna avere l’appoggio delle case editrici, ed in questo sono fortunata. E/O nel 2015 pubblicherà un mio romanzo non di genere.

Lo stai scrivendo adesso?

Terminata la prima stesura, a breve l’editing.

Te lo devo domandare: Concorsi & Premi letterari. Che valore possiamo attribuirgli?

E’ un problema. Il mio sguardo è critico, spesso condivido, a volte no. Cerco sempre di restare fuori da querelles sui premi, sul marketing ad essi collegato, sul potere o sull’assenza di potere di singole parti del mercato editoriale. Mi auguro di riuscire a mantenere uno sguardo incantato su tutto ciò per mantenere e difendere una passione autentica.

Ricevuto. Ultima domanda: al giorno d’oggi, sosterresti tuo figlio se volesse diventare giornalista o scrittore?

Beh, io, come moltissimi altri, non sono stata sostenuta da nessuno. Ho dovuto lottare ed affermare il mio “nonostante tutto ci proverò”, e pertanto auguro ai mie figli di saper lottare anche contro le mie preoccupazioni.

Patrizia Rinaldi, è stato bello intervistarti.

Anche per me risponderti.

Se ne va. Mi dispiace.

 Patrizia Rinaldi e Vincenzo Maria Brizio



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