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Intervista a Sandro Pezzelle

Creato il 25 marzo 2011 da Sulromanzo

intervista a sandro pezzelleSandro, sei fra i 25 finalisti del Campiello Giovani, ci racconti brevemente perché hai deciso di partecipare al concorso.

 

Ciao a tutti i lettori di «Sul Romanzo». Premetto che non è mai troppo facile, per me, elencare i motivi che mi spingono a fare le cose. In questo caso, tuttavia, ho davvero pochi dubbi: mi piace scrivere racconti (più o meno lunghi), e vorrei che molte persone potessero leggerli, apprezzarli e anche criticarli, proprio come succede con tutte le storie, che, belle o brutte, ci lasciano per sempre qualcosa. Il Campiello Giovani, a questo proposito, mi è sembrato una grande occasione: si ha la certezza di essere letti da persone autorevoli e la possibilità di ottenere qualcosa di importante. E, indipendentemente da come andrà a finire, è già un buon punto di partenza.

 

Di che cosa parla il tuo racconto.

 

«Gli dei non rispondono al telefono» è la storia di Otto, un proprietario terriero di un secolo fa, cinico e un po’ spietato, che in un giorno d’inverno è sottoposto ad una «prova» per lui decisamente nuova: testare un apparecchio telefonico – all’epoca il telefono è appena stato inventato – per una settimana, al termine della quale decidere se tenerlo oppure no. Da qui comincia la storia vera e propria: il telefono gli rivelerà con un giorno d’anticipo alcune vicende che lo coinvolgeranno in prima persona, e nelle quali sarà invischiato a tal punto da essere più volte convinto di impazzire. Alla fine, al termine di un’escalation di accadimenti sempre più difficili da gestire, Otto sarà costretto a operare un’ultima scelta, e decidere così il suo destino. 

 

Credi che per un giovane come te sia importante tentare la strada dei concorsi letterari? O bisogna fare distingui?

 

Credo che la strada dei concorsi letterari, soprattutto per quanto riguarda gli scrittori emergenti, sia un buon punto di partenza. Ottenere qualche piazzamento aiuta a farsi conoscere, a ricevere parole incoraggianti e – inutile nascondersi – ad avere più fiducia nelle proprie capacità. Tuttavia ritengo che non sia una tappa obbligata: chiunque, avendo la possibilità di poter pubblicare da subito qualcosa di suo, rinuncerebbe senza troppi problemi – credo – a dover sperare nel buon esito di un concorso.

 

Quanto conta la scrittura nella tua vita e come ti stai impegnando affinché essa possa essere apprezzata?

 

Direi che, ad oggi, la scrittura riveste un ruolo decisamente importante nella mia vita. Insieme, ovviamente, alla lettura, che ritengo la palestra obbligata di ogni aspirante scrittore (e non solo). Da un paio d’anni partecipo ad alcuni premi letterari, scegliendo tra quelli che mi sembrano culturalmente più prestigiosi a livello nazionale, e talvolta invio qualche mio manoscritto a delle persone che scrivono (bene!) per mestiere, e che ho l’onore di conoscere personalmente. È importante, per quanto mi riguarda, poter contare su opinioni autorevoli, perché i consigli aiutano sempre a sondare le potenzialità e i limiti di un proprio testo.  

 

Segui i blog letterari e, se sì, qualche nome?

 

Sì, li seguo quasi quotidianamente. Apprezzo particolarmente il vostro «Sul Romanzo», «Nazione Indiana», «Lipperatura» e «Vibrisse», ma spesso ne “sfoglio” anche molti altri, soffermandomi sugli articoli di un particolare autore, oppure leggendo i post che più catturano la mia attenzione.

 

Pensi che la promozione online di un autore e di un libro possa influire sulle vendite?

 

Non ho molta esperienza in materia, ma credo che la promozione online sia, oggi, fondamentale. Lo dimostrano i casi recentissimi di vendite inaspettate grazie al solo “tam tam” sulla rete, e lo confermano i vari episodi di autori emergenti diventati subito «cult», non di certo per lo spazio a loro concesso sui canali tradizionali.

 

Che cosa ti aspetti dal futuro per ciò che concerne la scrittura?

 

Per quanto mi riguarda spero che, un giorno, la scrittura possa diventare la mia occupazione a tempo pieno. Da circa un anno collaboro con un quotidiano, occupandomi di notizie locali, e la cosa mi da grandi soddisfazioni. Mi piacerebbe lavorare nel giornalismo e nell’editoria, e continuare, ovviamente, a dedicarmi alla mia grande passione, che è quella di scrivere storie. Non nascondo che il mio più grande sogno sarebbe di diventare uno scrittore, anche se al momento preferisco non pensarci troppo su. A proposito, c’è davvero un momento in cui si diventa scrittore?

 

In bocca al lupo per la finale.

 


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