Sergio Algozzino (Palermo, 1978) è un disegnatore, saggista e colorista di fumetti italiano. Inizia la sua attività su Fandango della Panini Comics. Successivamente, sempre per la stessa casa editrice, lavora sui fumetti di Piccoli brividi. Nel 2004 inizia la sua collaborazione con Red Whale, sia come disegnatore che come colorista o supervisore. Nel 2004, insieme a Manlio Mattaliano e Cecilia Giumento, inizia a lavorare a Spider Gek, strip che compare ogni mese su Spider-Man, delle edizioni Panini Comics. Dal 2006 al 2009 pubblica ogni mese, sul Lanfeust Mag della Soleil Edition, le strip di Epictete scritte da Guillaume Bianco. Nel 2009 esce in Francia il volume monografico di Epictete, che nel 2010 viene premiato a La Nuit Du Livre come miglior progetto editoriale. Nel 2008 pubblica Ballata per Fabrizio De Andrè. Fra il 2008 e il 2009 pubblica per la 001 Edizioni i volumi Pioggia d’estate e Comix Show. Dal 2010 al 2011 scrive e disegna la strip L’Étranger per il Lanfeust Mag della Soleil Edition. Nel 2012 esce il volume Hellzarockin’ per la Tunuè, per il quale realizza l’episodio su Ozzy Osbourne. Nel 2013 disegna la cover dell’album musicale Banda larga (album), di Musica Nuda. Sempre nel 2013, scrive e disegna Dieci giorni da Beatle. Collabora con molte riviste ed editori (come Piemme, Tunuè, Cronaca di Topolinia, Il Primitivo Magazine e altri) e insegna alla Scuola del Fumetto di Palermo. Nel 2003 fonda il GruppoTrinacria e, nel 2006, il portale didattico Kinart. Parallelamente alla sua attività di fumettista, affianca quella di musicista. Suo è il progetto di Una Canzone al giorno, un canale YouTube in cui, per tutto il 2012, ha registrato e pubblicato un video al giorno, con ben 366 video (in quanto anno bisestile), più diversi extra. Il canale è tuttora aggiornato periodicamente. (Fonte Wikipedia)
Come si può vedere anche dalle note finali, questo libro è frutto di una lunga ricerca appassionata tra i più minuti aneddoti della storia dei Beatles. Descriveresti questo lavoro come faticoso o divertente?
La fatica c’è stata, ma è stata una fatica divertente; quindi direi un po’ tutti e due. In fondo, la parte grossa della ricerca, in senso stretto, non è stata fatta apposta per il libro, nasce da uno spunto e da un’ambientazione che conoscevo abbastanza bene.
Con Beccogiallo hai realizzato il graphic novel Ballata per Fabrizio De André. Dopo due opere a fondo musicale, senti di aver esaurito i tuoi miti o ci sono altri musicisti di cui ti piacerebbe narrare la storia?
Dato che canto, da molti anni, in una Cover Band Queen, generalmente mi si chiede quando sarà il turno di Freddie Mercury. In realtà, c’è già il bel libro di Mike Dawson (Io & Freddie, pubblicato dalle Edizioni BD), che praticamente lo racconta come avrei voluto fare io. Non mi piacciono le repliche, e non mi piacciono le biografie lineari, cerco sempre una prospettiva trasversale, e dato che vivo di fumetti e musica, mi piace fare incontrare le due cose, ma non vorrei diventasse una regola. Vero è che sto lavorando a due nuovi progetti di natura musicale, ma stavolta non hanno una matrice storica, e vorrei prendermi una pausa dal raccontare personaggi realmente esistiti, o esistenti. Però, non si sa mai. In ogni caso… chi o che periodo mi piacerebbe raccontare? Francesco De Gregori, il progressive inglese (o quello italiano), i quartetti d’archi da camera di inizio secolo, il secondo periodo di Battisti… un sacco di cose!
Scrivi libri con personaggi realmente esistiti (per l’appunto De André e Jimmie Nicol), ma tendi a sottolineare che non sono biografie: dal punto di vista narrativo questo cosa ti concede e cosa ti vieta?
Mi concede di scrivere, a tutti gli effetti, una storia. Una biografia rischia l’effetto riassuntino, non si dà nulla di nuovo a chi già conosce il personaggio in questione e, infine, si rivolge il libro solo agli appassionati. Mi piace pensare di raccontare personaggi in cui possiamo identificarci, o che possiamo capire, con o senza riferimenti reali. Di contro, mi vieta di avere “la massima visibilità”: è chiaro che una biografia a fumetti dei Beatles venderebbe di più della storia di Jimmie Nicol, ma è una scelta consapevole.
Passiamo a parlare del tuo stile grafico: utilizzi i balloons in modo molto personale, infilandone di colori diversi qua e là per sottolineare alcuni particolari della storia…
Ci si dimentica spesso che il lettering è parte integrante dello stile grafico di un’opera a fumetti. Non credo di fare chissà che, al riguardo, ma cerco comunque di usare un po’ questo strumento fin troppo bistrattato. Il gioco dei colori, dunque, c’è nei baloon come c’è nel disegno, ed è puramente emozionale, o caratteriale, o, più semplicemente, è una sorta di codice che stabilisce se una didascalia rappresenta un pensiero, un ricordo o un personaggio. Quando ho disegnato il faccione di Jimmie quasi a pagina intera, sapevo già, dallo storyboard, che le didascalie sarebbero state sovrapposte al suo volto, e non infilate negli angoli dove non c’era disegno. I miei storyboard, fra l’altro, sono letteralmente vignette vuote con i testi già posizionati nei posti dove li immagino. È una visione d’insieme che cerco di avere fin dall’inizio.
Nel libro si nota anche una certa influenza grafica del manga, specialmente nel modo di collocare il protagonista su uno sfondo vuoto per lasciare che il lettore si concentri sulle sue emozioni. Graficamente, da quali autori ti senti più ispirato?
Sono contento si noti anche questo. Anche se il disegno può sembrare fortemente lontano da un’ispirazione giapponese, da lettore ne ho sicuramente assorbito molti dei meccanismi narrativi. Ad esempio, c’è anche molto Sal Buscema, e io so dove andarlo a riconoscere. Sicuramente sono quello che sono grazie a chi mi ha ispirato, insegnandomi, e i miei modelli, anche se ormai difficilmente riconoscibili nel disegno, sono comunque assorbiti e riutilizzati. Gli altri sono, almeno, Crepax, Pratt, Pazienza, Moebius, Mignola, Toppi, Dall’Agnol. Di giapponese, direi, Fujishima, ma sono davvero un’infinità, credo di avere preso questo o quello da un sacco di cose.
Rolando Giambelli dei “Beatlesiani d’Italia Associati” spera che il tuo libro possa far scattare l’amore per i Beatles nelle nuove generazioni. Cosa hanno ancora da dire i Fab Four ai più giovani? Che esempio possono dare/portare?
I Beatles sono, musicalmente, quello che rappresenta, per me, a fumetti, Andrea Pazienza. Pazienza diceva:
“Ora, per me l’importante è non giocarmi una univocità che mi stancherebbe e che non conterrei a facilità. Posso, invece, contenere una serie di segni diversi… ecco io mi applico allo studio di tutta questa serie di disegni… questo è l’Esercizio con la e maiuscola…“
I Beatles non si accontentano, avrebbero potuto suonare “Beat” per tutta la loro carriera, e invece ricercano, suoni, melodie, strumenti, scale armoniche… tutta la mia vita è basata su questo assunto. Il mio libro inizia con un aneddoto stupido, in cui i Beatles, non ancora Beatles, attraversano mezza Liverpool per andare a trovare un tizio che gli avrebbe mostrato come fare un accordo: sono partiti da una passione, e l’hanno utilizzata per crescere, sempre, senza accomodarsi mai. E sono diventati i Beatles. Se non è questa una lezione di vita…
Sempre nella postfazione di Rolando Giambelli si scopre che sei anche musicista. Quanto tempo riesci a dedicare alla musica? Ne approfitti per uscire di casa per suonare dal vivo, o come per il disegno preferisci la dimensione raccolta dello studio e della registrazione?
Il rapporto con la musica è profondamente diverso. Suono spesso in pubblico, almeno una volta a settimana, e provo per altri due giorni a settimana, ma rimarrò sempre un “musicante”. Però, se fare un fumetto significa rapportarsi a un pubblico decisamente più ampio, ma distaccato (a meno che non ti scrivano, o li incontri in Fiera), suonare dal vivo significa guardare immediatamente in faccia il tuo fruitore, gioire della sua eventuale gioia e intristirti se invece non ti apprezza il dovuto. Sicuramente, mi ha aiutato in questa lunga pausa che c’è stata fra il De Andrè e l’inizio della lavorazione di Dieci Giorni da Beatle.
A parte i tuoi libri completi, pubblicati in Italia, una buona parte delle cose che realizzi come autore e illustratore è destinata al mercato francese. Come sei arrivato a lavorare con Soleil? Che vantaggi ha un lato delle Alpi rispetto all’altro?
In Francia, ci sono ancora, inediti in Italia, il bel libro di Epictete, realizzato con Guillaume Bianco, e una manciata di strip realizzate per il mag della Soleil. Poi c’è stata la mia famigerata pausa, e quindi dovrei rimettermi in moto anche in quel senso. Iniziai a lavorare con loro trasversalmente, perché coloravo Monster Allergy, e poi conobbi Guillaume, con cui è nato un sodalizio artistico e una grande amicizia. Tornare quest’anno ad Angouleme è stato rinfrescante, mi sento sempre al posto giusto lì, ma so anche che dovrò darmi molto da fare per, eventualmente, ritrovare un posticino per me.
Di recente hai illustrato la copertina dell’ultimo disco dei Musica Nuda. Come ti è stato proposto questo lavoro? Conosci personalmente i bravissimi Petra Magoni e Ferruccio Spinetti?
Sì, c’era già un bel rapporto umano fra di noi, e si sta lavorando anche a qualcos’altro. Così è stato facile, fra una cosa e l’altra, proporgli una copertina disegnata, che è stata bellissima da realizzare.
Vista la trasversalità dei tuoi interessi/occupazioni, hai alcune considerazioni da fare sul panorama culturale italiano contemporaneo?
Culturalmente, abbiamo sempre lo stesso problema, ed è l’esterofilia. Difatti, troviamo fastidioso il patriottismo dei francesi, o ci sembra ridicolo quando scopriamo che in Spagna per dire Hard Disk dicono l’equivalente in spagnolo. Inoltre, non ci lasciamo scappare un buon livello di vittimismo. Sembra un po’ troppo da professorino, ma si dovrebbe, semplicemente, studiare un po’ di più, prima di pensare di svolgere un lavoro, prima di fare un affermazione, prima di muovere una critica. So di essere quello che sono sulla base delle mie ricerche, e non grazie a chissà quale talento infuso alla mia nascita.
Grazie per aver risposto alle nostre domande e arrivederci alla prossima avventura!
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