(di Alessandra Giorda) Dopo tanta attesa, finalmente iniziano i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Questa sera la prima Capitale della penisola si veste di nuovo e, dopo le Olimpiadi invernali del 2006, Torino è al centro dell’attenzione nazionale ed internazionale. Miei carissimi lettori, per la grande occasione qual è questo evento, ho per Voi intervistato un autorevole politico, il sindaco della capitale sub-alpina Sergio Chiamparino.
Laureato in Scienze Politiche all’Università di Torino, nel 1975 intraprende la carriera politica e dal 2001 è il primo cittadino sotto la Mole. Riconfermato nel 2006 con una vittoria con il 66,6% dei voti, vincendo nettamente al primo turno. In un sondaggio effettuato dal Sole 24Ore, nel 2010, sull’indice di gradimento degli elettori nei confronti dei sindaci dei capoluoghi di provincia italiani, riferito al 2008, Sergio Chiamparino svetta al primo posto con un consenso del 75%. Gli fanno compagnia Flavio Tosi sindaco di Verona e Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio Calabria.
Come si è preparata la capitale piemontese per questo grande evento? Quali sono i bilanci economici? Chi è nel privato il Sergio Chiamparino?
D: Si stima che i turisti in visita a Torino per i festeggiamenti dei 150 anni siano più di 8000. La capitale sub-alpina è pronta ad ospitarli?
R: Siamo pronti. Il calendario di iniziative è ricco: Ogr, Venaria Reale, Palazzo Carignano, sono i simboli di una celebrazione che offrirà eventi per tutto l’anno. La notte bianca è l’avvenimento che darà il via alla festa.
D: Dal punto di vista economico, per questi festeggiamenti, quanto ritorno ci si aspetta? I costi per i preparativi sono stati elevati?
R: I costi sono stati contenuti al massimo. Va detto che i tagli operati su gli investimenti previsti, inizialmente sono stati molto severi e che Città, Provincia e Regione hanno sostenuto le spese con l’aiuto di parecchi sponsor. Le celebrazioni erano troppo importanti per il loro valore simbolico, soprattutto in un momento politico come quello presente.
D: Quale significato ha, per Lei, l’Unità d’Italia?
R: Storicamente rappresenta il momento in cui gli italiani del Risorgimento videro, finalmente, coronato il loro sogno di unità culturale, politica e sociale; politicamente è la condizione necessaria, anche se non sufficiente, perché un Paese sia una grande nazione e perché le sue donne ed i suoi uomini non siano “…calpesti e derisi…..”
D: Dopo le Olimpiadi 2006, Italia 150, rimette in risalto Torino ed il Piemonte. Cosa ne pensa?
R: Pur con caratteristiche diverse rispetto alle Olimpiadi, Italia 150 tornerà ad accendere i riflettori nazionali ed internazionali su Torino.
D: Si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia, intanto si fanno sempre più pressanti le richieste del Federalismo, soprattutto dai Leghisti. Italia Unita e Federalismo possono convivere o stridono?
R: Possono e devono certamente convivere. Non confondiamo secessione e federalismo. Il primo è lo slogan politico di una forza che vellicava gli istinti più bassi di un elettorato sfiduciato, il secondo è una parola complessa che sintetizza una sfida per la modernizzazione del Paese.
D: Quali sono gli interessi del Sindaco di Torino al di fuori del lavoro? Ama leggere, pratica sport, gradisce viaggiare?
R: Leggo, corro, cammino ed arrampico in montagna. Sono un solitario. Se possibile, lo sono diventato, anche di più, in questi anni vissuti sempre in pubblico. Il bisogno di stare solo è spesso molto forte.
D: Come si svolge la giornata di un Sindaco? A che ora inizia a lavorare ed a che ora finisce?
R: Comincia alle 7 con i giornali. Quando finisce, esattamente non si può dire, il mio telefono è sempre acceso. Diciamo che torno a casa, se non ci sono impegni serali, intorno alle 21.
D: Qual è il suo piatto preferito?
R: Ho gusti semplici. Mi piacciono le cose che sanno di campagna, ad esempio la polenta e la pasta. Di più, certamente, mi diverto a cucinarle, per i miei amici, quando si può.