Oggi intervistiamo Silvestro Ferrara, autore di Supergiusti, supertosti, superveri. Alla scoperta dei supereroi fai-da-te (il saggio edito da CaratteriMobili che abbiamo recensito qui). Con lui, il supereroe italiano Entomo.
Silvestro, il tuo libro parla dei “supereroi fai-da-te”, altrimenti noti come Real Life Superheroes. Quanto è lontana la realtà da ciò che si vede nel divertente film Mystery Men? Esistono davvero sgangherati gruppi di supereroi come quello composto da Ben Stiller (“Mr. Furioso”), William H. Macy (“Lo Spalatore”) ed Hank Azaria (“Blue Raja, Maestro delle Posate”)?
SF: La realtà non sembra troppo diversa, ma è senz’altro più sfaccettata. Non tutti i veri supereroi sono pasticcioni come i protagonisti di quel film: molti di loro combattono il crimine, quello vero, sventando furti, rapine, stupri o aggressioni, intralciando traffici illeciti e impedendo reati di ogni genere. Altri si sono distinti nel sociale, diventando fonti di ispirazione per le comunità in cui operano. Certamente non mancano poi i paladini più bizzarri, che in effetti ricordano molto da vicino i personaggi di Mystery Men. “Il Maestro delle Posate”, ad esempio, mi ha fatto pensare a Bearman, un supereroe californiano che si è impiantato sul dorso delle mani due forchettoni da insalata, un’alternativa casalinga ai celebri artigli di Wolverine. “La Puzzola”, invece, ha qualcosa in comune con Black Void, un supereroe inglese che soffre di intestino irritabile. “Il Ragazzo Invisibile”, infine, mi ha ricordato Mr. Invisible, eroe ritiratosi ormai da tempo, e il cui costume mimetico aveva dimostrato di funzionare alla perfezione quando un barbone gli ha urinato addosso.
Quel che colpisce maggiormente è l’estensione a livello mondiale del fenomeno, come testimoniato dai filmati riguardanti il ceco SuperVáclav (http://www.youtube.com/watch?v=3Fipjg1ENss) o il finlandese Laserskater (http://www.youtube.com/watch?v=jmrjf8LaEQk). A tal proposito, ti domando: qual è la portata del fenomeno in Italia?
SF: Pur non essendo ancora così rilevante, la scena italiana è in forte crescita. Negli ultimi due anni ho visto moltiplicarsi il numero di supereroi attivi: da Nord a Sud, dalle grandi città a i piccoli centri di provincia, la loro presenza sul territorio si sta facendo sempre più capillare. In rete sono piuttosto attivi e si scambiano segnalazioni, consigli ed esperienze che aiutano a crescere il movimento. Quello che ancora manca, a mio avviso, è un rapporto più diretto e scoperto con la cittadinanza. Operare nell’ombra porta con sé una serie di vantaggi a cui è difficile e rischioso rinunciare, ma un supereroe, per essere davvero tale, deve riuscire a diventare un simbolo, un punto di riferimento per l’intera comunità. È quello che in passato ha provato a fare Entomo, esponendosi sulla stampa e in televisione, salvo poi sperimentare quanto gli effetti della notorietà possano rivelarsi del tutto incontrollabili.
Il tuo saggio, come detto, tratta di supereroi improvvisati; eppure il confine tra ‘amatoriale’ e ‘professionale’ tende ad assottigliarsi sempre più. Esistono un censimento dei supereroi, una griffe specializzata in costumi e addirittura un gruppo di ingegneri da gadget, i cosiddetti gadgeteer, capaci di realizzare armi ed equipaggiamenti altamente sofisticati. Grazie ad essi, si legge nel tuo libro, sarà possibile diventare dei supereroi a tempo pieno; questa almeno è la sfida lanciata da Mega-Rad. I supereroi si stanno dunque evolvendo al punto da non poter essere considerati già più fai-da-te?
SF: Nutro grande ammirazione per i gadgeteer, ma mi sembra evidente che neppure i costumi migliori e gli equipaggiamenti più sofisticati potranno mai riprodurre nella realtà quanto accade nei fumetti. Oltre ai limiti della tecnologia, ce ne sono molti altri con cui i veri supereroi sono chiamati a misurarsi, ad esempio la mancanza di superpoteri, la vulnerabilità dei loro corpi e i veti della legge, che bastano a rendere inevitabilmente amatoriale qualsiasi pretesa supereroica. L’idea di paladini “di professione”, del resto, non mi ha mai entusiasmato troppo: verrebbe meno la doppia vita, che è uno degli aspetti più fascinosi e genuinamente eroici di questo fenomeno.
Circa le tue precedenti pubblicazioni, ho letto che sei autore di altri saggi a dir poco originali, come L’Europa e gli alieni (Delos Books 2009), ricerca in salsa pop sugli alieni letterari fra Seicento e Ottocento, e John Harvey Kellogg – Mai dire mais (Bevivino 2010), biografia in chiave grottesca dell’inventore dei corn flakes. Silvestro, confesso che sono incuriosito; vuoi dirci qualcosa in più su questi libri?
SF: L’Europa e gli alieni è un viaggio nella narrativa europea pre-novecentesca, alla ricerca di personaggi extraterrestri. Con grossa sorpresa ho scoperto che gli alieni popolavano le nostre fantasie ben prima di qualsiasi telescopio o astronave, quando i romanzi si scrivevano ancora in latino, e che queste creature, descritte in pagine a dir poco visionarie, erano molto diverse dai mostri invasori a cui ci ha abituato la fantascienza. John Harvey Kellogg – Mai dire mais racconta invece i deliranti metodi di cura del Dottor Kellogg, l’inventore dei corn flakes e di decine di altri alimenti gastricamente corretti. Nella sua famigerata clinica, per raggiungere il peso forma, i pazienti erano sottoposti a diete massacranti, generosi clisteri giornalieri e astinenza sessuale completa. La terapia, però, spesso sfociava in autentiche sevizie, come mutilazioni genitali o l’iniezione per via rettale di intere taniche di yogurt.
Entomo, sei sicuramente il supereroe italiano di maggior successo nel mondo. Se molti Real Life Superheroes tendono ad eccedere in posture più o meno narcisistiche e appariscenti, fra i tanti meriti che ti vengono universalmente riconosciuti vi sono invece proprio la tua riservatezza e il tuo buonsenso nelle situazioni di pericolo. Vuoi spiegare dunque ai lettori di Temperamente.it chi è Entomo e cosa fa concretamente un supereroe?
Stando alle tue – condivisibili – dichiarazioni, non occorre avere dei superpoteri per essere un supereroe (secondo questa logica, infatti, neanche Batman sarebbe un supereroe). Supereroe è chi fa qualcosa di estremamente eroico, come mettere a repentaglio la propria incolumità per salvare quella di altre persone, si trattasse anche di sconosciuti. A questo punto, ti domando: quanto è importante per un supereroe essere equilibrato e conscio dei propri limiti?
E: Non siamo vigilanti/vigilantes. Né fanatici ed esaltati. Siamo umani, dotati di talenti speciali e particolari, ma sempre e solo umani. La vita non è un fumetto. Io per primo sono dotato di abilità speciali, ma sono umano. Non sono un vigilante, difendo ed aiuto la gente come posso e dove posso. Questa è un’attività che prevede molti buchi, tempi morti, serate a vuoto, fa parte dell’agenda. Ma non è certo un gioco, e non va preso come tale… Bisogna essere realisti, pragmatici, coscienziosi e consci di ciò che si è e di ciò che occorre alla gente in un determinato momento. Siamo “Super” eroi e non semplici “volontari” perché aiutiamo ed al contempo lanciamo un grande messaggio, un input, un barlume di fantasia, perché la fantasia può tranquillamente modellare la realtà a suo piacimento. Ma sempre operando nella realtà. Aprirsi un account Facebook e farsi qualche foto in costume è solo la punta dell’iceberg. Se dietro non c’è una persona esperta, realmente operante, realmente impegnata nell’aiutare il prossimo, è solo “cosplaying”. Scendere in strada e supportare i diritti delle persone e del mondo naturale è realtà, ma spruzzata di sana fantasia nel momento in cui lo fai in costume, un costume che ti rappresenti, che rispecchi la tua identità intima, quello che sei veramente e che i documenti e le etichette della società non potranno mai rappresentare correttamente.
Andrea Corona