di Carlotta Susca
Intervistiamo Stefano Bernazzani, autore del libro La stracciata pazzia (recensito qui): un racconto generazionale di precariato e aspettative future.
Quali differenze generazionali credi ci siano fra Lucia e il terzetto di amici protagonisti del libro? Quali fra Lucia e Valentina?
Lucia (insieme a Giuseppe, suo marito) è il personaggio che dà profondità temporale alla storia, saldando il ’900 al XXI secolo, ma anche evidenziando tutte le differenze generazionali tra gli odierni trentenni e i loro genitori. Differenze che sono tantissime, ma che derivano da una radice comune riassumibile in questi termini: Lucia voleva prendersi qualcosa di nuovo, arrivare dove la sua famiglia non era mai arrivata, mentre i ragazzi del mio romanzo vorrebbero semplicemente tenersi quello che hanno e che sentono sfuggirgli di mano, rimanere al punto di benessere (e di speranza) a cui sono giunti collettivamente.
La «stracciata pazzia» di Kerouac è ben altra cosa dalla vita quotidiana dei tre protagonisti, che si accontentano di lavorare – o studiare svogliatamente – e poi si dedicano a un unico, insensato gesto. Credi che la preoccupazione costante per il lavoro ci abbia privati della possibilità di vivere in maniera creativa?
Questa è una bella riflessione. La risposta è sì, purtroppo – e il perdurare della crisi sta peggiorando le cose. Il ridimensionamento generale (che a tratti sembra inevitabile) non riguarda solo il presente, ma smorza anche le prospettive future. Ciò non vuol dire (ci mancherebbe!) il venir meno dell’entusiasmo e della voglia di fare dei giovani, ma un’oggettiva difficoltà di trovare per loro degli sbocchi originali ma concreti, soprattutto partecipati e condivisi. I miei personaggi – nel bene come nel male – provano a fare qualcosa “insieme”, perché sono consapevoli che da soli non ce la possono più fare. Forse un tempo sì, ma oggi no.
Alla fine Vincenzo si adegua ai progetti paterni e accetta di seguire la strada lavorativa che il genitore aveva previsto per lui. È una sconfitta inevitabile?
Diciamo che se non è una sconfitta, è un rifugiarsi in corner.
La «stracciata pazzia» di Vincenzo è quella di rinunciare a un lavoro ben remunerato (ma solitario) per tentare di aprire una birreria con Davide e Giovanni, gli amici di sempre. È quello che dicevo prima, il sogno di un progetto condiviso e partecipato – che però ha anche il rovescio della medaglia, rappresentato dalla follia di Giovanni, di cui anche Vincenzo e Davide devono farsi carico. E lo faranno, pagandone il relativo prezzo, arrivando perfino a mettere in gioco la loro stessa amicizia.
Davide e Valentina: è inevitabile intraprendere una relazione e avviarsi verso la vita coniugale con l’unica speranza che sia migliore di quella di Lucia e Giuseppe?
Non la leggerei in questi termini. Quella tra Davide e Valentina è una bella storia, normale, senz’altro più schietta e autentica di quella tra Lucia e Giuseppe. Tornando alle differenze generazionali, questo mi sembra un punto a favore dei giovani. L’emancipazione della donna, unitamente alla complessità della società moderna, ha cambiato per sempre il rapporto di coppia, obbligando i partner alla ricerca di nuovi (e sempre nuovi) equilibri. Davide e Valentina ci stanno provando.
Grazie, ti auguriamo di continuare ad avere le grandi soddisfazioni che questo libro ti sta già regalando.