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Intervista a Stefano Bisi: la massoneria senza veli

Creato il 03 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Stefano Bisi, in un incontro privato, risponde a numerose domande e fa anche una battuta: «La massoneria è l’opposto dell’AIDS, se la conosci, non la eviti». Ecco l’intervista.

È un giorno piovoso e freddo, tipicamente torinese ed autunnale, e nella sede del GOI (Grande Oriente d’Italia) di piazza Vittorio Veneto sta arrivando Stefano Bisi, dal 2014 Gran Maestro a livello italiano: ovvero il punto di riferimento di quasi 23mila massoni in tutto il Paese. Il nostro obiettivo è quello di intervistarlo, ma, soprattutto, di farci un’idea chiara di cosa sia la massoneria al di fuori dei pregiudizi e delle tante cose che sentiamo dire in giro. Abbiamo appuntamento.

Ci accoglie un massone che è anche socio del Rotary Club Torino Mole Antonelliana che, quella stessa sera, ha organizzato un “incontro divulgativo”: una serata il cui relatore è proprio Stefano Bisi e che servirà a dargli parola di fronte ai curiosi (oltre cento e lista d’attesa) che vogliono sapere cosa sia davvero la massoneria: un’associazione, un movimento, un ente storico, una setta? E prima che il Gran Maestro giunga, ci troviamo a chiacchierare con Sergio Rosso, presidente della FISM (Federazione Italiana di Solidarietà Massonica) e gran maestro onorario: a lui la prima domanda «che cosa fa, esattamente, la massoneria a Torino?».

Solidarietà

massoneria asili notturni umbertoScopriamo così l’interessante progetto “Asili notturni Umberto I”, una rete di massoni e volontari “laici” che si occupano di organizzare dormitori per i senza fissa dimora. Già nati nel 1886 per ospitare gli operai che costruivano il Borgo Medievale, erano poi stati chiusi per mancanza di fondi nel 1981 e riaperti oggi per dare asilo ad una trentina di persone. Non solo «ci siamo accorti che chi non aveva un letto, spesso aveva anche fame», e così all’asilo s’è aggiunta una mensa, l’unica serale in città, che elargisce oltre 100mila pasti all’anno. «Poi, l’ulteriore esigenza che è emersa è stata quella odontoiatrica: le persone che vengono da noi non avevano la possibilità di curarsi i denti», e così è nato anche un progetto all’avanguardia nell’ambito della collaborazione pubblico-privato, ed un esempio di eccellenza a livello nazionale.

Un ambulatorio dentistico gratuito con oltre 20 dentisti, tra i migliori della città (4 di loro sono anche professori alla prestigiosa Dental School universitaria di Torino) che svolgono oltre 5mila interventi all’anno, e vanno a sostituire un servizio che – anche nella sanità pubblica – è molto oneroso: «una protesi, anche solo con il ticket, costa 800 euro, e molti non se la possono permettere. Noi ne installiamo circa 500 all’anno, senza chiedere un euro».  Una grande struttura che ha sviluppato una decina di sedi in tutta italia. In partnership con Regioni e Comuni, queste realtà offrono anche corsi per “assistenti alla poltrona dentistica” che danno diritto al diploma.

Ma non solo: un altro progetto riguarda l’ambulatorio psichiatrico, sempre finalizzato ad assistere i senza tetto, ma anche ad ospitare familiari degli ammalati bisognosi. In particolare, è stata attivata anche una sperimentazione su casi di “violenza domestica”, per cui l’iter normale è l’allontanamento dei familiari dalla propria casa. «Lo troviamo ingiusto e, in accordo con assistenti sociali e Procura della Repubblica, proponiamo di allontanare (e portare da noi) il violento, non le vittime, per sottoporlo a terapie adeguate. Troviamo più sensato che sia lui a “patire” lo shock dell’allontanamento dalla vita quotidiana, piuttosto che chi già ha dovuto subire violenza». «Da noi si possono svolgere anche i servizi sociali che costituiscono le pene alternative del Tribunale, nei famosi casi di guido in stato d’ebbrezza o sotto influenza di stupefacenti ecc…».

L’intervista al Gran Maestro Stefano Bisi

Giovanni Vagnone e Stefano Bisi, foto © di Giulio Lapone

Giovanni Vagnone e Stefano Bisi, foto © di Giulio Lapone

Ci raggiunge poi un uomo alto, dall’aria austera ma simpatica, che con grande gentilezza si presenta: è Stefano Bisi, successore del discusso Gustavo Raffi alla guida della massoneria italiana.

Gran Maestro, saremmo curiosi di sapere come si è avvicinato alla massoneria e chi è lei, come persona, prima che come massone.

Sono nato a Siena nell’ottobre del 1957, vicino al Colle di Montaperti. I miei genitori erano di origini non altolocate: mio padre faceva il camionista, mia madre la casalinga. Ho sempre voluto fare il giornalista ed è questo il lavoro che faccio.

Come si è avvicinato alla massoneria?

Intorno al 1977 uscì su L’Espresso una lista di maestri venerabili, cioè dei capi di varie logge. All’epoca la massoneria era vista molto male dalle persone come me, ma lessi i nomi dei personaggi che stimavo maggiormente intorno a me. Persone che facevano del bene ed erano molto valide. Mi incuriosì questo fatto: cosa ci facevano loro nella massoneria, se la massoneria era tanto deprecabile?

Iniziai così il periodo che chiamiamo di “tegolatura”, ovvero di avvicinamento, in cui il candidato conosce meglio la massoneria e può venir valutato per integrità ed intenzioni. Ma era un periodo molto “caldo” perché una loggia scappata al controllo del GOI era salita all’onor della cronaca ed aveva aumentato ulteriormente la diffidenza nei confronti di questo mondo: era la P2.

Capii allora che il periodo così lungo di attesa era dovuto anche al fatto di volermi “proteggere”: quando si entrava in loggia bisognava far attenzione che non ci fossero fotografi o malintenzionati fuori dal portone, pronti a fare qualche scoop.

Oggi le cose sono decisamente cambiate, ma molti pregiudizi reggono ancora. Secondo lei perché?

I pregiudizi sono duri a morire, ma le persone rispettabili che la sera – dopo una lunga giornata di lavoro – trovano ancora la voglia di presentarsi in loggia sono sempre più numerose. Ad oggi siamo 22.668 ed è il massimo storico per il GOI italiano. Le richieste ci arrivano soprattutto da giovani tra i 30 e i 40 anni, che sono attratti da un luogo nato per il confronto di idee nel rispetto reciproco. Basta guardarsi attorno per capire quanto sia difficile trovarlo altrove: da noi c’è l’obbligo di parlare uno per volta, c’è l’obbligo (e l’abitudine) all’ascolto, non si applaude, per evitare “schieramenti”.

Un motivo per cui ci sono pregiudizi è sicuramente storico. La Chiesta è stata nemica della massoneria dall’episodio della Breccia di Portapia. Ma anche su quel fronte, l’atteggiamento si è molto ammorbidito, per non dire appianato. Dal 1993 non esiste più la scomunica e anche con gli ecclesiastici, i rapporti dipendono molto dal caso singolo.  Ho scritto un libro “Mitra e Compasso” sull’argomento.

Quindi solo ragioni storiche? Non crede che la segretezza sia un fattore che allontana l’opinione pubblica?

La segretezza non c’è più da tempo: al di là delle numerose attività aperte al pubblico, sul nostro sito si trovano tutti i dati necessari a sapere chi siamo e cosa facciamo. Ci sono un’infinità di pubblicazioni e libri in materia. Rimane “riservata” solo la questione dei riti, perché sono attività ricche di simbologia che chi non capisce troverebbe molto bizzarre. Ma d’altra parte lo stesso varrebbe per qualsiasi associazione: il fatto che poi un nostro confratello si esponga di più o di meno a proposito della sua appartenenza è un fattore del tutto personale. Non avrebbe senso fare gli eroi, laddove si è spesso ancora malvisti, così come non ha senso nascondersi visto che non si fa nulla di male. Detto con una battuta: la massoneria è il contrario dell’AIDS, se la conosci non la eviti.

Se le chiedessimo di definire la “massoneria” allora, che definizione darebbe?

Citerei Mario Calvino, il padre di Italo, che disse: la massoneria è una società di persone che cercano di fare del bene e che tutelano il libero pensiero. La trovo assolutamente esaustiva, efficace e profonda. Fratelli di Torino costruiscono un tempio interiore di conoscenza che prosegue, esternamente, nel mondo: le faccio il caso di un altro nostro gran maestro onorario, Eugenio Boccardo, che è il rettore dell’Università Popolare, ricca di offerta formativa e anche di corsi di lingua italiana per stranieri, di cui oggi c’è molto bisogno.

stefano bisi massoneriaCi ha parlato dei rapporti con la chiesa, ma ci sono anche forze politiche che vorrebbero l’abolizione della massoneria per legge. A loro cosa risponderebbe?

Noi ragioniamo con la nostra testa e l’atteggiamento di molti partiti è cambiato col tempo. Non siamo una “società segreta” per cui anche i soggetti politici si rendono conto che non facciamo nulla di male. In fondo, le tensioni causate al tempo della P2 sono superate e non erano neanche responsabilità nostra, e storicamente chi ci ha veramente combattuto sono stati solo i regimi totalitari, a cui ovviamente non piace chi professa il libero pensiero. Diciamo che risponderei che è necessario avvicinarsi alla nostra realtà senza pregiudizi, e allora la si potrà apprezzare o no, perché come in ogni consesso umano ci sono individualità diverse, ma non più fraintenderla a priori.

Nessuna cospirazione, insomma…

Nella cerimonia dell’ingresso si giura anche sulla Costituzione Italiana e c’è sempre sia una bandiera tricolore che una bandiera dell’Unione Europea. Direi che chi pensa a noi come dei cospiratori sia decisamente fuori strada…

Dopo la piacevole chiacchierata siamo stati condotti nello spazio di confronto, chiamato “Tempio”, dove la simbologia si mescola ad ogni elemento architettonico. All’uscita ringraziamo e torniamo sotto i portici, mentre poco più in là continua insistentemente a piovere: anche oggi, per noi, un confronto interessante e un po’ di ignoranza in meno.

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