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Intervista a Stefano Guerrini

Creato il 09 ottobre 2011 da Ilbicchierediverso

 

Intervista a Stefano Guerrini
Stefano Guerrini, alias Le Pillole di Stefano, è un nostro collega di GQITALIA, ci siamo incrociati durante alcune sfilate in cui siamo incappati per caso e spinti dalla curiosità su alcuni nuovi tessuti e il loro utilizzo. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere molto interessanti abbiamo avuto l’idea di intervistarlo per parlare di moda, eterno nodo gordiano su cui molti si prendono per i capelli, e sul mondo che gira attorno ad essa. Tra domande comuni e meno a voi Stefano…

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Stefano Guerrini: un nome o un perché?

Iniziamo bene! Ma che domanda è?! Allora, considera che mia sorella volle per me fortemente il nome Stefano, che a parte la traduzione letterale, cioè incoronato, significa ‘curioso di tutto e di tutti’. Direi che il nome è quello giusto, in alternativa c’era Gianluca, che per carità è carino, ma quando mi guardo allo specchio io non vedo un Gianluca, vedo Stefano! Poi c’è Guerrini, un mio amico mi chiama Little War, il fatto che io stia sempre a brontolare e a lamentarmi (ognuno ha i suoi difetti, io ho questo e la perfezione annoia!), secondo me ci sta con il cognome. Però sono un pacifista, una bilancia che cerca sempre un equilibrio e un ex obiettore per cui le mie guerre sono sempre molto piccine e poco bellicose.


Come arrivi alla moda?

È una storia lunga. Quando mi iscrissi all’Università, secoli or sono, non mi era assolutamente chiaro cosa volessi fare nella vita e scelsi quello che mi ero ripetuto in tutta la mia vita. Studi non facili e la moda divenne una valvola di sfogo, il sogno, la fuga dalla realtà. Fuggivo a Milano durante le sfilate e mi intrufolavo in fiera, guardavo le sfilate da imbucato, inseguivo le modelle, ero il classico fan che accanto agli studi ufficiali, studiava la moda x conto suo, le modelle, gli stilisti, non avevano misteri per me. Finita l’Università e durante il servizio Civile, grazie anche al suggerimento di amici che capivano la passione che ‘ardeva’ dentro di me, ho iniziato a fare dei piccoli passi. Qualche giornale locale, qualche collaborazione con A.N.GE.L.O., il nome più importante del vintage in Italia, che è a 5 minuti da casa mia, poi pian piano la passione è diventata una realtà professionale. Prima il lavoro con la rivista indipendente L@bel come caporedattore moda, la piccola collaborazione con Donna e così via.


Quanto è difficile saperne di moda oggi?

Tantissimo e pochissimo. Nel senso che abbiamo la fortuna di essere sottoposti a molti input grazie ad internet e se vuoi una informazione la trovi al volo. Quando ero ragazzino io leggevo libri, giornali, era un work in progress che necessitava di molto tempo. Come dico sempre agli studenti, perché negli anni sono diventato anche docente, molto di quello che so io l’ho imparato da solo grazie alla curiosità. La naturale propensione per il link: amavo i Duran Duran, leggevo che erano usciti a cena con Warhol a New York e cercavo tutto su Warhol, vedevo una foto di Madonna ad una festa con Keith Haring e ‘dovevo’ scoprire chi era questo Keith Haring. Ora è più facile. Ma quello che è la fortuna, cioè la democratizzazione del web, la velocità, la pienezza di contenuti, è anche il suo limite, non c’è spesso modo di selezionare con criterio, di scegliere bene e di far sedimentare, crescere dentro di noi quelle informazioni. Tutto è veloce, ma lo è anche la nostra attenzione, che diventa un esercizio superficiale, troppo ‘invasa’ e attaccata da milioni di info. Questo vale ancora di più sulla moda, i cui trend sono velocissimi, dove quello che vedi ora è già vecchio fra dieci minuti e sul web ancora di più.


Intervista a Stefano Guerrini
L’uomo della strada e la moda?

Anni fa intervistai Benedetta Barzini, personaggio che adoro, che mi disse che a suo avviso se ci mettiamo in metropolitana ora ad osservare la gente, vediamo le stesse cose che potevamo vedere trent’anni fa. In effetti a parte cambiamenti marginali, forse è vero che negli ultimi 40 anni noi non abbiamo modificato nulla nel quotidiano modo di abbigliarsi. Quindi l’uomo della strada continua a vestirsi così da decenni e delle creazioni meravigliose di McQueen o delle eccentricità di certe passerelle gliene frega poco. Però sono un acceso sostenitore di quello che dice Miranda Priestly ne ‘Il diavolo veste Prada’ ad una assistente che ride su due cinture apparentemente simili. Non so se ricordi la scena. La moda annusa cambiamenti, forse non inventa nulla, ma registra più velocemente di altri lo spirito dei tempi, nel farlo propone tendenze che poi la gente che dice di ‘non seguire le mode’ coglierà a modo suo, magari sostenendo che la moda è solo per i ricchi. Durante le ultime sfilate un taxista ha provato a dirmi che la moda non ha senso e che lui non segue le mode, peccato che avesse addosso la polo di un noto brand e non penso che quella gli fosse piovuta dal cielo direttamente sul corpo.


Cosa sono l’eleganza e la moda oggi?

La moda è un mondo che può a volte apparire come un circo, un universo parallelo con regole sue, in realtà è fatta di persone serie, che lavorano molto, che studiano molto. Nella moda confluisce un know how di livello altissimo, dove si contano anche realtà manifatturiere e artigianali, senza dimenticare tradizioni, che sopravvivono grazie alla moda. Il preconcetto che chi lavora nella moda sta a pettinare bambole mi fa sempre un filo innervosire. L’eleganza? Trovare un guardaroba che ti rappresenti, che sia in sintonia con quello che sei tu. Non esistono regole precise, ognuno ha le sue. Rispolverando concetti espressi prima di me da persone ben più importanti, dalla Vreeland a Carmel Snow, a volte trovo più interessante il cattivo gusto che il buon gusto e l’elegante chi riesce anche ad osare un po’. Il bon ton e il minimale non fanno per me, ma su altri stanno benissimo, le eccentricità di Grace Jones non mi potete dire che non erano eleganti, ma non tutti le porterebbero come lei. Comunque sorriso ed educazione sono due buoni punti di partenza per essere eleganti!


La moda non sta esagerando in alcuni capi e accostamenti?

Nella moda c’è di tutto, dal minimale al massimale, non esiste il bianco e il nero e basta, ma tante cromie diverse. Non dimentichiamoci che esistono designer che creano pensando a questo mondo e altri che pensano a come la nostra realtà potrebbe essere. La moda può essere anche sogno. Viktor & Rolf hanno sostenuto che in un’epoca come la nostra è loro dovere provare a regalare al mondo il bello, questa missione perché non può passare attraverso anche all’eccentricità o ad accostamenti bizzarri. Poi, anche questo va ricordato, quello che c’è sulla passerella non necessariamente corrisponde a quello che vedi in giro.


Non siamo tutti troppo uguali a causa della moda?

Non siamo forse incapaci di affrontare la moda in maniera più critica? La moda propone, ma è la nostra personalità che deve interpretare, analizzare, criticare. Ragioniamo con la nostra testa. Non è che la moda sia un pifferaio magico in grado di incantare chiunque, forse dobbiamo ragionare di più su modelli estetici che ci vengono imposti da altri settori (la tv? Una certa politica e il suo corollario di scandali?), ragionare sul fatto che spesso la nostra società non apprezza e osteggia proprio i pensatori autonomi. Il branco si definisce tale proprio perché esclude, il diverso non piace, anche quando si parla di stile! Poi permettimi, sono un filo stanco di queste colpe date alla moda, ci dimentichiamo che se il Made in Italy nel mondo ha ancora senso è grazie alle bellezze dell’Italia (che non salvaguardiamo) al turismo (che non tuteliamo), alla cultura (che non viene supportata economicamente) e alla moda (considerata sempre arte minore e costantemente da criticare!?).


Si parla di innovazione ma si pesca dal passato come mai? E quando finirà il conteiner di un tempo cosa faremo?

Antonio Berardi, stilista che ho intervistato un paio di volte, rispondendo ad una mia domanda mi disse che secondo lui oggi i designer sono quasi più stylist, cioè nulla si crea di veramente nuovo, cambia solo come lo mettiamo (io aggiungerei anche chi lo mette, i tessuti in cui lo produciamo -perché la tecnologia lavora molto su questo settore- etc.etc). Di fatto fino a quando non ci sarà un grande sconvolgimento nella società, non cambieremo modo di abbigliarsi, cambieranno solo dei trend passeggeri, che spesso vanno a ripescare dal passato, perché il passato è una grandissima fonte di ispirazione. Quando finirà? Forse saranno arrivati gli UFO e ci avranno imposto di andare in giro nudi, forse avremmo deciso che le tute di Star Trek con dei piccoli simboli sul petto a declamare il tuo ruolo andranno bene e così via, forse un’era post atomica ci ridurrà in stracci, o la scienza ci farà spuntare un terzo arto superiore o inferiore dando altri spunti al modo di abbigliarsi … chissà …

Sul tuo blog si trova…
Il blog si chiama lepilloledistefano, per cui partiamo dal presupposto che ci metto quello che mi piace. A volte foto che faccio io, interviste a personaggi emergenti, notizie che trovo sul web e che lego al mio vissuto, ci sono gli In&Out o la Tracklist di personaggi che ritengo cool e così via. È il mio mondo. Quello non di un ragazzino, non di una ragazza che si fotografa i look, ma quello di una persona che, con una visione se vuoi un filo provinciale e ruspante, sono romagnolo e non amo molto la ‘vita da bere’ della grande città, dicevo di una persona che lavora in questo settore ormai da una decina d’anni, analizzandolo dal punto di vista di un insider, con l’attitudine da outsider, che crede molto nelle nuove realtà, nell’indipendente, nei giovani (non necessariamente inteso come età anagrafica, ma come ‘freschezza’ di testa).

Lo stilista imprescindibile e quello biodegradabile.

Biodegradabile? Dai no, perché? Ci sono nomi che sarebbe troppo facile dire e non mi piace il gioco della torre, al quale immancabilmente io risponderei che fra due da scegliere butterei giù me, così faccio prima. Diciamo che sono un ottimista e quando vedo una sfilata brutta, spero sempre di trovare qualcosa di bello in quella della stagione successiva … faccio meno fatica a dichiarare il mio amore per McQueen, per Nicolas Ghesquière e per Stefano Pilati, la mia totale devozione a Miuccia Prada, che se mi chiama domani a pulire i pavimenti, schiena acciaccata permettendo io vado, e l’amore per Marni. E il tifo che faccio per molti giovani. Credo nel talento di Fabrizio Talia, di Gianni Serra, degli A-Lab Milano, i Co|Te sono pazzeschi, Il Sistema degli Oggetti pure, Daniele Carlotta ha una collezione davvero seducente e bella, i Leit Motiv sono bravissimi, adoro i cappelli di Federica Moretti e la ricerca degli 1.Dark Level e sicuramente starò dimenticando tanti nomi. E guarda, una delle collezioni più interessanti, nuova, delle ultime sfilate è stata secondo me quella di Silvio Betterelli.


Intervista a Stefano Guerrini
Domanda qualunquista : Ma ‘sti modelli e ‘ste modelle sono davvero felici?

E dai! Che banalità. Partiamo dal presupposto che essendo io una taglia plus size, adoro uomini e donne con i rotolini, che esprimano serenità dal volto e un corpo non distonico. Detto questo però potrei chiederti: ma un minatore è felice o no? E un uomo in carriera, strizzato in cravatte improponibili, sempre ad urlare al suo cellulare su un freccia rossa pieno di gente lo è? Non amo le generalizzazioni, è vero che la moda impone ai modelli ritmi di vita assurdi e a volte alcuni ne soffrono, manifestando tutta una serie di problematiche, però –E NON CONSIDERARMI POCO SPIRITOSO- se ci guardiamo attorno di problemi ce ne sono molti, di ben più seri. Se invece entriamo nel discorso di quanto la moda sia responsabile del fatto che ragazzi e ragazze si ispirano a delle tipologie fisiche non sempre consone, allora entriamo in un territorio complesso, che non è il mio, ma nel quale io sottolineo sempre il ruolo di famiglia, scuola, società, prima di dare colpe alla moda, interroghiamoci su come stanno andando le cose in altri settori. E ribadisco è solo un’opinione.


Un giorno vorresti essere…

Sereno? Non lo sarò mai! Importante? Non mi interessa granché. In passato sostenevo che mi sarebbe bastato continuare a lavorare nel mondo dell’editoria indipendente e del web, magari mettendo un piccolo piedino nel mondo mainstream. Le cose cambiano, questo periodo per me è un filo complesso e adesso faccio fatica ad esprimere un desiderio simile. Diciamo che è sempre un grande onore quando la gente ti concede attenzione e tiene in considerazione le tue parole e quello che proponi col tuo lavoro. Continuare a godere di questo è già grandissimo, per uno che continua a vedersi come il nerd che era al liceo!

 

Foto dall’alto: Andrea Ferrato, Andrea Ferrato, Gianluca Mazza

 


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